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Varrone, Marco Terènzio.

Erudito e scrittore latino. Dalla sua città natale, Rieti, gli provenne il soprannome di Reatino. Compiuti gli studi a Roma e ad Atene, nel 79 a.C. partecipò alla guerra di Sertorio, schierandosi dalla parte di Pompeo; ebbe diversi incarichi politici, tra cui quello di tribuno della plebe e di pretore (68 a.C.). Nel 49 a.C., mentre si trovava in Spagna come legato di Pompeo, fu costretto alla resa dalle truppe di Cesare, dal quale, concessa la riconciliazione, fu incaricato di occuparsi della prima biblioteca pubblica romana di opere latine e greche. Da quel momento, abbandonato ogni impegno politico, gli interessi di V. si orientarono esclusivamente verso l'erudizione. In seguito all'assassinio di Cesare, fu proscritto da Antonio e patì delle confische; molte delle sue opere e dei suoi libri andarono smarriti in quelle circostanze. A V. è attribuibile una produzione sterminata; 74 opere in 620 libri, di cui, tuttavia, ci è giunto ben poco: l'opera in 3 libri Rerum rusticarum libri tres (37 a.C.), dedicata all'agricoltura, da cui emerge l'amore dell'autore per la campagna, e una parte del De lingua latina (6 libri non completi su 25), considerata la sua opera più importante. Della rimanente produzione, di cui ci sono pervenuti soltanto frammenti in versi e in prosa, citiamo le Saturae Menippeae, in 150 libri, composte secondo gli schemi delle satire menippee (V. MENIPPEO). Tra le altre opere, andate perdute, spiccano: le Antiquitates rerum humanarum et divinarum, in 41 libri, sistematica ricostruzione degli aspetti civili e religiosi della civiltà romana; le Imagines o Hebdomades, opera in 15 libri di carattere biografico, in cui l'autore si occupava di 700 personaggi celebri, romani o stranieri; i Disciplinarum libri IX, trattato sulle arti liberali (da qui trasse origine la divisione medioevale delle arti in trivio e quadrivio) (Rieti 116-27 a.C.).