Frazione del comune di Reggello (a 12 km), in
provincia di Firenze; è situato a 958 m s/m., nel Valdarno superiore,
sulle pendici del Monte Secchieta. 44 ab. CAP 50060. • Econ. - La
località è circondata da boschi (la foresta demaniale è di
4,4 kmq) ed è meta di turismo, anche invernale. • St. e Arte -
Abbazia di V.: il celebre monastero trasse origine dall'eremo di Santa
Maria d'Acquabella, sul monte di
V., che era chiamato
Taborra. Nel
1036 vi giunse san Giovanni Gualberto, che successivamente vi istituì una
vera regola. Nel 1039 gli eremiti ricevettero in dono dalla badessa del
monastero di Sant'Ellero il territorio di Acquabella. L'anno successivo san
Giovanni Gualberto fu nominato abate. Varie donazioni e conferme arricchirono
progressivamente i possedimenti dei monaci. Gli abati vennero insigniti del
titolo di conti, in quanto signori del castello di Magnale; nel Quattrocento
ricevettero dal pontefice Martino V il titolo di marchesi di Monte Verdi e di
Canneto. Saccheggiata dalle truppe di Carlo V nel 1529 e di lì a poco
gravemente colpita dalla pestilenza, l'abbazia conobbe nuova fortuna sotto
l'abate Averardo Niccolini, verso la metà del Seicento. Soppresso una
prima volta nel 1810 e restaurato sette anni più tardi, il monastero fu
nuovamente soppresso nel 1866 e divenne sede dell'Istituto superiore forestale.
Intorno alla metà del Novecento i monaci sono rientrati progressivamente
in possesso del cenobio. L'edificio, costruito in età romanica, venne
rifatto nel XV sec. e ampliato nel secolo successivo. L'assetto definitivo gli
fu conferito nel Seicento da A. Parigi e G. Silvani. Nella costruzione spiccano
il campanile romanico, la torre quattrocentesca e il muraglione di cinta.
Nell'interno dell'abbazia si apprezzano affreschi del Seicento e del Settecento
e un sontuoso reliquario cinquecentesco di san Giovanni Gualberto in argento
dorato e smalti, che si deve a P. Sogliani.