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Viola.

Mus. - Strumento musicale cordofono ad arco, modernamente a quattro corde intonate per quinte (do-sol-re-la), appartenente alla famiglia del violino, del violoncello e del contrabbasso, di cui costituisce l'elemento più antico, risalendo, in forme diverse, al IX sec.; la sua estensione fonica si colloca tra il violino e il violoncello. • Encicl. - La v. antica, solitamente dotata di sei corde, nacque dall'evoluzione di strumenti ad arco medioevali, quali la ribeca e la viella. Nei secc. XV-XVIII la famiglia degli strumenti ad arco si suddivideva in v. da braccio e v. da gamba, a seconda delle dimensioni e della posizione in cui i diversi elementi venivano tenuti dall'esecutore. Il primo gruppo, composto da strumenti imbracciati alla maniera del violino (v. soprano o violetta, v. contralto), costituiva il registro acuto della famiglia delle v.; le v. da gamba (v. tenore, basso di v., violone o arciviola contrabbassa), tenute tra le ginocchia o appoggiate su uno sgabello o a terra, rappresentavano invece lo sviluppo del suono grave della famiglia. Tuttavia, già a partire dal Seicento si assistette, soprattutto in Italia, al declino delle v. da braccio e da gamba, sostituite da tre elementi più estesi (violino, viola e violoncello), in grado, da soli, di coprire tutti i registri. In Inghilterra e in Francia i due gruppi sopravvissero più a lungo, legandosi a prassi musicali particolari. Tra gli altri tipi di v. antiche, si possono inoltre ricordare: la v. bastarda, v. da gamba di dimensioni intermedie tra il basso di v. e la v. tenore, nata in Italia alla fine del XVI sec. e caduta in disuso nel corso del XVIII sec.; la v. d'amore (inventata probabilmente in Inghilterra alla metà del XVII sec., e sopravvissuta fino al XX sec.), caratterizzata da un timbro molto dolce e composta da un numero variabile di corde di risonanza (poste sotto alle normali corde di budello), per la quale composero concerti e sonate, tra gli altri, A.M. Ariosti e A. Vivaldi nel XVIII sec. e P. Hindemith nel XX sec.; la v. di bordone (v. di fagotto o v. di baritono), munita di corde di risonanza che potevano essere pizzicate con il pollice sinistro, la quale, nonostante la sua costruzione complessa e la sua mole voluminosa, trovò largo impiego soprattutto in Germania fino al XIX sec.; la v. pomposa, a cinque corde, costruita dal liutaio tedesco J. Hoffmann nel XVIII sec. La v. moderna, simile per forma, costruzione e tecnica di impugnatura al violino, rispetto a quest'ultimo ha dimensioni leggermente maggiori. A lungo relegata a una funzione subalterna rispetto al violino, trovò la sua piena valorizzazione nel XIX sec., nella pratica strumentale da camera e nella sinfonica, soprattutto in Germania. Fra le poche e più significative composizioni solistiche per v. di autori classici e romantici si ricordano: la Sinfonia concertante per violino, v. e orchestra di W.A. Mozart; i concerti di A. Rolla; i poemi sinfonici Aroldo in Italia di H. Berlioz e Don Chisciotte di R. Strauss. L'interesse per la v. solista si intensificò nel Novecento per merito di alcuni grandi interpreti, tra i quali lo stesso Hindemith che dedicò allo strumento brani che eseguiva personalmente in concerto.