Stats Tweet

Rossini, Gioacchino.

Compositore italiano. Avvicinatosi fin da piccolo alle opere di W.A. Mozart e J. Haydn, con il prezioso aiuto del maestro R. Tesei si dedicò allo studio della viola e del cembalo. Nel 1806 passò al liceo musicale di Bologna, dove studiò violoncello e pianoforte, ma anche contrappunto e fuga. Risalgono a questo periodo le prime composizioni: la cantata Il pianto di Armonia sulla morte di Orfeo (1808), le arie dell'opera teatrale Demetrio e Polibio (rappresentata in seguito nel 1812) e una serie di altre opere (scritte dal 1810 e il 1812), tra cui la farsa in un atto La cambiale di matrimonio (1810), le opere buffe L'equivoco stravagante (1811), L'inganno felice (1812), L'occasione fa il ladro (1812) e la prima opera seria, Ciro in Babilonia (1812). Sempre nello stesso anno la Scala di Milano accolse l'opera in due atti La pietra del paragone. A soli 20 anni R. aveva già raggiunto grande notorietà ed era conosciuto in tutta Italia. Nel 1813 a Venezia si rappresentarono la farsa Il signor Bruschino ovvero il figlio per azzardo e l'opera seria Tancredi, dall'omonima tragedia di Voltaire. Quest'ultimo melodramma eroico rappresenta la raggiunta maturità tecnica del compositore che, limitando i recitativi a vantaggio dei pezzi d'insieme, mostrò di avvicinarsi al gusto musicale europeo. Analogo successo, di pubblico e di critica, R. ottenne con l'opera buffa L'Italiana in Algeri (1813). Nel 1814 stipulò un contratto con l'impresario D. Barbaja, che lo vincolò a scrivere due opere all'anno in cambio della direzione dei teatri napoletani San Carlo e del Fondo. R. rispettò l'impegno creativo fino al 1823 ed è in questo periodo che si colloca la maggior parte della sua vasta produzione teatrale: Sigismondo (1814), Elisabetta regina d'Inghilterra (1815), Torvaldo e Dorliska (1815), Otello (1816); intanto R. andava elaborando quello che viene considerato il suo capolavoro, Il barbiere di Siviglia (1816). L'opera apparve inizialmente con il titolo Almaviva ossia l'inutile precauzione; dopo l'imprevisto insuccesso della prima al teatro di Torre Argentina di Roma, nelle successive repliche l'autore fu portato in trionfo e il Barbiere rossiniano fu conteso dai principali teatri della penisola. Seguirono La Cenerentola (1817), La gazza ladra (1817), Armida (1817), Adelaide di Borgogna ovvero Ottone re d'Italia (1817), Adina o il califfo di Baghdad (scritta nel 1818 e rappresentata a Lisbona solo nel 1826), Mosè in Egitto (1818), Riccardo e Zoraide (1818), Ermione (1819), Edoardo e Cristina (1819), La donna del lago (1819), Bianca e Faliero (1819), Maometto II (1820), Matilde di Shabran (1821), Zelmira (1822) e Semiramide (1823). Con quest'ultima opera seria in tre atti, rappresentata alla Fenice di Venezia, R. chiuse la sua attività in Italia, deluso dalla tiepida accoglienza riservata al suo ultimo lavoro, e chiamato a Londra dal direttore del King's Theatre, che scritturò anche la moglie, Isabella Colbran, grande interprete delle sue opere. Nel viaggio verso la capitale inglese, R. fece tappa a Vienna, dove incontrò Beethoven, e poi a Parigi. Malgrado gli ambienti del conservatorio francese, ancorati a un gusto rigorosamente classico, gli fossero decisamente ostili, il pubblico parigino si avvicinò alla sua musica, decretandone il trionfo. A Londra, R. si dedicò quasi esclusivamente a concerti e lezioni private; in seguito alle insistenze della casa reale francese tornò a Parigi, in qualità di direttore del Théâtre des Italiens, componendovi Le voyage à Reims (1825), per festeggiare l'incoronazione di Carlo X. Buona accoglienza ricevettero anche Le siège de Corynthe (1826) e Moïse et le pharaon (1827), rifacimenti in lingua francese rispettivamente di Maometto II e di Mosè in Egitto, e soprattutto Le comte Ory (1828), in cui R. utilizzò le parti migliori de Le voyage à Reims, aggiungendovi nuovi brani. In Francia R. creò anche un'opera nuova, il Guglielmo Tell (1829) che, accolto subito trionfalmente, rappresentò una svolta fondamentale nell'evoluzione rossiniana. Per la prima volta il personaggio collettivo, il popolo, assurge a un'importanza di primo piano, determinando il pathos di tutta la composizione. Arrivato all'apice della fama e della gloria, nel 1829 R. smise di scrivere per il teatro, occupandosi esclusivamente della diffusione all'estero delle opere di Bellini, di Donizetti e dello stesso Verdi. Il suo lungo silenzio fu rotto soltanto dalla composizione dello Stabat mater (1832-41), di qualche brano religioso, tra cui la Petite messe solennelle (1864) e di alcune cantate. Tornato in Italia, fu colpito da una malattia nervosa e si isolò progressivamente dall'ambiente musicale. La sua dichiarata ostilità verso i nuovi spiriti liberali e patriottici determinò nel 1848 l'abbandono di Bologna, nella quale risiedeva, alla volta di Firenze e, in seguito, di Parigi, dove morì. La sua salma, sepolta dapprima nella capitale francese, fu traslata nel 1887 in Santa Croce a Firenze. Antiromantico dichiarato, politicamente conservatore, R. seppe rinnovare il teatro musicale italiano ed europeo (che aveva trionfato nel Settecento con Mozart, Cimarosa e Paisiello), segnando il passaggio dal Settecento all'Ottocento. Lo stile semplice e il tono caldo delle sue opere attirarono verso il teatro un nuovo pubblico, quello delle masse popolari. La sua arte influenzò i successivi operisti, da Bellini a Verdi a Weber. Con indiscutibile genialità egli seppe cogliere e interpretare le profonde differenze di gusto che agitavano le corti europee e la società italiana. La sua abilità ad adattarsi all'ambiente risulta evidente anche dai rifacimenti in lingua francese di opere composte per il pubblico italiano: persino a Parigi, malgrado la presenza di un teatro d'opera nazionale di solida tradizione, R. fu infatti salutato come un grande musicista. Ostile alle esperienze dell'avanguardia dell'epoca, egli attirò su di sé violente critiche da parte degli innovatori e per la sua ostinata fedeltà agli ideali dell'ancien régime fu inviso ai patrioti liberali, sostenitori di una musica socialmente impegnata (Pesaro 1792 - Passy, Parigi 1868). ║ Pesaro, sua città natale, dedica a R. dal 1980 un importante festival estivo, il Rossini Opera Festival, occasione di rilancio delle sue opere, riproposte nella veste filologicamente curata dalla Fondazione Rossini.