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Velenoso.

Di sostanza tossica che agisce da veleno o di organismo, animale o vegetale, in grado di elaborarla. ║ Fig. - Di ciò che nuoce, che danneggia gravemente la mente e l'animo: scritti v. ║ Fig. - Pieno di odio e di malvagità: una risposta v. • Bot. - Piante v.: piante capaci di produrre sostanze in grado di causare avvelenamento. Tale sostanze, la cui natura chimica è assai diversa, comprendono principalmente alcaloidi, glucosidi, resine e altri composti spesso utilizzati a basse dosi in medicina per le loro proprietà terapeutiche (ragione per la quale le piante che le producono rientrano nel gruppo delle piante officinali). Per quanto riguarda la flora italiana le principali piante v. sono fanerogame e crittogame. Tra le prime si ricordano: aconito, belladonna, celidonia, ciclamino, cicuta, colchico, le specie del genere dafne, dulcamara, gli ellebori, tutte le euforbie, giusquiamo, mughetto, oleandro, tutti i ranuncoli, ruta, sabina, stramonio, tasso, i veratri, e la zizzania. Tra le crittogame, invece, diverse specie di funghi. PY07( Zool. - Animali v.: molti animali sono in grado di elaborare sostanze tossiche. Queste ultime possono essere prodotte in vari distretti corporei, come il sangue, i muscoli, il fegato oppure essere secrete da ghiandole specializzate. Nel primo caso possono restare nel corpo o essere riversate all'esterno (in tal caso il veleno gioca un ruolo importante tra l'animale che lo produce e i suoi nemici o le sue prede) mentre nel secondo caso vengono per forza liberate all'esterno. Mentre alcuni di questi animali sono v. per tutta la loro vita, altri lo sono soltanto in determinati periodi e in entrambi i casi l'elaborazione del veleno avviene con un'intensità diversa a seconda dei periodi dell'anno. In base alle strutture con cui è connesso il veleno, si distinguono i seguenti tipi di organismi: animali urticanti, animali dotati di ghiandole v., e animali che, possedendo sangue v., sono in grado di spruzzarlo. Tra gli animali urticanti un posto di rilievo è assunto dagli cnidari, i cui cnidoblasti racchiudono una capsula urticante nella quale sono contenute diverse sostanze (ipnotossina, attinotossina, attinocongestina, talassina, ecc.) che risultano tossiche per ingestione o per iniezione sottocutanea, o anche per semplice contatto. Gli animali con ghiandole v. spesso possiedono anche organi specializzati atti a inocularlo. Tra i vertebrati vi sono moltissimi pesci, la cui puntura è molto dolorosa e provoca di solito un'azione paralizzante sul cuore. Alcuni di questi pesci (come il pesce ragno, lo scorfano, il pesce siluro, la razza, ecc.) possiedono spine o aculei a scopo di difesa o di offesa mentre altri (come le murene), hanno le ghiandole velenifere nella mucosa del palato e quindi inoculano il veleno con il morso. Per quanto riguarda gli anfibi (rane e rospi), essi possiedono nell'epidermide ghiandole capaci di secernere sostanze ad azione irritante sulle mucose ma altamente nocive solo se inoculate nel sangue. Tra i rettili si trovano il grande gruppo degli ofidi o serpenti e, tra i sauri, il genere Heloderma. Il veleno dei serpenti, iniettato con meccanismi diversi a seconda della struttura delle ossa craniche, dei denti veleniferi, delle ghiandole e della muscolatura, ha una composizione assai varia in relazione ai meccanismi del morso e dell'inoculazione e può contenere emorragine (vipere e crotalidi), dotate di proprietà emolitiche spesso amplificate dalla presenza di sostanze anticoagulanti, lisine, che distruggono le cellule provocando necrosi dei tessuti interessati, o ancora neurotossine, che colpiscono le fibre nervose determinandone la paralisi. Tra i mammiferi v. vi è l'ornitorinco, il cui maschio è dotato di uno sperone corneo connesso a una ghiandola del veleno situata nella regione femorale. Numerosissimi sono gli invertebrati v. provvisti di organi specializzati per l'inoculazione, come pungiglioni o pezzi boccali connessi con le ghiandole del veleno: gli scorpioni, che, facendo uso dell'aculeo velenifero dell'ultimo segmento del postaddome, inoculano nelle prede un veleno tanto tossico quanto quello dei cobra, molti imenotteri (vespe e calabroni), i quali, a seconda delle specie, dispongono di potenti mandibole o di pungiglione o ancora di aculeo, svariati aracnidi, il cui veleno (talvolta mortale anche per l'uomo, come nel caso della vedova nera), iniettato mediante i cheliceri, agisce sia come anestetico sia come potente agente corrosivo per cui il corpo della preda viene ridotto in poltiglia in brevissimo tempo, gli insetti ematofagi (zanzare, tafani, pulci, pidocchi, cimici), che, mediante un apparato boccale estremamente specializzato, iniettano nella vittima una saliva tossica contenente sostanze anticoagulanti e vasodilatatrici in grado di provocare la morte delle prede più piccole, le scolopendre, il cui veleno, iniettato mediante le loro forcipule, è in grado di uccidere un topo o un piccolo uccello, i cefalopodi e in particolare i polpi, svariati gasteropodi del genere Conus, ecc. Ancora tra gli insetti vi sono specie, come il coleottero Timarcha, che, possedendo sangue v., sono in grado di spruzzarlo per mezzo di apparati specializzati.