Del movimento religioso sorto a seguito della
predicazione di Valdo (V. OLTRE). ║
Valli
v.: valli delle Alpi Cozie (Valle Pellice, Val Pragelato, Val Perosa, Val
San Martino, Val Germanasca in Piemonte; Val Queiras, Valluisa, Valle
Argentiera, Val Freissinière in Francia) ove, a partire dal XIII sec., si
stabilì la più numerosa comunità
v. • Encicl.
- L'origine del movimento
v. risale al 1176, allorché un ricco
mercante di Lione, Valdo (nato attorno al 1140), a seguito di un avvertimento
celeste, avrebbe rinunciato a tutti i suoi beni e avrebbe iniziato a predicare
il Vangelo; ben presto si unì a lui un cospicuo numero di seguaci, che si
impegnarono nella diffusione del Vangelo presso le classi più povere e
che finirono in questo modo per allarmare i vertici ecclesiastici. I
v.,
infatti, rivendicavano il diritto alla predicazione della Parola di Dio per
tutti coloro che ne fossero stati in grado, a prescindere dalla consacrazione
esteriore fornita dalla gerarchia ecclesiastica; inoltre, essi rifiutavano i
sacramenti impartiti dagli ecclesiastici, negavano la transunstanziazione, il
culto dei morti e dei santi e l'esistenza del Purgatorio, condannavano la
menzogna e il giuramento, conducevano una vita estremamente sobria, incentrata
sul voto di povertà e sull'astensione dal lavoro. Quindi i
v.
finivano, almeno implicitamente, per mettere in discussione il ruolo della
Chiesa e le gerarchie sociali consolidate e si posero come una forza
potenzialmente eversiva nel quadro dell'epoca. Fu così che l'arcivescovo
di Lione dapprima li esortò ad astenersi dalla predicazione; dopo il loro
rifiuto, li espulse dalla Diocesi. I
v. reagirono e nel 1179 riuscirono a
essere ricevuti dal papa, che consentì loro il voto di povertà ma
non la predicazione. Lo strappo decisivo con la Chiesa fu compiuto due anni
dopo, in occasione della nomina ad arcivescovo di Lione di Giovanni di
Bellesmains, che cacciò nuovamente i
v. della Chiesa
v. da
Lione e che ottenne dal Sinodo di Verona (1184) la condanna ufficiale.
Ciò non impedì, però, la rapida diffusione del movimento in
un primo tempo in Lombardia, Delfinato, Provenza, Alsazia, Lorena, Svizzera,
Germania e Spagna, quindi, nel XIII sec., anche in Ungheria, Polonia e Boemia;
lì, secondo la tradizione, sarebbe giunto lo stesso Valdo e vi sarebbe
morto (1217). Le feroci persecuzioni della Chiesa sradicarono il movimento
v. da Austria, Francia, Spagna e Germania, ma non da Boemia (ove i
v. si fusero con gli hussiti), Lombardia e Calabria (ove si era diffuso
agli inizi del XIV sec.). Fu, però, soprattutto il gruppo che si era
stanziato sulle Alpi Cozie a sviluppare quella coesione e quel senso di
appartenenza che ne avrebbe permesso la sopravvivenza nonostante le dure
persecuzioni del 1370 (ad opera di Gregorio XI) e del 1487 (ad opera di
Innocenzo VIII). L'adesione alla Riforma, formalizzata nel corso del Sinodo di
Chanforan del 1532 e confermata l'anno seguente a Praly, aprì una
stagione nuova per il movimento
v.: tale adesione, che si realizzò
sui principi della predestinazione, della confessione fatta solo a Dio, della
riduzione dei sacramenti a battesimo ed eucaristia, del riposo domenicale,
sancì, infatti, l'istituzione di una vera e propria Chiesa
v.
(che, a livello di organizzazione riproduceva più o meno quella delle
Chiese riformate svizzere); al suo culto pubblico, che fu inaugurato nel 1553,
dopo una serie di duri scontri, fu concessa nel 1561 dal duca di Savoia Emanuele
Filiberto la tolleranza. L'elaborazione dottrinaria, nel frattempo, conduceva i
v. all'approvazione della confessione di fede del 1655 (ma probabilmente
anteriore); con questo documento, che con la sola aggiunta dell'
Atto
integrativo del 1894 costituisce la confessione di fede ancora oggi vigente,
la Chiesa
v. assunse un'impronta decisamente calvinista, assai vicina
alla confessione gallicana delle Chiese riformate francesi. Nel XVII sec.,
però, la politica sabauda nei riguardi dei
v. mutò
radicalmente, concretizzandosi in una serie di atti persecutori culminati con i
massacri della Pasqua del 1655 da parte di Vittorio Amedeo I. La linea
repressiva fu seguita inizialmente anche da Vittorio Amedeo II, che nel 1686
decretò l'espulsione dei
v. dal ducato; successivamente,
però, col modificarsi dei rapporti tra Savoia e Francia, venne permesso
loro di far ritorno (1689) e venne emanato l'editto di tolleranza (1694). Solo
nel 1848, però, con l'Editto del 17 febbraio, l'emancipazione
v.
poté dirsi completata. ║ L'organizzazione della Chiesa
v.
è di tipo presbiteriano. L'Assemblea legislativa è il
Sinodo, che raccoglie tutti i pastori e i membri laici eletti dalle
chiese. Il Sinodo elegge, poi, la
Tavola, che detiene funzioni
amministrative e rappresentative; al
corpo dei pastori, invece, spetta il
compito di vigilare sul mantenimento dell'ortodossia. Nel 1967, la Chiesa
v. entrò a far parte della Federazione evangelica italiana,
unendosi in questo modo all'Unione battista, alla Chiesa evangelica luterana,
alla Comunità ecumenica di Ispra e alla Chiesa metodista; con
quest'ultima, nel 1979 stipulò un patto di integrazione che condusse le
due Chiese, nel 1979, alla costituzione di un unico Sinodo. I rapporti con lo
Stato italiano furono, invece, definiti nel 1984, con un'integrazione nel 1993
avente per oggetto materie finanziarie e fiscali.