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Vallombrosani.

Congregazione benedettina (la denominazione completa è Congregatio Vallis Umbrosae Ordinis S. Benedicti), che trae il nome dall'abbazia di Vallombrosa, fondata da san Giovanni Gualberto nel 1039. La nascita e le prime vicende dell'ordine si inserirono in quel movimento di riforma monastica ed ecclesiastica che giunse a compimento col pontificato di Gregorio VII. I V. erano mossi dalla volontà di ritornare al rigorismo benedettino delle origini; la loro regola, peraltro, prendeva le distanze da quella benedettina in due punti: la proibizione del lavoro manuale (delegato a speciali conversi; tali figure compariranno successivamente anche in altri ordini) e l'istituzione di un unico abate generale, eletto a vita (a partire dal 1540, tuttavia, si ricorse all'elezione a tempo), che era il diretto superiore di tutte le case della congregazione. Vittore II approvò l'ordine nel 1055, Urbano II lo pose sotto la protezione apostolica nel 1090. Alla fine dell'XI sec. monasteri dell'ordine erano già presenti in Francia, grazie all'iniziativa del beato Andrea di Strumi. L'espansione continuò nei secoli successivi e culminò nella prima metà del XVI sec., accompagnandosi, tuttavia, alla decadenza della regola. L'ordine, che aveva conosciuto una prima riforma, per opera dei Benedettini cassinesi, verso la metà del Quattrocento, fu sottoposto a un largo processo riformatore da san Giovanni Leonardi; nel 1662 Alessandro VII unì i V. ai Silvestrini, ma cinque anni più tardi Clemente IX restituì ai V. la loro autonomia. L'ordine proseguì comunque nel suo declino. Al momento della restaurazione degli ordini religiosi, seguita alle soppressioni dell'età napoleonica, i V. potevano contare soltanto su cinque monasteri, che sarebbero divenuti sette alla fine dell'Ottocento. Il ramo femminile dell'ordine nacque nel 1050, presso il monastero di Cavriglia, per iniziativa di Berta, figlia di Lotario, conte di Borgonovo e Settimo.