Regista cinematografico francese. Figlio
dell'anarchico E.-B. de Vigo, noto con lo pseudonimo di
Miguel Almereyda,
nel 1917, dopo la morte in carcere del padre, venne inviato in un collegio nel
Sud della Francia dove rimase fino all'età di 19 anni (l'esperienza
fortemente negativa sarebbe servita a
V. quale spunto per il suo
Zéro de conduite). Trasferitosi a Parigi per studiare Lettere,
V. iniziò a frequentare gli ambienti surrealisti, entrando in
contatto soprattutto con i cineasti e con D. Vertov in particolare. Legatosi di
profonda amicizia con il fratello di Vertov, il fotografo Boris Kaufman,
iniziò con lui (e con la moglie "Lydou", Elisabeth Lozinska)
l'avventura cinematografica realizzando in proprio il cortometraggio
documentaristico
A propos de Nice (1930) che, grazie ad abili interventi
di montaggio, si trasformò in un'aperta e pesante satira contro la
vacuità della società mondana che affollava la città. Nel
1931 girò
Taris ou la natation, cortometraggio, di notevole pregio
stilistico, sulla vita del nuotatore francese Jean Taris, seguito, nel 1933, dal
già citato mediometraggio
Zéro de conduite: in esso
V. propose, con tecniche di ripresa tipiche del cinema d'avanguardia (ad
esempio l'uso del rallentato) un'analisi del problema dell'educazione scolastica
vista polemicamente attraverso gli occhi di un gruppo di ragazzini: il film,
amaro e crudele, non poté essere proiettato prima della fine della
seconda guerra mondiale. Già minato dalla tubercolosi,
V.
iniziò quello che sarebbe divenuto il suo capolavoro, il lungometraggio
L'Atalante (1934), apparso anche, pesantemente rimaneggiato, come
Le
chaland qui passe: storia d'amore dolce e disperata, appassionata e
delicata, è una capolavoro lirico girato con sensibilità e
ispirazione surrealista (soprattutto nell'uso delle luci) e terminato dal
regista pochi giorni prima di morire (Parigi 1905-1934).