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Veterinària.

Scienza medica finalizzata in primo luogo a studiare e a curare le malattie degli animali, ma anche a risolvere i problemi biologici, sanitari e igienici correlati all'allevamento degli animali stessi e alla loro utilizzazione, anche a scopo alimentare. Oggigiorno ai medici veterinari che escono dalle facoltà universitarie si presentano diverse possibilità: possono dedicarsi alla cura dei piccoli e grandi animali esercitando un'attività pratica di tipo clinico, chirurgico, ostetrico, presso studi privati o veri e propri centri ospedalieri dotati di apparecchiature diagnostiche e terapeutiche d'avanguardia, oppure svolgere funzioni correlate alla salvaguardia della salute dell'uomo e dell'ambiente. In questo senso le possibilità sono rappresentate dallo studio delle interazioni tra la patologia animale e quella umana (zoonosi) o dal controllo degli alimenti di origine animale. Quest'ultimo, in particolare, viene attuato mediante la verifica del grado di igiene dei processi di preparazione, trasformazione, conservazione e trasporto dei cibi stessi e attraverso un'accurata analisi chimica, tossicologica e microbiologica degli alimenti freschi e di quelli conservati, al fine di evitare rischi sanitari connessi alla possibile contaminazione dei prodotti di origine animale da parte di sostanze quali ormoni, antibiotici, agenti patogeni, ecc. A livello industriale il ruolo dei veterinari è legato al monitoraggio dello stato di salute degli animali e al controllo dell'applicazione delle norme igienico-sanitarie in vigore, soprattutto in seguito alla constatazione che alcune patologie del bestiame sono spesso correlate ai mangimi industriali (si veda ad esempio il caso, assai attuale, dell'encefalopatia spongiforme bovina, più nota come morbo della mucca pazza) e al tipo di vita cui questi animali sono costretti. Altrettanto sentite sono l'attenzione rivolta allo sviluppo di allevamenti più compatibili con l'ambiente e l'applicazione di una rigorosa politica di prevenzione. • Encicl. - I primi documenti scritti riguardanti le norme relative all'allevamento, alla vendita e al nolo degli animali domestici risalgono alla civiltà babilonese. Di epoca egizia sono alcuni trattati sulle malattie degli animali. I documenti risalenti alla civiltà ebraica, tra i quali interessanti prescrizioni religiose (contenute sia nella Bibbia che nel Talmud) di carattere igienico-sanitario, riguardano il controllo delle carni e contengono nozioni di anatomia e di patologia animale. Testimonianze dell'esercizio della v. sono reperibili già alcuni secoli a.C. in India, ove questa attività era tenuta in alta considerazione anche in relazione alla sacralità di alcuni animali come vacche e scimmie, in Cina e nella civiltà persiana. Il vero impulso sul piano dottrinale si ebbe solo presso i Greci che, spinti da esigenze belliche ed economiche, introdussero l'indirizzo sperimentale: Ippocrate, considerato da molti il vero fondatore della v., rivolse la sua attenzione alle malattie degli animali, come per esempio l'epilessia delle capre e delle pecore, le lussazioni degli arti, le malattie polmonari e la febbre dei buoi e di altri animali; dopo di lui, Aristotele sottolineò l'importanza della patologia comparata e, nella sua Historia animalium, riportò i risultati dei suoi studi anatomici e patologici e suggerì alcuni provvedimenti chirurgici quali la cauterizzazione, l'emostasi col fuoco e la sutura. Nella civiltà romana le conoscenze raggiunte in campo anatomico resero possibile l'applicazione di un'attenta politica di prevenzione: le visite sanitarie alle carni destinate alla vendita diventarono obbligatorie. Erano attive e operanti vere e proprie istituzioni igienico-sanitarie guidate da un praefectus, e, nell'epoca neroniana, vennero costruiti i primi macelli annessi ai mercati. Tra gli autori più illustri che si occuparono dell'argomento vi furono Columella, Plinio il Vecchio, Galeno, Quinto Gargilio Marziale, e, tra gli ippiatri che operarono a partire dal IV secolo d.C., Palladio e Vegezio. Con la sola eccezione della civiltà araba, orientata soprattutto agli studi sui cavalli, nel periodo che va dal VII al XIII sec., Medioevo compreso, la v. subì una lunga battuta d'arresto che terminò soltanto nel XVI sec. col fiorire del Rinascimento, durante il quale sia la medicina umana sia quella animale, grazie ai notevoli progressi in campo anatomico, fisiologico e patologico, andarono incontro a un grande sviluppo. La v. tornò ad assumere un indirizzo scientifico grazie ai contributi di insigni studiosi quali il francese Philippe Lafosse, l'italiano Francesco Bonsi e Claudio Bourgelat, considerato l'iniziatore della v. come scienza, e alla fondazione, in Italia e in Francia, delle prime Scuole di v., come quella di Lione, di Alfort (Parigi), di Torino (1769), e via via delle altre.