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Rossi, Pellegrino.

Economista, giurista e uomo politico italiano. Laureatosi in Giurisprudenza nel 1806 a Bologna, entrò nella magistratura del Regno Italico con il ruolo di segretario della procura generale della Regia Corte di Bologna. Appoggiò nel 1815 G. Murat e alla sconfitta di questi si ritirò esule in Svizzera, dove nel 1819 gli fu conferita la cattedra di Diritto penale all'università di Ginevra. Assunta la cittadinanza elvetica, nel 1820 fu eletto alla Dieta federale di Lucerna, dove venne incaricato di redigere una nuova Carta costituzionale della Confederazione. Dette alle stampe il Trattato di diritto penale (1829) e fondò con Sismondi gli “Annali di legislazione e d'economia politica”. Liberista in economia e liberale in politica, destò larghissima eco con le sue lezioni, e il re Luigi Filippo gli offrì la cittadinanza francese perché potesse assumere cariche ufficiali. Nel 1834, infatti, diventò professore ordinario di Diritto costituzionale alla Sorbona di Parigi. Nel 1839 fu innalzato alla dignità di pari del Regno; sostenne la politica di F. Guizot e nel 1845 fu inviato a Roma quale ambasciatore francese presso Gregorio XVI, perché negoziasse la controversa espulsione dei Gesuiti dalla Francia. Caduta la Monarchia di luglio (1848), rimase a Roma. Il nuovo pontefice Pio IX lo volle nel Governo formato nel settembre 1848: R. vi assunse il ministero dell'Interno, della Polizia e, ad interim, delle Finanze. Il suo programma di governo liberal-moderato, che caldeggiava la via delle riforme dichiarandosi al contempo contrario alla ripresa della guerra, lo rese inviso sia ai democratici sia ai reazionari. R. rimase infatti vittima di un agguato ordito contro la sua persona e il suo assassinio determinò la fuga di Pio IX a Gaeta (Carrara 1787 - Roma 1848).