(dal tedesco
Walzer, der. di
walzen: strisciare, ballo che si fa quasi strisciando i piedi
anziché saltellando). Danza di coppia e la relativa musica, in tre tempi
a movimento variabile, dall'allegro al moderato e al lento:
ballare un v.
║
V.
lento o
inglese o
hesitation: di
andamento molto lento, è uno dei quattro balli obbligatori dei campionati
ufficiali. ║ Fig. - Oscillazione continua di opinioni e comportamenti:
il v.
delle accuse e delle smentite. ║
Giro di v.:
espressione che traduce la parola
extratour,
usata nel 1902 dal
cancelliere tedesco B. von Bülow e divenuta proverbiale per indicare una
deviazione dall'indirizzo seguito da uno Stato in politica estera o da una
formazione politica in politica interna. • Mus. - Il
v. nacque come
danza in ambiente popolare, nella seconda metà del Settecento,
probabilmente come evoluzione del
Ländler, molto diffuso nella
Germania meridionale e in Austria. Dalla fine del secolo fu accolto con
crescente favore in tutta Europa, offrendo al tempo stesso motivo di scandalo
per la vicinanza che imponeva ai corpi dei due ballerini. Nell'Ottocento divenne
la più popolare musica da ballo, raggiungendo il massimo splendore con il
cosiddetto
v.
viennese. La denominazione di
v. comparve per
la prima volta nel 1766, nella didascalia
mouvement de valse·del
Minuetto d'una sonatina haydniana e, dalla fine del XVIII sec. agli inizi del
successivo, in edizioni di danze tedesche, indicando in entrambi i casi un modo
d'interpretazione di questa o di quella danza. In tale epoca lo schema era
generalmente quello di due periodi di otto misure (su 3/4 o 3/8) ambedue
ritornellati, con passaggio dalla tonica alla dominante (o al relativo maggiore)
e ritorno alla tonica, eventualmente seguiti da una coda in otto misure. A far
accettare il
v. nell'ambito della musica colta contribuirono musicisti
come A.-E.-M. Grétry, W.A. Mozart, F.J. Haydn, L. van Beethoven,
É.-N. Méhul, J.N. Hummel. Quest'ultimo introdusse un'innovazione
fortunata, allargando l'esposizione tematica da periodi di 8 a periodi di 16
battute, preceduti da una introduzione e seguiti da una coda. Altri importanti
cultori del
v. furono F. Schubert e C.M. von Weber. La produzione di
v. si indirizzò poi verso la musica destinata al ballo oppure alla
composizione pura. Come musica da ballo, il
v. ebbe il suo centro
propulsivo a Vienna ad opera soprattutto di J. Lanner e di J. Strauss padre e
figlio, nonché di operettisti del tardo Ottocento, da
F.·Lehàr a E. Kálmán, da E. Eysler a L. Fall, ecc. La
struttura generale non subì grandi modificazioni, ma il ritmo e
l'orchestrazione si fecero, presso i migliori autori, più complessi ed
elaborati, mentre sul finire del secolo la melodia finì per prevalere sul
ritmo. In Francia la produzione valzeristica annoverò brillanti
compositori, quali E. Waldteufel e l'operettista J. Offenbach. Anche il
melodramma (G. Verdi, Ch. Gounod, R. Wagner, F. Catalani, ecc.) e il balletto
(P.I. Ciajkovskij) utilizzarono il
v. con esiti, in taluni casi,
memorabili. Come composizione pura, il
v. si sviluppò
autonomamente dal ballabile attraverso musicisti quali, oltre al già
citato Schubert, F. Chopin, J. Brahms, F. Liszt, M. Ravel, ecc. Un particolare
tono dissacrante, quando non ironico (come in E. Satie), assume il
v.
presso compositori quali G. Mahler, R. Strauss, A. Schoberg, A. Berg, I.
Stravinskij.