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Vigìlia.

(dal latino vigilia: veglia). Lett. - Veglia, notte trascorsa senza dormire. ║ V. o veglia d'armi: nella cavalleria, la veglia del cavaliere prima della sua vestizione. ║ Il giorno (in origine la notte) che precede una solennità religiosa, dedicato a preparativi rituali (riti di purificazione, digiuno e altre astinenze o, eventualmente, anche veri riti introduttori) e spirituali (meditazione, preghiera) alla celebrazione della festa stessa. In particolare, la penitenza che si fa nei giorni di v., consistente appunto nel digiuno o nel mangiare di magro: osservare la v. Spesso però la v. diventa un'anticipazione della festa stessa, con i caratteri gioiosi di essa (banchetti, scambio di doni, ecc.): la v. di Natale. ║ Per estens. - Il giorno, o più genericamente il tempo che precede un certo avvenimento: ormai siamo alla v. degli esami. • St. delle rel. - La più antica forma di v. della liturgia cristiana è probabilmente la v. domenicale, che precedeva il rito eucaristico notturno, poi anticipata al giorno precedente. Altre v. notturne erano quelle che precedevano le grandi solennità (Pasqua, Pentecoste, Natale). Era chiamata v. anche la notte che i monaci trascorrevano recitando orazioni in forma salmodica. Il Concilio Vaticano II ha modificato il senso della v., sopprimendone i connessi obblighi di digiuno e astinenza. • St. - Nell'antica Roma, il turno di guardia notturno delle sentinelle. Ognuna della quattro vigiliae durava tre ore ed era svolta da una squadra di quattro uomini.