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Rákosi, Mátyás.

Uomo politico ungherese. Orientatosi verso il Socialismo rivoluzionario, nel 1910, dopo aver conseguito la laurea presso l'Accademia di scienze orientali di Budapest, fu nominato segretario del circolo giovanile Galileo e nel 1912 fu tra i fondatori dell'Associazione nazionale degli studenti aderenti al blocco delle sinistre. Partecipò alla prima guerra mondiale e nel 1915 venne fatto prigioniero sul fronte russo. Ebbe modo di assistere agli eventi della Rivoluzione sovietica; ritornato in Ungheria nel 1918, riprese l'attività politica nel clima acceso del dopoguerra ed entrò a far parte dell'effimero Governo comunista di Béla Kun (marzo-luglio 1919) come commissario della Produzione sociale. Fuggito in Austria dopo il crollo del Governo e lo scatenamento del «terrore bianco», fu catturato dagli agenti del nuovo capo del Governo ungherese. Raggiunta la Russia, fu nominato segretario del Comitato esecutivo (1920-24) della Terza Internazionale (Komintern) e nel 1924 rientrò clandestinamente in Ungheria per riorganizzarvi il Partito comunista. Arrestato nel 1925, fu condannato all'ergastolo; nel 1940 fu rimesso in libertà in seguito a uno scambio di prigionieri politici con l'Unione Sovietica. Ritornò in Ungheria nel 1944 al seguito delle truppe sovietiche, assumendo la segreteria del Partito comunista. Vicepresidente del Consiglio nel Governo nel 1945, nel periodo successivo diresse le operazioni per la confluenza dei socialisti nel nuovo Partito operaio unito e per il graduale passaggio del potere nelle mani dei comunisti. Allontanò da tutti i posti chiave i rappresentanti della destra agraria, principali oppositori, insieme con la Chiesa cattolica, della collettivizzazione socialista. Sotto la sua direzione fu avviato un accelerato processo di pianificazione e di industrializzazione, tendente a trasformare radicalmente la struttura dell'economia ungherese. R. assunse per qualche tempo anche la carica di primo ministro. Nel nuovo clima seguito alla morte di Stalin, dovette accettare, suo malgrado, un programma di governo attraverso cui gli esponenti del «nuovo corso» intendevano gettare le basi di un rinnovato sviluppo socialista. Nel 1955 cercò di restaurare un regime staliniano ormai del tutto anacronistico; nel 1956 dovette lasciare la segreteria del partito, dal quale fu espulso nel 1962 (Ada, Voivodina 1892 - Gorkij 1971).