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Rèddito.

(dal latino redditum, der. di reddere: rendere). L'utile che deriva dall'esercizio di un mestiere o di una professione o dall'investimento di capitale. • Econ. - In generale, si distingue tra r. in natura (se percepito in forma di beni o servizi) e r. monetario (se percepito in denaro). Esso può essere frutto della vendita dei fattori di produzione ed è, allora, denominato salario o stipendio, profitto, interesse o rendita, a seconda che remuneri, rispettivamente, lavoro, attività imprenditoriale, capitali monetari o trasferimenti fissi. A seconda, invece, della fonte da cui deriva, si distingue il r. fondiario (derivante da terreni e distinto in dominicale e agrario), r. dei capitali, r. da lavoro (dipendente o autonomo) e r. d'impresa (derivante da imprese commerciali). Un'ulteriore distinzione riguarda il r. nazionale, ovvero l'insieme dei r. percepiti da tutti i soggetti economici residenti in un dato Paese in un certo lasso di tempo, che equivale al PIL al netto degli ammortamenti e delle imposte indirette, e il r. personale, ovvero l'insieme dei compensi per attività lavorative, finanziarie o di altro tipo che ottiene un individuo. Sebbene la teoria economica abbia elaborato strumenti teorici assai raffinati per la misurazione monetaria del r., all'atto pratico questa misurazione risulta piuttosto difficile; infatti, nel caso del r. individuale, compaiono variabili di difficile quantificazione monetaria (r. in natura, servizi ricevuti a titolo di favore, utilità derivante dal patrimonio d'uso, ecc.), mentre per quel che concerne il r. nazionale ci si imbatte, ad esempio, nell'eterogeneità dei beni e dei servizi o in fenomeni di consumo differito. ║ R. permanente: r. medio annuo atteso dall'individuo per un determinato periodo di tempo (superiore a un anno), in funzione del quale l'individuo medesimo calibra i suoi consumi. Il concetto di r. permanente fu introdotto da M. Friedman per superare l'ipotesi keynesiana in base alla quale la propensione al consumo decresce al crescere del r., che le analisi empiriche di S.S. Kuznets avevano dimostrato esser valida solo sul breve periodo, ma non sul lungo. Questa relazione tra r. permanente e consumi è stata confermata dagli studi di F. Modigliani, che hanno anche evidenziato la variazione del consumo in funzione dell'età. • Econ. pol. - Politica dei r.: l'insieme degli interventi pubblici finalizzati ad assicurare un equilibrio tra sviluppo dell'economia e stabilità dei prezzi, attraverso il mantenimento della stabilità delle quote distributive assegnate alle classi sociali. La politica dei r. opera, pertanto, per evitare o quantomeno contenere l'inflazione dei costi che si determina nelle economie non concorrenziali in presenza di uno squilibrio tra variazione percentuale dei salari e variazione percentuale della produttività (laddove, quindi, l'azienda tende a trasferire sui prezzi gli aumenti salariali al fine di mantenere costante il margine di profitto). Nei fatti, la politica dei r. incontra diverse difficoltà di applicazione, che rimandano principalmente al fatto che esistono notevoli differenze nei ritmi di crescita dei vari settori; in considerazione di questo, solitamente si provvede ad aumentare i salari monetari di tutti i settori in misura pari all'aumento della produttività media del sistema economico, oppure a ridurre i prezzi dei beni prodotti dai settori la cui produttività cresce oltre la media e contemporaneamente ad aumentare i prezzi dei beni prodotti dai settori la cui produttività cresce meno della media. Questi provvedimenti, tuttavia, comportano a loro volta dei problemi: in primo luogo, di difficile accettazione, in particolar modo, per i sindacati appare la perpetuazione delle differenze settoriali e geografiche tra salari; secondariamente, sembra assai improbabile una diminuzione dei prezzi dei beni prodotti da settori la cui produttività cresce oltre la media, in virtù delle ovvie resistenze aziendali e sindacali; in terza istanza, si può rilevare che la politica dei r. usualmente interviene solo su profitti e salari, ignorando le rendite, che pure influiscono sui fenomeni inflazionistici; infine, a livello squisitamente ideologico, incontra notevoli resistenze, soprattutto presso le forze sindacali, l'accettazione della filosofia di fondo della politica dei r., dal momento che essa, essendo orientata al mantenimento degli assetti distributivi esistenti, ne presuppone, almeno implicitamente, l'equità. ║ Effetto r.: in microeconomia, variazione di una quantità domandata di un bene a seguito di una variazione del potere d'acquisto (e, dunque, del r.) determinata da una variazione del prezzo del bene medesimo. L'analisi combinata di effetto r. ed effetto sostituzione (ovvero la variazione del saggio di scambio con un altro bene) permette di valutare l'effetto complessivo di una variazione del prezzo sulla domanda di un bene. ║ R. minimo garantito: trasferimento monetario che lo Stato eroga a soggetti il cui r. è inferiore a una quota data o che, in base a prefissati criteri, risultano essere in una situazione di difficoltà economica. È previsto in vari Paesi europei (Gran Bretagna, Olanda, Belgio, Germania, Francia, Lussemburgo) e la sua concessione è in genere subordinata, oltre che alla sussistenza di una comprovata situazione di bisogno, alla disponibilità a svolgere lavori socialmente utili e/o all'accettazione di eventuali offerte di lavoro. La filosofia del r. minimo garantito è, in certa misura, alternativa rispetto ai modelli tradizionali di Welfare State, dal momento che preferisce puntare sulla fornitura di denaro piuttosto che erogare gratuitamente o sotto costo servizi ritenuti essenziali (ad esempio, prestazioni sanitarie): in questo modo, argomentano i suoi propugnatori, non si genererebbero meccanismi distorsivi del mercato e sacche di inefficienza e nel contempo si lascerebbe ai singoli la libertà di scelta in merito ai propri consumi. Una diversa ipotesi di r. minimo garantito rispetto a quelle realizzate sinora è la cosiddetta imposta negativa sul r.: sostenuta tra gli altri da M. Friedman, questa proposta individua una soglia al di sotto della quale non si pagherebbero imposte e, anzi, si riceverebbe dallo Stato la differenza tra r. minimo e r. effettivamente percepito. R. di base o di cittadinanza: trasferimento monetario incondizionatamente garantito a tutti su basi individuali, indipendentemente dalle condizioni economiche o dalla propensione al lavoro. In questo senso, rispetto al r. minimo garantito, il r. di base non richiede per la sua erogazione alcuna prova della sussistenza di una situazione di bisogno o la disponibilità a svolgere un lavoro, ma tende, piuttosto, a configurarsi come un diritto sociale di cui sono titolari tutti i cittadini. L'idea del r. di base affonda le sue origini nel XVIII sec., quando fu per la prima volta avanzata da T. Paine; ripresa successivamente alla fine della prima guerra mondiale da B. Russell e da un membro del Partito laburista, D. Milner, che ne diede la prima organica formulazione teorica, è stata rilanciata in Europa soprattutto a partire dal 1980, con la fondazione in Gran Bretagna del Basic Income Research Group (1984, dal 1992 Citizens Income Study Center) e in Belgio del Basic Income European Network e con la pubblicazione del testo di P. Van Parijs Real Freedom for All (1995). Secondo i suoi sostenitori, il r. di base, rispetto ai tradizionali modelli di r. minimo garantito, da un lato comporterebbe un sostanzioso risparmio in termini di costi in conseguenza del venir meno della necessità dei controlli amministrativi sulle condizioni economiche dei singoli, dall'altro, costituirebbe un più adeguato strumento per sfuggire alle cosiddette trappole della povertà insite nelle politiche pubbliche che prevedono trasferimenti condizionati. • Fin. - Imposte sul r.: imposte che gravano su ciascun tipo di r. o sul r. complessivo di ogni singolo contribuente. ║ R. imponibile: parte del r. soggetta a imposte. • Contab. - Variazione subita dal capitale di impresa in un dato periodo di tempo, in conseguenza della gestione. ║ R. di gestione o totale: variazione del capitale durante la vita dell'azienda. ║ R. di esercizio: variazione del capitale durante un periodo amministrativo. ║ R. minimo: r. al di sotto del quale risulta non conveniente per l'imprenditore operare.