Tecn. - Struttura mista (parte vetrosa e
parte cristallina) che unisce i vantaggi dei manufatti vetrosi a quelli dei
ceramici. La produzione di
v. segue, dallo stato liquido, le fasi della
lavorazione vetraria, assumendo, dopo raffreddamento, un aspetto vetroso; un
trattamento termico provoca poi una devetrificazione controllata, determinata
dall'aggiunta di alcuni agenti di nucleazione (oro, rame, argento, anidride
fosforica, biossido di titanio, ecc.) che precipitano in forma di cristalli
submicroscopici al momento del raffreddamento. I mutamenti della forma
cristallina avvengono parimenti dopo processi termici, che generano un
ingrossamento dei germi di cristallizzazione; la fase cristallina che si
sviluppa è in funzione della composizione del vetro e costituisce le
proprietà conclusive del prodotto. Le
v., sia opaline sia
trasparenti, sono largamente utilizzate in campo meccanico (valvole, tubazioni,
scambiatori di calore, ecc.), elettrico (isolanti, componenti per
microcircuiti), ottico (parti di telescopi, elementi di laser), civile (pentole,
stoviglie, piani di cottura, ecc.), medico (protesi, denti artificiali).