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Varice.

Patol. - Dilatazione abnorme, permanente, dei vasi sanguigni (in particolare delle vene) o di quelli linfatici. Queste anomalie, diffuse soprattutto nelle donne, si distinguono in primitive o essenziali e secondarie o sintomatiche. Le prime, più rare, sono dovute a difetti congeniti nella struttura della parete dei vasi sanguigni e si manifestano a carico degli arti inferiori (v. degli arti inferiori), del plesso emorroidario (emorroidi) o dei testicoli (varicocele) mentre le altre, più comuni, sono dovute a condizioni patologiche di sovraccarico di pressione, come accade ad esempio in gravidanza a livello delle vene della vulva e della vagina o dopo il parto a carico delle vene degli arti inferiori. A questo secondo gruppo appartengono le v. esofagee, le emorroidi in corso di ipertensione portale e le v. postflebitiche degli arti inferiori. Le v. venose comportano un'incontinenza valvolare accompagnata da disturbi della circolazione venosa di ritorno e, nei casi di insufficienza venosa, sono seguite da dolore, stasi venosa con edema delle estremità, nonché da alterazioni dello stato trofico della cute. In caso di v. diffuse, un certo giovamento può essere dato dall'uso costante di calze elastiche contenitive volte ad aumentare la resistenza cutanea alla vasodilatazione alleviando i dolori, i formicolii e gli edemi. La completa guarigione può essere ottenuta nella maggior parte dei casi con l'obliterazione dei vasi varicosi mediante iniezioni sclerosanti o con l'exeresi chirurgica (come avviene, ad esempio, per la vena safena degli arti inferiori).