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Visivo.

Relativo alla vista e alla capacità di visione, in riferimento all'ambito organico e funzionale. ║ Organo v.: l'occhio. ║ Campo v.: spazio entro il quale l'occhio o un apparecchio ottico sono in grado rispettivamente di distinguere o inquadrare gli oggetti. • Anat. - Apparato v.: insieme delle strutture anatomiche deputate a ricevere l'energia luminosa, a trasformarla in energia chimica e poi in impulsi nervosi che vengono trasmessi al sistema nervoso centrale per l'elaborazione, secondo una precisa organizzazione spaziale che permette la collocazione topografica delle fonti luminose. Nei vari organismi, questo apparato può presentarsi in forme più o meno complesse: consistere cioè di semplici cellule sensoriali o articolarsi in una serie di organi assai strutturati. Ad esempio, le meduse e alcuni anellidi sono provvisti solo di cellule sensoriali sensibili alla luce, mentre insetti e crostacei utilizzano complessi occhi multipli, detti ommatidi (ogni singolo ommatidio è anatomicamente e fisiologicamente un occhio a sé), che consentono la visione multidirezionale: l'immagine finale è il risultato dei contemporanei segnali luminosi raccolti dai singoli ommatidi. Tra i vari gruppi di vertebrati, a differenza di quanto accade per altri apparati, si rileva una sostanziale omogeneità dell'apparato v.: esso è pari e simmetrico, costituito dall'occhio (bulbo oculare), da un dispositivo muscolare, da una struttura di protezione, da fibre nervose che trasmettono gli impulsi da elaborare. Carnivori e primati sono dotati di occhi frontali, grazie a cui è possibile una visione dell'orizzonte per un arco di 180° mentre gli uccelli hanno occhi laterali che rendono possibile una visione di 360°. Nell'uomo, l'apparato v. consente anche la percezione dei colori, legati alla diversa lunghezza d'onda della luce emessa dalla superficie degli oggetti. • Arte - Arti v.: locuzione indicante, in senso generico, tutte le manifestazioni artistiche la cui fruizione è legata alla vista. In particolare, si definiscono come arti v. le esperienze del XX secolo, che si caratterizzano per l'uso di una vasta gamma di materiali e procedimenti che difficilmente sarebbe possibile includere nell'ambito delle arti plastiche (scultura) o figurative (pittura), come ad esempio la fotografia. • Lett. - Poesia v.: si definisce tale la ricerca poetica che coniuga al significato letterale delle parole un ulteriore messaggio, trasmesso mediante la forma v. assunta dal testo scritto. Primi esempi di poesia v. furono senza dubbio i carmi figurati di epoca classica (tali perché con la diversa lunghezza dei versi si disegnava il profilo di un animale o di un oggetto), cui seguirono analoghi componimenti in età medioevale e barocca. Una vera e propria sperimentazione del genere si realizzò tuttavia a partire dalla fine del XIX secolo e nell'epoca delle cosiddette avanguardie storiche: si ricordino i Calligrammes di Apollinaire e le creazioni futuriste, che diedero grande rilievo all'aspetto tipografico delle poesie (corpo dei caratteri, grassetti, corsivi, orientamento e disposizione delle lettere, centratura, ecc.). La poesia v. ha poi avuto spazio, insieme ad altre opzioni affini (lettrismo, poesia concreta, poesia tecnologica, ecc.), nell'ambito delle neoavanguardie.