Capo lusitano. Pastore e cacciatore, sfuggì al
massacro dei suoi compatrioti, ordinato da Sulpicio Galba (151 a.C.). Riuniti
numerosi seguaci, che lo acclamarono capo, mosse ai Romani una guerriglia (149
a.C.) che sortì il risultato di respingere le truppe di C. Vetilio nella
vallata del
Baetis, arrivando al dominio del Paese. Dopo altre vittorie
venne sconfitto (145 a.C.) dal console Quinto Fabio Massimo Emiliano, che nel
frattempo si era aggiudicato due nuove legioni. Nonostante lo smacco,
V.
riuscì a organizzare una sollevazione dei Celtiberi con i quali
batté in seguito le truppe di Quinto Fabio Massimo Serviliano il quale,
nel 142 a.C., si vide costretto a un accordo di pace non riconosciuto dal Senato
e dal console Gneo Servilio Cepione (141 a.C.). Questi riuscì anzi a
convincere alcuni seguaci di
V. a ribellarglisi e tre di essi a ucciderlo
nel sonno: per questo suo gesto, però, Cepione fu privato del diritto al
trionfo (m. 139 a.C.).