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Vino.

Prodotto della fermentazione alcolica di mosti ricavati esclusivamente da uve fresche e leggermente appassite, con o senza la presenza delle vinacce: un bicchiere di v. (V. OLTRE). ║ Dire pane al pane e v. al v.: parlare con assoluta franchezza. ║ Spirito di v.: nome dato agli alchimisti all'alcool etilico, in quanto ottenuto per distillazione del vino. ║ Per estens. - Denominazione attribuita alle bevande alcoliche ottenute per fermentazione: v. di sambuco. • Enol. - Con riferimento al colore il v. si distingue in bianco, rosso (o nero), rosato (o rosatello), chiaretto. In relazione alla data di produzione, si ha, invece, il v. nuovo (il vino di fattura recente) e il v. vecchio (il vino di uno o più anni). Con riferimento alle caratteristiche organolettiche e alle modalità di consumo si hanno, poi: il v. da pasto (v. adatto a essere consumato durante i pasti); v. da taglio (particolarmente ricco di alcool e materie coloranti, impiegato il più delle volte per correggere e rinforzare vini deboli, aspri o scolorati); v. speciali (consumati o a fine pasto o fuori pasto, quasi come liquori); v. cotti (preparati concentrando il mosto mediante l'ebollizione); v. passiti (prodotti esclusivamente con uve lasciate appassire). Esistono, poi, i v. tipici, espressione generica utilizzata per indicare v. la cui produzione è soggetta a tutela legislativa (L. 12-2-1992, n. 164): si distinguono v. di denominazione controllata e garantita (DOCG), v. di denominazione controllata (DOC) e v. con indicazioni geografiche tipiche (IGT). Nel linguaggio comune, le varie qualità di vino si distinguono per lo più indicando il luogo di origine (v. di Barolo, di Capri, dei Castelli Romani, del Chianti, delle Cinque Terre). ║ Le operazioni enotecniche per la fabbricazione del v. iniziano con la vendemmia. Seguono la pigiatura, che viene effettuata con macchine apposite (pigiatrici) o con torchi continui nei grandi stabilimenti e la fermentazione, che avviene in recipienti di legno o di cemento armato rivestito di vetro, situati in un locale apposito detto tinaia, e che prevede l'impiego di tutte o solo di una parte delle vinacce (eccezion fatta per alcuni v. bianchi la cui fermentazione avviene in bianco). È comune l'aggiunta di fermenti selezionati al mosto, per accelerare il processo, diminuendo le perdite di alcool ed evitando lo sviluppo di microrganismi dannosi. Anche prima della fermentazione si procede, peraltro, a correggere eventuali deficienze di composizione del mosto: così, ad esempio, l'eccesso di acidità si neutralizza con carbonato di calcio, il difetto si compensa con acido tartarico. Se la fermentazione è spinta fino al termine, al momento della vinatura si ottiene v. già asciutto, o quasi, mentre se viene interrotta anticipatamente, si ricava mosto-v., la cui fermentazione deve continuare in altri vasi. Il v. passa quindi nella cantina di elaborazione, dove riceve i trattamenti necessari per renderlo atto al consumo o all'invecchiamento.