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Vercelli.

Città del Piemonte e capoluogo della provincia omonima. Sorge a 130 m s/m. sulla destra del fiume Sesia, nella bassa pianura padana. 45.132 ab. CAP 31100. • Econ. - L'economia si basa essenzialmente sulla coltivazione del riso, resa possibile da un ricco sistema di canalizzazione artificiale dell'acqua (proveniente soprattutto dal Po e dalla Sesia) il quale provvede alla sommersione primaverile dei fondi, e sulla commercializzazione di tale prodotto di cui la città costituisce il più importante mercato italiano ed europeo. Tra le attività inerenti alla risicoltura figurano la borsa merci, taluni centri sperimentali e di ricerca e numerose sedi di aziende esportatrici e importatrici. • St. - V. fu oppidum romano, nota con il nome di Vercellae. Di qui partì l'impresa militare che oppose i Romani ai Salassi della Val d'Aosta (II sec. a.C.) e nelle sue vicinanze, ai Campi Raudi, si svolse la battaglia con la quale Mario sconfisse i Cimbri (101 a.C.). Divenuta municipium, V. fu dotata di strade, edifici ed infrastrutture (terme, anfiteatro, acquedotto). Con il disfacimento dell'Impero, la città conobbe una fase di decadenza. Entrata a far parte del Regno longobardo, divenne poi capoluogo di una contea carolingia. Sede vescovile dal 345 con sant'Eusebio, la città ebbe nei vescovi Pietro e Leone due battaglieri avversari di Arduino d'Ivrea (fine del X sec.). Nel 1050 fu sede di un concilio nel quale furono condannate le dottrine di Berengario di Tours. Libero comune dalla metà dell'XI sec., fece parte della Lega Lombarda contro Federico Barbarossa. La parabola comunale si concluse nel 1335, quando la città venne conquistata da Azzone Visconti, signore di Milano. Passata ai marchesi del Monferrato e quindi tornata ai Visconti, fu da questi ceduta ai Savoia nel 1427. Subì la dominazione spagnola dal 1638 al 1659; fu assediata e brevemente occupata dai Francesi nel 1704, durante la guerra di Successione spagnola. Divenuta nel 1814 capoluogo del dipartimento della Sesia, con la Restaurazione tornò ai Savoia. ║ Trattato di V.: Stipulato nel 1495 da Ludovico il Moro, duca di Milano, e Carlo VIII di Francia, sancì l'alleanza tra il Moro e il re francese contro Venezia, spezzando così la compattezza della lega degli Stati italiani. Il Moro ottenne Novara e conservò Genova, che diventava però feudo francese. • Urban. - La particolare vocazione agraria e il declino demografico della città hanno limitato l'espansione urbana, che resta circoscritta ad alcune aree adiacenti alle direttrici verso Novara, Biella, Torino, Casale Monferrato. Perciò, nonostante lungo tali assi sia avvenuto un moderato decentramento di funzioni urbane, V. rimane la principale sede residenziale, economica e di servizi della bassa pianura padana. • Arte - V. conserva un centro storico di impianto medioevale e di forma pentagonale, entro il quale sorge il maggiore edificio religioso della città, la basilica di Sant'Andrea (1219-24). Costruita secondo gli stilemi dell'architettura lombarda, rivela influssi francesi nella facciata, fiancheggiata da due campanili. Nella lunetta di uno dei tre portali vi è una scultura attribuita a B. Antelami. La chiesa, a croce latina con alto tiburio ottagonale, ha tre navate coperte da volte a crociera sostenute da pilastri polistili; a fianco della chiesa sorge il convento cistercense, con bellissimo chiostro. Di forme romaniche sono le chiese di San Bernardo e di San Giuliano. Quest'ultima conserva pitture di B. Lanino e G. Giovenone, come anche la chiesa gotica di San Francesco. In stile gotico sono pure le chiese di San Paolo e San Marco (sconsacrata), il portico dell'Ospedale ad alcune torri. Il duomo cittadino, che sorge sull'antica basilica paleocristiana di Sant'Eusebio (secc. IV-V), fu progettato nel 1572 da Pellegrino Tibaldi e rimaneggiato nel XVIII sec. Nel duomo vi sono anche il Museo del tesoro, con oreficerie gotiche e rinascimentali, e la Biblioteca capitolare, dov'è conservato, tra l'altro, il cosiddetto Codex Vercellensis, o Vercelli book, dell'XI sec., con una serie di poemetti inglesi di Cynewulf ed altri a lui attribuiti. Nell'adiacente arcivescovado, si trova la pinacoteca con opere del Cinquecento piemontese. La chiesa di San Cristoforo (1515) ospita diversi affreschi e la pala d'altare di G. Ferrari. La barocca chiesa di Santa Chiara e il vicino convento sono adibiti a centro culturale. I musei più importanti sono il Borgogna e il Leone (raccolte varie, tra cui numerosi reperti provenienti dalla chiesa di S. Maria Maggiore, del XII sec. e demolita nel Settecento). La Biblioteca civica, sistemata nel palazzo del Vicario di San Agabio, è ricca di oltre 180mila volumi (tra cui 220 incunaboli) e 720 manoscritti; l'annesso Archivio storico comunale conserva interessanti documenti sulla storia dell'Italia settentrionale dal IX al XIV sec., gli atti del comune di V. dal Trecento all'età moderna, lettere originali dei duchi di Savoia. ║ Provincia di V. (2.088 kmq; 176.829 ab.): è costituita da due distinte unità geomorfologiche: a Nord l'area montuosa della Valsesia (versante piemontese del Monte Rosa, Alpi Pennine e Monti Biellesi) e, a Sud, la bassa pianura vercellese che giunge fino alla sponda sinistra del Po in direzione del Torinese; tra le due unità si interpone una meno vasta zona collinare, formata dal solo bacino mediano della Sesia (nel 1992, infatti, parte di questo territorio è andato a costituire la neo provincia di Biella). La popolazione della provincia si concentra nei centri urbani (oltre il capoluogo, Santhià, Borgosesia, Trino Vercellese, Varallo), mentre altrove la densità degli insediamenti rimane molto bassa. La rarefazione antropica e il persistente declino demografico non hanno, tuttavia, ostacolato lo sviluppo economico della provincia, le cui attività produttive si diversificano anche in ragione delle caratteristiche geomorfologiche del territorio: nella parte centrale della pianura molto fiorente rimane la risicoltura, praticata da grandi e medie aziende e favorita dal fitto sistema idrografico artificiale e dalla scarsa capacità di assorbimento idrico dei terreni. Centri urbani situati ai bordi della pianura agraria, come Crescentino, Santhià, Trino Vercellese e Saluggia, hanno sviluppato attività di supporto alla risicoltura (trasformazione di materie prime e di semilavorati industriali, magazzinaggio e trasporto), utilizzando le vicine infrastrutture viarie interregionali. La zona montuosa della Valsesia, invece, ha conosciuto un forte rilancio del turismo montano e storico-artistico. I centri urbani di Varallo e Borgosesia, reagendo al declino dell'industria tessile avvenuto negli anni Settanta e Ottanta, hanno riconvertito la loro economia specializzandosi in attività d'appoggio al turismo.
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