Uomo politico argentino. Giovanissimo, partecipò alla resistenza alle
invasioni inglesi (1806), ma non al movimento indipendentista, dal quale rimase
distante. Dopo un periodo passato nei possedimenti agricoli del padre,
entrò nella vita politica dapprima capeggiando pattuglie di
gauchos, poi, nel 1827, come comandante generale di campagna,
partecipando attivamente alla lotta dei federalisti contro il presidente B.
Rivadavia. Divenuto capo del movimento federalista, sconfisse il generale
unionista J. Lavalle a Puente de Marquez (1829), vittoria che gli fruttò
la carica di governatore di Buenos Aires, con poteri straordinari. Da allora,
appoggiato dai grandi latifondisti, dalla Chiesa e dagli allevatori,
dominò la vita pubblica argentina per più di un ventennio.
Abolì molte riforme introdotte da Rivadavia, restrinse notevolmente la
libertà di stampa, potenziò l'esercito e favorì la
colonizzazione di nuove terre organizzando, nel 1832, una sanguinosa spedizione
contro gli Indios del Sud. Questa operazione gli garantì, ad elezione
quasi plebiscitaria, la riconferma a governatore della provincia di Buenos
Aires, con in più la sicurezza, offerta da parte del Congresso, di poteri
illimitati. Favorì in tutto e per tutto le categorie sociali che lo
avevano sostenuto, utilizzando spesso la forza, rappresentata dalla
mazorca, una sorta di polizia segreta. Cercò altresì di
estendere l'egemonia di Buenos Aires su Paraguay e Uruguay, appoggiando i
conservatori di M. Oribe nella guerra civile in corso e scontrandosi più
volte con Francia e Inghilterra che, nel 1845-48, imposero il blocco del porto
di Buenos Aires. Nel 1850 le provincie interne si ribellarono alle ingerenze
sempre più forti della capitale e due anni dopo il caudillo di Entre
Rìos, J.J. de Urquiza, riuscì a stringere intorno a sé un
esercito di liberazione composto da oppositori argentini, dal Brasile e da
liberali uruguayani. Il 3 febbraio 1852
R. fu sconfitto a Caseros e
costretto all'esilio in Inghilterra (Buenos Aires 1793 - Southampton
1877).