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Vassallàggio.

Nella società feudale, rapporto personale di reciproca fedeltà e protezione che veniva a stabilirsi tra due persone libere, una delle quali, il vassallo, si poneva sotto l'autorità dell'altra, il senior o suzerain, attraverso un giuramento di fedeltà, col quale gli garantiva anche sostegno in ambito militare e giudiziario (secondo la formula auxilium et consilium). Il vassallo, a sua volta, otteneva una protezione che si traduceva anche sul piano economico. (V. OLTRE). ║ Fig. - Forma di soggezione, di servile sottomissione e obbedienza: v. economico. • Dir. internaz. - Relazione giuridica fondata sulla soggezione di un determinato Stato (Stato vassallo) nei confronti di un altro Stato (Stato suzerain), che esercita sul primo poteri di varia natura (investitura del capo dello Stato, riscossione di un tributo, imposizione della linea politica). In questo tipo di relazione giuridica generalmente allo Stato vassallo non è riconosciuta personalità di diritto internazionale. Questa forma di rapporto tra due Stati appartiene al passato. • Encicl. - Il v., istituzione caratteristica dell'età medioevale, trova dei precedenti sia nel mondo romano (in certi legami, come quelli che univano i senatori e i generali con i buccellarii delle loro milizie private), sia nel mondo germanico (legame tra il capo e i suoi guerrieri nel comitatus). Andò progressivamente assumendo un profilo di carattere militare, configurandosi in tal modo come un rapporto tra persone libere, a differenza di altre relazioni di dipendenza medioevali che assunsero carattere servile e di soggezione contadina. Le caratteristiche del v. si andarono definendo con precisione nella seconda metà del VII sec., sotto il Regno franco, grazie alla crescente importanza rivestita dalle clientele armate (vassalli) in Austrasia, donde derivarono i maestri di palazzo della dinastia detta poi carolingia. Con la nascita dell'Impero carolingio il v. si estese alla Germania, all'Italia e alla parte settentrionale della Spagna; raggiunse poi anche l'Inghilterra (in seguito alle conquiste normanne) e l'Oriente (con le crociate). Il v. si caratterizzò inizialmente come un rapporto di carattere strettamente personale, che durava fino a quando rimanevano in vita entrambi i contraenti. Il suo peso economico si accrebbe notevolmente nei primi decenni dell'VIII sec., quando al semplice mantenimento del vassallo da parte del signore, si sostituì la concessione del beneficio, un elemento reale che spesso aveva carattere fondiario. In breve, poi, i vassi dominici, vale a dire i vassalli del re (o dell'imperatore) ricevettero funzioni politiche, anche se il v. non divenne mai una carica politica propriamente detta. La cerimonia del v. prevedeva l'immixtio manuum (mescolanza delle mani): il vassallo, a capo scoperto e in ginocchio, metteva le sue mani in quelle del signore, in segno di sottomissione. Esisteva per il vassallo la possibilità di legarsi con diversi signori. Una svolta importante nel v. si ebbe con l'ereditarietà del beneficio, convenzionalmente ricondotta all'Editto di Quierzy (887) e alla Constitutio de feudis (1037) di Corrado II il Salico; in questo modo l'elemento reale venne a prevalere rispetto all'elemento personale. Il v., la cui diffusione nell'Europa carolingia e post-carolingia è stata generalmente sopravvalutata, conobbe la sua massima fioritura nel Basso Medioevo (particolarmente in Francia), all'epoca delle nuove Monarchie, quando in un quadro di progressiva ricostruzione dell'autorità pubblica, funse da collegamento tra i poteri locali e il potere centrale del sovrano.