(dal latino
versus: fila, riga, verso). In una
composizione poetica, raggruppamento di parole caratterizzato da una struttura
metrica e da un disegno ritmico; unità ritmica:
v.
tronco.
║ Al plurale, composizione poetica, insieme delle composizioni poetiche di
un autore:
i v.
di Leopardi sono molto amati. ║ Grido, suono
emesso da un animale, che varia in relazione alla specie, all'età, alle
condizioni fisiche dell'animale, al comportamento cui è legato:
il
v.
della cicala. ║ Suono inarticolato, grido, prodotto da un
uomo:
insieme alle parole gli uscì un v.
di stupore.
║ Per estens. - Atto non verbale, atteggiamento del corpo, gesto,
movimento, particolarmente espressivo, tipico di un individuo o di una
situazione:
quando è agitato fa un sacco di v. ║ Smorfia,
atteggiamento del viso:
li fissò con un v.
di scherno.
║ Direzione, senso:
per raggiungere la stazione dovete procedere nel
v.
opposto. ║ Per estens. - Orientamento dei peli degli
animali, delle fibre del legno, ecc.:
il v.
del velluto. ║
Modo, maniera, metodo di fare una cosa:
bisogna trovare il v.
di farlo
ragionare. ║
Fare o
rifare il v.
a qualcuno:
imitare i gesti, il modo di parlare di qualcuno, per burlarlo o suscitare
ilarità. ║
Prendere qualcuno per il suo v.: saperlo trattare
nel modo più adatto al suo carattere e al suo umore, in modo tale da non
suscitare reazioni negative. ║
Prendere una cosa per il suo v.,
nel giusto v.: accettarla con atteggiamento ottimista, cercandone i lati
migliori. ║
Cosa,
affare che procede per il suo v.,
per il giusto v.: che procede bene, senza contrattempi o intoppi. ║
Non esserci v.
di: non esserci modo, non riuscire:
non
c'è stato v.
di fargli comprendere le nostre ragioni. ║
Per un v.: da una parte, da un lato, da un certo punto di vista:
chi
per un v.,
chi per un altro si sono comportati tutti male. ║
Per ogni v.: in ogni modo, da ogni punto di vista. • Lit. - Il
termine
v. (o
versetto) indica nella liturgia cattolica il breve
inciso, che è seguito da una risposta altrettanto breve, cantato o
recitato in particolari occasioni e ore liturgiche (per esempio, nell'Ora media
della Liturgia delle Ore). • Mat. - Ciascuno dei due sensi
(
positivo,
negativo) in cui un punto può muoversi lungo una
linea. ║ In un insieme totalmente ordinato, in cui, cioè,
individuati due elementi sia possibile dire quale precede l'altro
nell'ordinamento considerato, l'ordinamento stesso definisce un
v. o
senso dell'insieme, ossia il modo di percorrere l'insieme procedendo da
elementi precedenti a elementi seguenti; il
v.
opposto (o
contrario o
discorde) si determina invertendo la relazione di
"precedere" e "seguire". • Metr. - Le parole che
costituiscono un
v. vengono raggruppate in relazione alla quantità
delle sillabe nella poesia quantitativa, in relazione al numero o all'accento
delle sillabe nella poesia accentuativa. Nella poesia italiana la struttura
metrica del
v. è determinata dal numero delle sillabe ritmiche; il
disegno ritmico si fonda, invece, sulla sequenza delle arsi e delle tesi e sui
fattori prosodici, sintattici e semantici, considerati nel loro complesso. Non
sempre
v. metricamente uguali sono tali anche sul piano del ritmo.
║
V.
accoppiato o
doppio:
v. costituito
dall'unione di due
v. metricamente uguali, che tuttavia non si fondono;
v.
ascendente,
discendente: secondo che inizi con una
sillaba atona o con una sillaba accentata. ║
V.
breve (o
semplice o
rotto):
v. formato da un numero limitato di
sillabe, il cui accento ritmico principale coincide con l'ultima sillaba tonica
(appartengono a questa categoria il ternario, il quaternario, il quinario, il
senario, il settenario). ║
V.
lungo (o
composto o
intero):
v. formato da due versi brevi uguali o differenti che
conservino inalterato il periodo ritmico realizzando la fusione nel loro punto
d'incontro (ottonario, novenario, decasillabo, endecasillabo). ║
V.
parisillabo,
imparisillabo: in relazione al numero di
sillabe, pari o dispari, che lo compongono. ║
V.
piano,
tronco,
sdrucciolo: secondo che l'ultima parola sia piana, tronca
o sdrucciola. ║
V.
rimati:
v. collegati dalla rima.
║
V.
sciolti:
v. non collegati dalla rima. ║
V.
libero:
v. che non si attiene a schemi metrici e ritmici
tradizionali e non è caratterizzato, quindi, da un numero fisso di
sillabe, né da una preordinata collocazione degli accenti. In Francia,
nel Settecento, la definizione
vers libre era riferita al
v.
sciolto. Sebbene nei secoli precedenti si fossero verificati tentativi di
svincolare la poesia da schemi metrici fissi, decisiva fu sul piano teorico,
nell'Ottocento, la rivendicazione romantica dell'assoluta libertà
dell'artista. Il
v. libero fu teorizzato compiutamente nel significato
attuale dai poeti simbolisti, che ebbero dei precursori in P. Verlaine, A.
Rimbaud, S. Mallarmé, e fu utilizzato per la prima volta in maniera
programmatica da G. Kahn (
Les palais nomades, 1887). In Italia grande
importanza ebbe il ricorso al
v. libero da parte di G. D'Annunzio (si
ricorderanno, in particolare le odi di
Alcyone). Nella lirica
novecentesca il
v. libero divenne prevalente.