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Rèpaci, Leònida.

Scrittore italiano. Esordì nel 1919 con il volume di poesie Il ribelle e l'Antigone, al quale seguì Poemi della solitudine (1920). Nel 1923 pubblicò il suo primo romanzo, L'Ultimo cireneo, e nel 1930 La carne inquieta. Durante questo periodo scrisse per il teatro (La madre incatenata, 1926; Il peccatore, 1928) e iniziò a progettare quella che sarebbe diventata l'opera più importante della sua vita, i romanzi del ciclo intitolato Storia dei fratelli Rupe, l'epopea di una famiglia calabrese dei primi del Novecento, alle cui vicende si intrecciano gli avvenimenti storici che caratterizzavano l'Italia e il mondo dell'epoca. I tre romanzi (I fratelli Rupe, 1932; Potenza dei fratelli Rupe, 1934; Passione dei fratelli Rupe: 1914, 1934) furono rielaborati nel 1957 e successivamente integrati con un altro romanzo, andando a formare così la quadrilogia Storia dei Rupe (1969-73). R. si dedicò anche a romanzi di tipo intimista, come Racconti della mia Calabria (1931), Un riccone torna alla terra (1954), Il pazzo del casamento (1958), Magia del fiume (1965). Negli ultimi anni di vita si dedicò di nuovo alla poesia (Poemetti civili, 1973; Mamma leonessa, 1984) e alla saggistica (Ricordo di Gramsci, 1947; Teatro d'ogni tempo, 1965). R. fu anche giornalista, prima a Torino, per «Ordine Nuovo» (1921), in seguito a Milano, per «l'Unità» (1923-25); per la sua attività fu processato, nel 1923, come antifascista. Dopo la fine della guerra fu condirettore del quotidiano «Il Tempo» e direttore di «Epoca». R. fu anche critico teatrale, pittore e fondatore del premio Viareggio (1929), che presiedette dal 1946 (Palmi, Reggio Calabria 1898 - Roma 1985).