Stato (26.338 kmq; 8.481.000 ab.) dell'Africa centrale.
Confina a Nord con l'Uganda, a Ovest con la Repubblica Democratica del Congo, a
Sud con il Burundi e a Est con la Tanzania. Capitale: Kigali. Città
principali: Butare, Nyanza, Gisenyi, Gitarama, Kibungo, Kybue, Kabuga.
Ordinamento: Repubblica presidenziale. In base alla Costituzione approvata
con referendum nel maggio 2003 il presidente della Repubblica, capo anche dell'Esecutivo,
è eletto a suffragio diretto con mandato di 7 anni. Il Parlamento è costituito dalla Camera
dei rappresentanti (80 membri, eletti a suffragio diretto con mandato di 5 anni) e dal Senato
(26 membri con mandato di 8 anni). Moneta: franco del
R. Lingue
ufficiali: il francese, il Kinya Rwanda e l'inglese. Religione: cattolica;
esistono minoranze animiste, protestanti, musulmane. Popolazione: Hutu;
convivono minoranze Tutsi e Twa.
GEOGRAFIAMorfologia: il
Paese occupa una successione di altopiani, la cui altitudine varia dai 1.500 ai
2.000 m, e una dorsale, che l'attraversa da Nord a Sud. Dalla sezione
occidentale della stessa dorsale si diparte una catena montuosa che, in alcuni
punti, supera i 4.000 m e presenta all'estremità settentrionale il
massiccio dei vulcani Virunga, che culmina nel Monte Karisimbi (4.507 m). Il
territorio del
R. è posto nella parte orientale del continente e
compreso nella zona del bacino del fiume Kagera, immissario del vicino Lago
Vittoria; è inoltre collegato alle strutture litiche che determinarono la
spaccatura della Rift Valley, occupata nella zona centrale dal Lago Kivu (1.459
m). In prossimità del Lago Vittoria la dorsale digrada poi in un'area
paludosa e solcata da corsi d'acqua. La maggioranza di questi si immette nel
Kagera, da cui sgorga il Nilo, mentre solo la porzione occidentale del
R.
è tributaria del fiume Congo per mezzo del Lago Tanganica e i fiumi
Lukuga e Rusizi. Il costante sfruttamento dei terreni vulcanici ha contribuito a
diradare l'originario manto forestale sostituito da una savana di tipo erbaceo.
║
Clima: il clima è temperato dall'altitudine, nonostante il
R. sia posto su una latitudine equatoriale. Le precipitazioni si
collocano tra gli 800 e i 1.000 mm annui con dei picchi durante i periodi
marzo-maggio e ottobre-dicembre. ║
Fauna: comprende numerose specie
di scimmie, rinoceronti, zebre, antilopi e viene salvaguardata anche grazie alla
creazione di due parchi nazionali: quello dei Vulcani, tra la Repubblica
Democratica del Congo e l'Uganda, e quello di Kagera, al confine con la
Tanzania.
Cartina del Ruanda
ECONOMIA
Il Paese presenta una situazione economica
piuttosto arretrata per la mancanza di insediamenti industriali sul territorio,
penalizzato inoltre dalla distanza dal mare, dall'elevato carico demografico e, in tempi
recenti, dalla sanguinosa guerra civile.
Il
R. dipende essenzialmente dall'aiuto di capitali e di tecnologie
provenienti dall'Ue, dall'ONU o da strutture internazionali di cooperazione
fra Paesi africani, come la Comunità economica dei Paesi dei Grandi Laghi
e l'Organizzazione per lo sviluppo del Kagera, dei quali lo stesso
R. fa
parte. L'agricoltura costituisce la base dell'economia, favorita dalla presenza
di terreni fertili di origine vulcanica; i prodotti tuttavia sono quasi tutti
destinati al consumo interno, mentre gli aiuti portati da altri Paesi per
l'estensione di alcune colture hanno incontrato resistenze tra la popolazione
locale. L'agricoltura di sussistenza si fonda essenzialmente sulla produzione di
mais, patate, fagioli, piselli, manioca, sorgo; le colture commerciali, invece,
comprendono caffè, tè, tabacco, arachidi e piretro, di cui il
Paese è tra i massimi produttori mondiali. L'allevamento dei bovini
è favorito dalle condizioni ambientali, anche se è stato a lungo
ostacolato dalla carenza di aree appositamente destinate al pascolo, mentre
più numerosi sono i caprini e i suini. Le attività estrattive,
sviluppate durante il periodo coloniale attorno ai giacimenti di tungsteno, sono
in declino, anche se tenta di affermarsi lo sfruttamento di gas naturale sulle
rive del Lago Kivu per la produzione di fertilizzanti. L'industria è
limitata alla lavorazione delle materie prime dell'agricoltura e
dell'allevamento, quali zucchero e olio, alla lavorazione delle pelli e a
piccoli impianti tessili. I ridotti consumi energetici sono assicurati da alcune
centrali idroelettriche, mentre le scarse vie di comunicazione ostacolano un
adeguato sviluppo socio-economico del
R. Il turismo, che potrebbe
rappresentare uno strumento di crescita e di richiamo, è bloccato dalla
carenza di vie di comunicazione, dei mezzi di trasporto e dall'incerta
situazione politica del Paese.
STORIA
Il
R. ha assistito a tre ondate
migratorie che dapprima ebbero come protagonisti i Batwa, di ceppo pigmoide, cui
successero gli Hutu, di origine bantu, che dal XIII sec. si mescolarono con
l'ultima etnia, quella dei Tutsi o Watutsi, pastori di ceppo etiopide. Questi
ultimi, grazie al possesso di bestiame, si collocarono ai vertici della piramide
sociale, impedendo tuttavia la mescolanza razziale tra le tre etnie, ciascuna
separata socialmente e stanziata su una diversa porzione di territorio. Negli
ultimi anni del XIX sec. ebbe inizio la penetrazione tedesca che definì
il
R.-Urundi (od. Burundi) come protettorato tedesco sino al 1915-16,
quando venne occupato da truppe anglo-belghe. Nel 1916 il
R.-Urundi venne
assegnato al Belgio su mandato della Società delle Nazioni e nel 1946 in
amministrazione fiduciaria delle Nazioni Unite. Durante questo periodo
l'amministrazione coloniale si avvalse della collaborazione dei Tutsi,
evangelizzati e convinti della propria superiorità morale e culturale sul
resto del Paese. La continua tensione tra le due etnie si risolse nel 1959 in
una rivolta al termine della quale gli Hutu costrinsero il figlio del re, Kigeri
V, e l'aristocrazia Tutsi all'esilio nei Paesi vicini. Nel referendum del 1961
venne abolita la Monarchia, passo che condusse, il 1° luglio 1962, alla
proclamazione della Repubblica e all'elezione del presidente Grégoire
Kayibanda, il cui partito per l'emancipazione del popolo hutu risultò
come unica forza rappresentativa dell'Assemblea. Gli anni seguenti furono
segnati da continue lotte per l'affermazione del primato civile da parte degli
Hutu, ormai saldamente al potere, nei confronti degli antichi dominatori Tutsi.
Nel 1973 un colpo di Stato portò al potere il generale Juvenal
Habyarimana, il cui regime oscillò tra repressione e tentativi di
riconciliazione interetnica, segnati dalle reazioni del vicino Burundi, dominato
dai Tutsi, e da quelle dei profughi ruandesi. Nel 1975 venne creato il partito
unico del MRDN (Movimento nazionale rivoluzionario per lo sviluppo), il cui
ruolo venne sancito dalla nuova Costituzione del 1978, che conferì ampi
poteri al presidente della Repubblica che divenne, contemporaneamente, capo del
partito unico. Habyarimana, rieletto nel 1979, 1983 e 1988, affrontò con
misure drastiche la difficile situazione economica del
R. in crisi per
motivi interni (sovrappopolamento, carestie, carenza di terreni fertili) ed
esterni. Nel 1990, in seguito al rientro in patria di molti profughi richiamati
dal FPR (Fronte patriottico ruandese), composto essenzialmente da Tutsi,
scoppiarono imponenti disordini. La situazione critica portò nel 1991 al
varo di una nuova Costituzione, alla creazione di un sistema multipartitico,
alla limitazione dei poteri presidenziali, all'introduzione della carica di
primo ministro e al riconoscimento delle fondamentali libertà civili e
politiche. Per fronteggiare le tensioni crescenti, il presidente Habyarimana
fece appello alla Francia, che ritrovava nel FPR (composto da intellettuali
anglofoni in esilio) un elemento di disturbo per il
R., inserito nella
propria sfera d'influenza. Nel 1993 venne sottoscritto un accordo di pace che
tuttavia non fermò la serie di violenze, culminate nel 1994
nell'assassinio del presidente del Burundi e di Habyarimana. Mentre il FPR
riprendeva la sua offensiva militare, le milizie hutu si resero responsabili di
un immane genocidio, con circa 800.000 persone massacrate
in 100 giorni: i Tutsi vennero decimati, mentre gli Hutu non schierati con gli estremisti
fuggirono verso lo Zaire e la Tanzania ammassandosi in campi di raccolta dove a loro volta
furono uccisi dalla fame e dalle malattie. Un nuovo intervento militare
francese non poté impedire il definitivo trionfo del Fronte patriottico
(luglio 1994); venne creato un Governo di coalizione su base interetnica e venne
nominato presidente l'Hutu Pasteur Bizimungu. Nel 1997 la situazione dei
profughi subì un ulteriore peggioramento: in seguito al crollo del regime
di Mobutu in Zaire, il nuovo leader Laurent-Désiré
Kabila decise lo smantellamento dei campi profughi e il rimpatrio più
o meno forzato di centinaia di migliaia di persone. Il rientro dei profughi
determinò una situazione caotica e violenta, che il regime tentò
di controllare con una brutale repressione. Inoltre il
R. mandò sue
truppe nello Stato zairese per aiutare i ribelli che si erano schierati
contro il regime di Kabila. Nel giugno 2000 le forze armate
ruandesi si scontrarono con reparti ugandesi per la conquista della città
congolese (nel frattempo lo Zaire aveva cambiato la sua denominazione in Repubblica Democratica
del Congo) di Kisangani, ritirandosi tuttavia dopo l'intervento
dell'ONU. Intanto, facendo seguito alle dimissioni del presidente Bizimungu (marzo 2000), il Parlamento
aveva designato alla presidenza del
R. Paul Kagame (aprile), leader dell'FPR.
Parallelamente il Tribunale speciale dell'ONU e i tribunali locali si
impegnarono nella ricerca e nella condanna dei colpevoli del genocidio del 1994.
Nei primi mesi del 2001 le forze armate del
R. si scontrarono di nuovo con
le truppe ex alleate dell'Uganda per il controllo della città congolese di
Kisangani, centro di traffico d'oro, diamanti e metalli preziosi. Nel corso dell'anno
proseguirono gli scontri tra Hutu e Tutsi, questi ultimi divenuti nel frattempo
detentori del potere. Le associazioni per la difesa dei diritti umani
denunciarono le autorità di Kigali, colpevoli dei continui massacri di Hutu.
Un tentativo di riconciliazione nazionale
venne fatto alla fine dell'anno con la decisione di adottare una nuova bandiera e un nuovo
inno nazionale che si distaccassero in qualche modo da entrambe le fazioni in causa.
Nell'aprile 2002 l'ex presidente Bizimungu venne arrestato con l'accusa di minaccia
alla sicurezza nazionale e attività politica illegale. Nel luglio dello stesso anno
venne raggiunto un accordo tra i presidenti di
R. e Repubblica Democratica
del Congo: il primo si impegnò a ritirare le proprie truppe dallo Stato vicino,
mentre il secondo assicurò il proprio aiuto nelle operazioni di disarmo dei ribelli
hutu accusati del genocidio del 1994. Nel maggio 2003 gli elettori
approvarono la bozza di una nuova Costituzione nella quale veniva condannato ogni
incitamento all'odio interetnico, ponendo di fatto le basi per una riconciliazione
nazionale e per la prevenzione di futuri genocidi di stampo etnico. Nell'agosto 2003
si tennero le prime elezioni presidenziali dal 1994: Paul Kagame venne riconfermato
alla carica di presidente. Due mesi più tardi fu la volta delle elezioni parlamentari,
le prime di tipo multipartitico, vinte dal Fronte patriottico del presidente che si
assicurò così la maggioranza assoluta. Non mancarono però, da parte di osservatori
esteri, dubbi sulla legittimità dell'esito elettorale. Nel giugno 2004
l'ex presidente Bizimungu fu condannato a 15 anni di carcere per peculato, associazione criminale
e incitamento alla violenza. Nel luglio 2005 il Governo avviò la scarcerazione di 36.000
prigionieri, molti dei quali rei confessi del loro coinvolgimento nel geneocidio del 1994. Nel 2006 le
12 province in cui il Paese era diviso, furono sostituite da un numero minore di regioni, con l'obiettivo
di creare diverse macroaree amministrative su base etnica.