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Ruusbroec, Jan van.

(o Ruysbroec, Jan van.). Mistico medioevale, fiammingo. Ordinato sacerdote nel 1317, abbracciò la vita ascetica, dedicandosi alla meditazione mistica e alla predicazione. Nel 1343 si ritirò con alcuni confratelli in una località della foresta presso Groenendael, e fu questo il primo nucleo di una comunità che qualche anno più tardi adottò la regola dei canonici regolari di San Vittore di Parigi, comunità della quale egli divenne priore. Tra i grandi mistici fiamminghi, R. elaborò i temi enunciati da J. Eckart, il massimo esponente del Misticismo speculativo del XIV sec. Si tratta di temi di ispirazione neoplatonica volti a dimostrare che Dio è al di là di tutte le determinazioni, immune da ogni forma di essere e, proprio per questo, radice e principio di tutto l'essere. Dio vive nella ricerca che l'uomo fa di lui e solo questa identità dell'oggetto della ricerca e del soggetto ricercante garantisce la vita della fede. Così Dio e l'esperienza del divino si saldano. In R. la ricerca si svolge però più in direzione pratico-religiosa che in senso speculativo. Secondo tale concezione mistica si tratta di scavare nell'intimo dell'anima alla ricerca di quella “scintilla” in cui avviene la connessione tra questa e Dio. È questo il fine di uno sforzo ascetico, il termine dell'opera religiosa che non esaurisce mai le sue possibilità. Conoscenza necessaria dell'accesso a Dio è, più che la conoscenza filosofica, l'esercizio della virtù. Affinché le sue opere potessero essere lette dal maggior numero di fedeli, egli le redasse in fiammingo, anziché come d'uso in latino; tra le principali ricordiamo: Il regno degli amanti di Dio; Il libro del tabernacolo spirituale; Lo specchio dell'eterna beatitudine; La fede cristiana; I sette grandi dell'amore spirituale; Le dodici virtù (Ruysbroeck, Brabante 1293 - Abbazia di Groenendael, Brabante 1381).