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Villanoviano.

(dal nome del centro di Villanova, presso Bologna). Denominazione convenzionale per la facies archeologica della prima Età del Ferro caratterizzata dalla prevalenza del rituale funerario dell'incinerazione. Il nome deriva dal centro a 8 km da Bologna dove nel 1853 G. Gozzadini scoprì il primo gruppo di tombe riconducibili a questa cultura; studi successivi individuarono due grandi aree di diffusione del v., una appunto nel bolognese, una seconda nella fascia tirrenica. Nuclei v. furono scoperti anche in Romagna (Verrucchio), Marche (Fermo) e Campania (Capua, Salernitano e Vallo di Diano). La civiltà villanoviana si affermò a partire dal X sec. a.C. Nella sua fase più antica (900-820 a.C.), si caratterizzò per il largo impiego dell'incinerazione, delle tombe a pozzetto, di vasi cinerari biconici con decorazione incisa o di urne fittili, di corredi piuttosto sobri. Nella fase successiva (820-760 a.C.), si diffusero l'inumazione e le tombe a fossa, mentre i corredi diventarono più ricchi; da un punto di vista socio-economico è attestata in questo periodo una prima apertura con aree culturali esterne. Con il v. recente (770-720 a.C.) furono stabiliti contatti con il mondo greco e orientale e ciò determinò l'importazione di nuovi prodotti, l'apprendimento di nuove tecniche e l'introduzione di nuovi motivi decorativi; l'inumazione divenne prevalente sull'incinerazione e i corredi funebri si arricchirono di oggetti legati alle pratiche guerresche.