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Varietà.

Spett. - Spettacolo teatrale di carattere leggero costituito da danze, canzoni, scene comiche, esibizioni acrobatiche o illusionistiche, ecc. Il v. nacque a Parigi intorno al 1770, come spettacolo d'intrattenimento offerto alla clientela dei caffè (e per questo chiamato originariamente café-chantant, quindi café-concert - V. CAFFÈ-CONCERTO) nelle ore pomeridiane e serali. Inizialmente costituito solo da musica, brani d'opera, d'operetta, ecc., si arricchì poi di esecuzioni al pianoforte, con accompagnamento di violino e violoncello, di antiche canzoni e canzonette che, in seguito, sarebbero state interpretate da solisti, duetti e terzetti. Verso la metà del XIX sec. nacquero i primi teatri di v., detti variété, che si differenziavano dai teatri tradizionali per la grande libertà che vi regnava (era possibile fumare in sala ed entrare e uscire a spettacolo iniziato). Originariamente lo spettacolo di v. era costituito da tre parti (musicale, acrobatica e comica, quest'ultima denominata vaudeville), che vennero in seguito ridotte a due sole, senza più un ordine prestabilito nello svolgimento dei numeri: il numero di centro, costituito dall'esibizione di giocolieri, ginnasti, acrobati, venne spostato al termine dello spettacolo, prima del galop conclusivo dell'orchestra. Alla fine dell'Ottocento sorsero, accanto ai teatri di v., i primi cabaret (V.), v. in miniatura che si differenziavano dai v. per non avere dei posti fissi: nello stesso periodo alcuni v. parigini assunsero il nome di music-hall (V.) senza cambiare, di fatto, lo spettacolo offerto. Il v. ebbe grande voga e seguito di pubblico anche in Italia, dove mantenne il nome francese di café-chantant, perché, come in Francia, il primo repertorio, in genere, era costituito dalla canzone; dopo la prima guerra mondiale, il v., considerato spettacolo troppo facile, subì una graduale trasformazione confondendosi, nei modi, con la rinnovata rivista (V. RIVISTA, teatro).