L'atto e l'effetto del cambiare; mutamento che
avviene o che esiste in qualche fatto:
le v.
della Luna. ║
L'effetto del portare qualche cambiamento e la modificazione che ne risulta:
introdurre una v.
in un programma. • Geogr. -
V.
glaciali: complesso delle modificazioni subite da una massa glaciale a causa
dei mutamenti climatici. ║ Econ. - In contabilità, mutazione,
positiva o negativa, del valore attribuito ai beni patrimoniali o al patrimonio
in monte, prodotta da fatti amministrativi. Le
v.
possono essere
ulteriormente specificate in:
v.
di esercizio, determinate dalla
gestione di un periodo amministrativo;
v.
di conto, rilevate in un
determinato conto;
v.
correlative, le mutazioni determinate da un
fatto amministrativo;
v.
percentuale, calcolata attraverso il
confronto tra più rapporti, in cui la grandezza scelta come base di
riferimento assume un valore pari a 100; ecc. • Mat. -
Calcolo delle
v.: ramo dell'analisi matematica che studia i problemi di massimo e minimo
di un insieme di elementi, in genere funzioni, considerati come punti di un
opportuno spazio metrico. Storicamente, il primo problema che portò allo
studio del calcolo delle
v. fu proposto da I. Newton nel 1686:
determinare la forma di un solido di rotazione avente volume e lunghezza del
profilo assegnati, in modo che la resistenza da esso incontrata durante il suo
moto sia minima. Tale problema può essere tradotto, matematicamente, in
uno dei più semplici quesiti del calcolo delle
v.: trovare una
funzione
y(
x) che renda minimo un integrale della
forma
dove
f è una funzione continua in un opportuno
sottoinsieme dello spazio tridimensionale e
y' indica la derivata di
y. La soluzione a tale problema, trovata per la prima volta da L. Eulero
nel 1744 e, 15 anni più tardi, da G. Lagrange, si basa sul concetto di
v.
prima di un funzionale, molto simile al concetto di
differenziale di una funzione. Detta
y(
x) la soluzione, definita
nell'intervallo [
x0,
x1], si considera una
funzione
η(x) definita sullo stesso intervallo, continua, avente
derivata seconda continua e nulla agli estremi; si considera poi la funzione
y(x) + ε · η(x), dove
ε è un parametro
arbitrariamente piccolo. La quantità
ε · η(x) viene
detta
v.
prima della funzione
y(
x); l'integrale
I, calcolato in
ε · η(x), può essere
considerato come una funzione della sola
ε, e deve, quindi, avere un
minimo per
ε = 0. Ciò vuol dire che deve essere nulla la
v.
prima del funzionale,
Tale equazione, sotto opportune ipotesi di regolarità, conduce
all'equazione differenziale di Eulero del secondo ordine,
dove
fy e
fy' indicano,
rispettivamente, le derivate parziali di
f rispetto alle funzioni
y e
y', considerate come variabili; il primo membro di questa
equazione prende il nome di
derivata variazionale di
f rispetto a
y, mentre una qualsiasi soluzione
y prende il nome di
curva di
stazionarietà. Tale metodo può essere generalizzato in
più modi: ad esempio, considerando estremi
a e
b variabili,
assumendo funzioni integrande in più funzioni incognite, ecc. Altri
metodi diretti per risolvere problemi di massimo o di minimo di un funzionale
consistono nel trasformare tale problema in uno equivalente di estremale di una
funzione in più variabili. Nel
metodo di Eulero si sostituisce
alla
y(
x), nella funzione integranda
f, una sua poligonale
calcolata su una partizione dell'intervallo (
a,
b), e alla
derivata
y' il rapporto incrementale su ciascun sottointervallo della
partizione; tale metodo conduce a numerosi calcoli e ha avuto molte estensioni
solo con l'avvento dei calcolatori. Nel
metodo di Ritz, invece, la
funzione
y viene supposta combinazione lineare di un numero finito di
funzioni assegnate: il problema di minimo o di massimo, pertanto, viene
ricondotto al problema della determinazione dei coefficienti di tale
combinazione. Il calcolo delle
v. ha avuto notevole sviluppo a causa
delle numerose applicazioni fisiche ad esso connesse: molte questioni fisiche e
meccaniche, infatti, si traducono in problemi di minimo o di
stazionarietà, e conducono ai cosiddetti
principi variazionali,
come il
principio di Hamilton. Notevoli impulsi vennero dati da Volterra,
C. Arzelà, D. Hilbert, B. Levi, G. Fubini, H.-L. Lebesgue, e soprattutto
da L. Tonelli. Nella seconda metà del XX sec. si è poi avuto lo
sviluppo del cosiddetto
calcolo delle v.
in grande, che si occupa
di problemi anche topologici connessi all'esistenza e al numero delle funzioni
estremali su una varietà mediante lo studio dei punti critici; tale ramo
dell'analisi, pertanto, si basa su metodi propri dell'omologia e della teoria
dei punti critici. ║
Funzione a v.
limitata: funzione reale
f a variabile reale
x, definita su un intervallo chiuso e limitato
[
a,
b], tale che la somma
sia limitata da uno stesso numero
M, per ogni partizione
a =
x0 < x1 < ... < xn = b. L'estremo
superiore di tale somma prende il nome di
v.
totale di
f su
[
a,
b]. Si dimostra che ogni funzione a
v. limitata
è data dalla differenza di due funzioni monotone crescenti. • Mus.
- Modificazione ritmica, melodica o armonica di un tema musicale che rimane
però inalterato nella sua essenza; successione di brani musicali
elaborati su un tema comune. L'aspetto melodico può essere variato in
più modi: presentando la melodia per moto contrario, in senso retrogrado,
interpolando tra le sue note, sostituendo alcune note non essenziali, ecc.
L'aspetto ritmico può essere variato alterando i valori di durata delle
note; l'aspetto armonico, infine, può essere modificato mutando la
funzione tonale delle note, oppure arricchendo o disponendo in modo diverso
l'accordo. Una
v. può essere ottenuta anche mutando l'aspetto
contrappuntistico o timbrico, modificando la scrittura musicale o combinando
insieme due o più procedimenti già esposti.