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Russell, Bertrand Arthur William, lord.

Filosofo e matematico inglese. Discendente da nobile famiglia, studiò matematica e filosofia al Trinity College di Cambridge dove, dopo una breve stagione hegeliana, subì l'influenza di G.B. Moore, finendo per orientarsi verso un empirismo radicale. Al Trinity College fu fellow dal 1895 al 1901 e lecturer di filosofia dal 1910 al 1916; di quegli anni sono le opere grazie alle quali R. si affermò come logico e matematico di rilievo: Esposizione critica della filosofia di Leibniz (1901), I principi della matematica (1903), Teoria delle descrizioni (1905), Principia mathematica (1910-13), La filosofia dell'atomismo logico (1918) ), Introduzione alla filosofia matematica (1919). La cattedra gli fu, però, tolta durante la prima guerra mondiale per la sua attività in favore della pace e dell'obiezione di coscienza; per aver pubblicato un opuscolo pacifista, fu anche condannato a sei mesi di carcere (1918). Dopo la guerra, viaggiò a lungo, soggiornando, tra l'altro, in Russia e pubblicando, una volta tornato in patria, Teoria e pratica del bolscevismo (1920), opera nella quale denunciò i primi segni di burocratizzazione e involuzione autoritaria della Rivoluzione russa. Svolse in quegli anni un'intensa attività pubblicistica, cui affiancò, dal 1927 al 1932, la direzione di una scuola privata sperimentale da lui fondata a Beacon Hill e ispirata a un originale programma pedagogico, esposto in Educazione e ordine sociale (1932). Membro della Camera dei Lord dal 1931, nel 1938 si trasferì negli Stati Uniti, insegnando a Chicago e a Los Angeles; due anni dopo fu chiamato a insegnare al New York City College, ma per l'anticonformismo delle sue idee, soprattutto in materia di morale della famiglia e di religione (Matrimonio e morale, 1929; Religione e scienza, 1935), l'incarico gli venne revocato. R. insegnò, allora, alla Barnes Foundation di Marton, in Pennsylvania: le lezioni di quel periodo (1941-43) costituirono il nucleo della sua Storia della Filosofia occidentale (1945). Dopo essere ritornato nel 1944 a occupare la cattedra del Trinity College di Cambridge e aver ricevuto nel 1950 il premio Nobel per la letteratura, R. dedicò l'ultimo periodo della sua vita alla saggistica politica, svolgendo un'intensa opera di propaganda in favore della pace. In particolare, nel 1963 fondò la Russell Peace Foundation e nel 1966 patrocinò la costituzione di un Tribunale internazionale contro i crimini di guerra americani nel Vietnam (noto come Tribunale R.), allo scopo di appurare se nella condotta statunitense nella guerra vietnamita fossero stati commessi atti contrari al diritto internazionale. Di questo tribunale, di cui R. assunse la presidenza onoraria, fecero parte personalità di notevole prestigio come J.-P. Sartre, L. Schwarz, P. Weiss e L. Basso. All'interno della vasta produzione di R., oltre alle opere già citate, si possono ricordare: L'analisi della mente (1921), L'ABC della relatività (1925), Libertà e organizzazione (1934), Storia delle idee del XIX sec. (1934), Il potere (1938), Indagine sul significato e sulla verità (1940), La conoscenza umana (1948), Saggi impopolari (1951), Logica e conoscenza (1956), Perché non sono cristiano (1957), La mia evoluzione filosofica (1959), Saggi scettici (1963), Autobiografia (1967-69). La riflessione filosofica di R. spicca soprattutto per gli importanti contributi di logica matematica e muove dall'idea di fondo secondo cui la matematica può essere ridotta a un ramo della logica; in altri termini, non esistono, secondo R., concetti tipici della matematica che non possano essere ridotti a concetti logici né procedimenti di calcolo che non si possano risolvere in derivazioni di carattere puramente formale. In questo senso, R. riprende le analisi di G. Frege e i suoi tentativi di fondare la matematica sulla logica delle classi, finendo, peraltro, per metterne in discussione i risultati con la scoperta dell'antinomia che porta il suo nome (la classe delle classi che non sono elementi di sé stesse è un elemento di se stessa solo se non è un elemento di se stessa e viceversa). Convinto che i paradossi derivino da un cattivo uso del linguaggio (gli oggetti della matematica hanno, infatti, per R. esistenza indipendente dal soggetto e dall'esperienza e le contraddizioni non possono, pertanto, sussistere), R. propone la teoria dei tipi, secondo la quale individui, classi, classi delle classi, ecc. appartengono a tipi logici diversi; un concetto, pertanto, non può mai occorrere come predicato in una proposizione il cui soggetto sia di tipo uguale o maggiore di quello del concetto stesso. L'analisi del linguaggio permette a R. di superare anche i paradossi metafisici dei non-esistenti: secondo R., grazie alle ricostruzioni che eliminano le espressioni denotanti e le voci del verbo “esistere”, una proposizione che riguarda un non-esistente può esser vera e avere significato senza dover per forza implicare una qualche forma di esistenza per questo non-esistente: così, ad esempio, la proposizione “il cerchio quadrato non esiste” va trasformata nella proposizione “non è mai vero che x sia circolare, y sia quadrato e non sia sempre falso che x e y si identifichino”. In queste operazioni di chiarificazione logico-linguistica, R. non perde, però, mai di vista l'obiettivo della ricerca del senso delle cose, distanziandosi in questo modo dalla filosofia analitica di Oxford, alla quale egli rimprovera un'esclusiva attenzione per il senso delle parole: in ciò agisce la dottrina dell'Atomismo logico, che stabilisce l'isomorfismo tra la struttura di un linguaggio ideale, costruito su proposizioni atomiche dei cui componenti si abbia conoscenza diretta, e la struttura della realtà, composta da fatti atomici tra loro logicamente indipendenti (Trellek, Galles 1872 - Penrhyndeudraeth, Galles 1970).