Pittore
spagnolo. Di famiglia appartenente alla piccola nobiltà sivigliana, ad
appena dieci anni entrò nella bottega di F. de Herrera il Vecchio e,
l'anno successivo, in quella di F. Pacheco del Río, il quale
contribuì anche alla sua formazione letteraria e culturale, oltre a
diventarne, nel 1618, il suocero. Accolto dal 1617 nella corporazione dei
pittori di Siviglia,
V. cominciò a riscuotere successo presso la
committenza grazie a scene di genere e nature morte (i
bodegones) nelle
quali già si palesa, nonostante la giovinezza del pittore, un'eccezionale
maestria nella resa plastica delle figure attraverso l'uso della luce, di
evidente influenza caravaggesca. Potenti rappresentazioni del reale sono opere
quali la
Vecchia che frigge le uova e
L'acquaiolo di Siviglia;
tuttavia anche i quadri di soggetto religioso (
San Giovanni Evangelista a
Patmos;
Immacolata Concezione;
Cristo in casa di Marta e
Maria) risentono della concezione realistica che caratterizza le scene di
vita popolare. Nell'
Adorazione dei Magi l'artista ritrasse addirittura
nei personaggi biblici la sua famiglia, compreso se stesso.
V.
cominciò ad essere introdotto nei circoli intellettuali di Siviglia da
Pacheco, animatore di una sorta di accademia umanistica informale alle cui
riunioni il giovane artista poté conoscere personaggi come il famoso
poeta Góngora, del quale eseguì il ritratto nel 1622. Nello stesso
anno il pittore si recò per la prima volta a Madrid per vedere le
collezioni reali di pittura, ma più probabilmente per cercare una
posizione come pittore di corte. Nel 1623, comunque, i suoi sforzi per
introdursi a corte furono coronati dal successo: grazie all'appoggio del
suocero,
V. ottenne l'incarico per eseguire il ritratto equestre del re
Filippo IV. L'enorme successo dell'opera fruttò all'artista la nomina a
pittore reale. Stabilitosi a Madrid, iniziò la carriera di ritrattista di
corte, che doveva portarlo a ricoprire una posizione di grande prestigio. Nella
capitale l'artista ebbe l'opportunità di entrare in contatto con la
pittura veneziana, largamente rappresentata nelle collezioni reali, ricevendone
un'impressione non superficiale. I ritratti di reali e di personaggi della corte
eseguiti dal 1624 al 1628 (
Filippo IV;
Il conte duca di
Olivares) testimoniano l'evoluzione stilistica di
V.; improntate ad
un realismo intriso di malinconia che trasformò radicalmente il gusto
della corte spagnola, le figure emergono su fondi chiari e indeterminati, mentre
cominciano ad apparire i colori argentei e la particolare luminosità che
caratterizzeranno la produzione più tarda. Nell'opera
I bevitori
(o
Festino di Bacco) anche il tema mitologico viene ricondotto a una
dimensione umana, complice il forte trattamento luministico che accentua il
contrasto tra le figure. La scena, ambientata all'aperto con Bacco, il dio del
vino, e alcuni personaggi di estrazione popolare, testimonia il perdurante
interesse dell'artista verso il realismo. Nel 1628
V. ebbe l'occasione di
conoscere Rubens, venuto alla corte di Madrid in missione diplomatica. Sebbene
il grande maestro fiammingo non abbia avuto un influsso diretto sullo stile del
più giovane collega, il loro incontro dovette ispirare a
V.
l'intenzione di visitare le collezioni d'arte italiane, già tanto
ammirate da Rubens. L'anno successivo
V. chiese e ottenne dal re il
permesso di compiere un viaggio di studio in Italia. Egli soggiornò a
Milano e a Venezia, dove copiò numerose opere dal Tintoretto, quindi fu a
Ferrara, a Cento (dove conobbe il Guercino), a Bologna e infine a Roma, dove
poté studiare le opere del Vaticano, e a Napoli. L'influenza della
pittura veneziana e bolognese (recepita, quest'ultima, soprattutto per tramite
del Guercino e di Giovanni Lanfranco) è evidente nelle opere eseguite a
Roma, come
La fucina di Vulcano e
La tunica di Giuseppe. Tornato a
Madrid nel 1631,
V. dipinse una seconda serie di ritratti di reali
destinati alla Torre de la Parada, una dimora di caccia vicino a Madrid
(ritratti equestri di Filippo III e Filippo IV). Nel 1634 organizzò la
decorazione della sala del trono nel nuovo palazzo reale del Buen Retiro; questo
progetto consisteva in 12 scene di battaglie vinte dagli Spagnoli, dipinte dai
più prestigiosi artisti del tempo, incluso egli stesso. Per questo ciclo
V. realizzò
La resa di Breda (detto anche
Las
lanzas, 1634-35), dipinto storico-celebrativo in cui alle spalle dei
personaggi in primo piano, colti nella loro specificità di atteggiamento
e fisionomia, emerge un paesaggio dominato da un vivido cielo franto di nubi. La
delicatezza del tocco e la sorprendente gamma di emozioni catturate in una sola
volta rende questa pittura la composizione storica più celebrata del
Barocco spagnolo. Alla fine degli anni Trenta
V. realizzò alcuni
dipinti di soggetto mitologico e letterario (
Marte;
Esopo;
Menippo), interpretati con un tono malinconico e disincantato, e alcuni
quadri di soggetto religioso, come l'
Incoronazione della Vergine, che
rivela il ricordo del Classicismo romano, e i
Santi Antonio Abate e Paolo
eremita, dove il dato paesaggistico è dominante. L'artista rivolse
inoltre la sua attenzione a personaggi che popolavano la corte, in particolare
buffoni e nani (
El niño de Vallecas;
Juan Calabazas;
Il
buffone Sebastian de Morra;
II buffone Calabacillas), esempi
di un'umanità "inferiore" riscattata da un'arte giunta ormai
alla piena maturazione tecnica e intellettuale. Durante gli ultimi vent'anni
della sua vita, il lavoro di
V. come funzionario della corte e architetto
assunse primaria importanza. In particolare, fu il responsabile della
decorazione di molte nuove stanze nei palazzi reali. Nel 1649
V.
compì un altro viaggio in Italia, incaricato dal re dell'acquisto di
opere d'arte; fu a Genova, Milano, Venezia, Bologna, Modena, Parma e Firenze. A
Roma fu ammesso (1650) nell'Accademia di San Luca ed eseguì il ritratto
di
Innocenzo X. Allo stesso periodo appartiene probabilmente la
Venere
allo specchio, opera caratterizzata da un'eccezionale libertà
cromatica, certamente stimolata dall'incontro con la pittura veneta del
Cinquecento. Al suo rientro a Madrid (1651) gli obblighi inerenti alle
importanti cariche che ricopriva rallentarono l'attività pittorica di
V. Tuttavia, egli realizzò una serie di ritratti della famiglia
reale (
Infanta Maria Teresa;
Infanta Margarita;
Principe Felice
Prospero). Inoltre, quelle che sono considerate le sue due ultime opere
(
La filanda o
Favola di Aracne;
Las meninas) segnano un
ulteriore rinnovamento dei temi e dello stile dell'artista. Nella
Filanda
egli crea un'immagine di sofisticato simbolismo mitologico confondendo, per
voluta ambiguità, la realistica rappresentazione della filanda con il
tema mitologico espresso sullo sfondo. In
Las meninas il rapporto tra
realtà e illusione si fa ancora più sottile: nel gruppo ritratto
nella penombra di un salone, dove l'infanta Margherita è circondata da
damigelle (di cui una nana), le immagini dei sovrani compaiono riflesse in uno
specchio nello sfondo e lo stesso pittore si ritrae al cavalletto, rivolto verso
lo spettatore (Siviglia 1599 - Madrid 1660).
Diego Velazquez: "La fucina di Vulcano" (Madrid, museo del Prado)