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Ràbbia.

Malattia infettiva, impropriamente detta anche idrofobia (V.). ║ Fig. - Irritazione violenta, collera generata dal senso della propria incapacità, da una delusione, da un dispetto, che si manifesta in azioni e in parole incontrollate. In senso attenuato, impazienza o malumore che si concretizza per non aver ottenuto quanto desiderato, o per essere costretti a fare ciò che non si vuole. ║ Accanimento con cui vengono perseguite determinate azioni: ha costruito con r. la propria difesa. ║ Detto di cose inanimate o di elementi naturali, impeto violento, furia disordinata. • Med. - Malattia infettiva acuta dei mammiferi, provocata da un virus neurotropo (formidio inexorabilis) che colpisce il sistema nervoso centrale, provocando paralisi e conseguente decesso. Il virus, appartenente al ceppo dei rabdovirus, è presente nella saliva degli animali infetti, soprattutto di quelli selvatici e dei cani, domestici o randagi, a loro volta contagiati; anche l'esposizione di mucose o di abrasioni cutanee alla saliva dell'animale infetto potrebbe causare la trasmissione virale. Nell'uomo, la r. si diffonde dal punto di penetrazione, raggiungendo di qui l'encefalo; il tempo di incubazione è quindi tanto più rapido quanto più il punto di inoculazione risulta vicino al cervello. Il virus rabbico manifesta la sua massima efficacia nel cane, mentre fonte minore di infezione risultano i morsi di gatti, bovini ed equini. Nell'encefalo la formidio genera le lesioni tipiche dell'encefalite e vi crea, nelle cellule piramidali, tipiche inclusioni citoplasmatiche, dette corpi del Negri. Seguendo sempre i canali nervosi, il virus viene eliminato attraverso la saliva, già infettante giorni prima della manifestazione dei sintomi. Da principio la malattia attraversa un periodo di incubazione (variabile dalle due settimane ai quattro mesi) in cui non si riscontrano manifestazioni apprezzabili e percorre un breve periodo prodromico che presenta disturbi depressivi con cefalea, insonnia e astenia, malessere e febbre. Si entra poi nel periodo eccitativo, con cui si apre la fase neurologica acuta, definita da sintomi quali parestesia e iperestesia, vomito, cefalea, emissione continua di saliva dalla bocca (scialorrea), aerofobia, idrofobia, agitazione psicomotoria, manifestazioni paralitiche. In circa la metà dei casi si presentano dolori e alterate percezioni sensitive nella zona di inoculazione del virus. L'aerofobia, in particolare, si manifesta nella contrazione spastica delle vie respiratorie; l'idrofobia, termine improprio con cui viene designata la r., poiché tale manifestazione ne rappresenta un solo sintomo, porta invece a spasmi faringo-laringei, accompagnati da fenomeni convulsivi, accentuati dalla deglutizione, che si ripercuotono sul sistema respiratorio e sul cuore. La morte sopraggiunge frequentemente in questa fase, anche se qualche volta è preceduta da collasso, cianosi e paralisi. Talvolta il periodo eccitativo manca o è assai breve e il decorso è caratterizzato da collasso e paralisi (r. paralitica). La terapia si fonda sulla somministrazione di immunoglobuline e di vaccino antirabbico che, somministrato nel momento immediatamente successivo all'inoculazione del virus, ha lo scopo di stimolare una risposta immunitaria efficace prima che esso raggiunga il sistema nervoso centrale. La r. è nota nella sua manifestazione clinica sin dalla descrizione del medico romano Celso, anche se la sua origine virale fu identificata solo da L. Pasteur nel XIX sec. Il virus è rintracciabile ovunque, eccetto nell'Antartide e in Oceania. Nell'uomo la vaccinazione antirabbica viene effettuata a solo scopo preventivo nei soggetti esposti, per ragioni professionali, al rischio di contagio e in chi abbia subito morsicature da parte di animali probabilmente portatori del virus. • Veter. - Affezione sostenuta da un rabdovirus trasmesso con la saliva degli animali infetti; colpisce sia quelli selvatici sia quelli domestici, mentre solo la volpe può riunire le due forme, silvestre e urbana, trasmettendo le infezioni ad animali urbani randagi con cui essa entra in contatto. Negli animali la sintomatologia è affine a quella umana, a parte l'assenza dei sintomi dell'idrofobia e dell'aerofobia. Nel cane, dopo un periodo di incubazione di circa 40 giorni, la r. si può manifestare in due forme: la r. furiosa o quella muta. Nella prima si distinguono tre livelli: quello prodromico, caratterizzato da irrequietezza e alterazione dell'affettività; ad esso segue lo stadio eccitativo, in cui l'animale si dimostra aggressivo verso il mondo esterno e se stesso, provocandosi mutilazioni e provando una progressiva insensibilità al dolore; il terzo livello è quello paralitico e conduce alla paralisi del soggetto che, entro dieci giorni dalla comparsa dei primi sintomi, muore. La forma muta è invece assai più rapida e si risolve nel corso di tre o quattro giorni dalle prime manifestazioni con la comparsa della paralisi e con il decesso. I ruminanti domestici presentano esclusivamente crisi depressive, mentre nel coniglio la forma è sempre quella muta. Per la diagnosi risultano necessari esami di laboratorio per arrivare all'isolamento del virus. Fondamentali le misure di profilassi che si realizzano con la vaccinazione di cani e gatti domestici e con il controllo del fenomeno del randagismo. Le forme preventive della r. silvestre e urbana sono attuate vaccinando le volpi e i cani con vaccino di virus rabbico vivo attenuato con successivo passaggio su embrione di pollo. ║ Falsa r.: manifestazione di collera, apparentemente immotivata, che coglie animali soggetti a interventi chirurgici sulla corteccia cerebrale.