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Romanticismo.

Movimento ideologico e culturale sorto in Germania negli ultimi anni del XVIII sec. e sviluppatosi, in forme e modi spesso assai diversi, in tutta l'Europa nei primi decenni del secolo seguente. • Lett. - L'aggettivo «romantico», da cui deriva il termine R., aveva in origine significato negativo: nell'Inghilterra della seconda metà del Seicento romantic equivaleva, infatti, a termini quali «falso, fantastico, irrazionale». Già nel Settecento illuministico a tale accezione si affiancò, fino a divenire prevalente, quella positiva di «attraente, sentimentale» che, a partire da J.-J. Rousseau, definiva, nella descrizione di paesaggi spesso cupi e selvaggi, non solo la realtà oggettiva della scena, ma anche l'emozione, lo stato d'animo di chi la contemplava. La gamma dei significati del vocabolo si ampliò, in Germania, nella seconda metà del XVIII sec., dove l'aggettivo romantico assunse un significato del tutto positivo, atto a designare la creazione poetica spontanea e animata dal fascino del lontano; ciò appare evidente dalle affermazioni del poeta tedesco Novalis, secondo cui «in quanto conferisco al volgare un alto significato, al comune un aspetto enigmatico, al noto la dignità dell'ignoto, al finito un'apparenza infinita, io lo rendo romantico» e «tutto in lontananza diventa poesia: monti lontani, uomini lontani, eventi lontani; tutto diventa romantico». In ambito letterario, la teorizzazione del concetto di R. si deve agli scrittori tedeschi F. e A.W. von Schlegel, i quali, per la prima volta, impiegarono il termine romantisch per definire una nuova concezione estetica e letteraria, contrapposta a quella «classica»; tale contrasto si identifica nell'opposizione fra la poesia dell'antichità e quella moderna, sentimentale e ingenua, connessa con l'elemento popolare e con i valori cristiani. Tuttavia, il R. non significò solo rivolta contro i canoni classici dell'arte, bensì anche rivolta contro le convenzioni, in particolare contro tutte le convenzioni razionali: ribellione del sentimento contro la fredda ragione; dell'impulso spontaneo contro la logica utilitaristica; dell'intuizione contro l'analisi; della psiche contro l'intelletto. Considerate la molteplicità delle idee e dei fermenti e la diversità degli autori romantici, è impossibile un'esposizione sistematica del R.: ciò spiega, soprattutto in ambito politico-economico, la diversa valutazione data dagli storici al R., il quale è stato associato, in alcuni casi alla «reazione» politica, in altri casi alla fede cattolica, in altri ancora alle filosofie sociali universalistiche. Tali accostamenti, pur essendo in parte giustificati - alcuni dei maggiori scrittori romantici furono, di fatto, conservatori (W. Scott; W. Wordsworth) e caratterizzati da una profonda fede religiosa (F.-R. de Chateaubriand) - sono tuttavia solo parziali, in quanto il R. non si esaurì in questi orientamenti: si pensi, per esempio, alle istanze democratiche e «rivoluzionarie» espresse dai romantici italiani. Se risulta arduo formulare una definizione univoca del R., in quanto non si trattò di un movimento circoscritto né di una moda letteraria omogenea, bensì di un nuovo «modo di sentire» la realtà e di una nuova concezione della creazione artistica (che ebbero esiti diversi nei vari Paesi europei), è tuttavia possibile individuare alcune fondamentali componenti dello spirito romantico: il privilegio conferito alla sfera emozionale e sentimentale, la rivalutazione della fede e della religione come sapere immediato e spontaneo, l'importanza dell'immaginazione nell'attività poetica, l'esaltazione della soggettività, la concezione dell'arte intesa come sapere superiore alla stessa scienza, il recupero delle tradizioni e del patrimonio culturale nazionale. Secondo R. Wellack, il carattere unitario del R. europeo andrebbe ricercato in alcuni criteri basilari, che ricorrono in tutte le manifestazioni storiche del R. e che consistono nell'identica concezione della poesia e dell'immaginazione poetica, nella stessa visione della natura e del suo rapporto con l'individuo, nel medesimo stile poetico, con un uso del mito, dei simboli e delle immagini radicalmente nuovo rispetto a quello del Settecento neoclassico. Un ulteriore elemento utile alla comprensione del R. è costituito dal suo debito nei confronti della tradizione letteraria e filosofica precedente, in particolare dell'Illuminismo e del fenomeno denominato dai critici, a posteriori, Preromanticismo. Per quanto concerne l'eredità del «secolo dei lumi», va ricordato che alcune fondamentali anticipazioni romantiche erano già presenti in pensatori illuministi quali G.B. Vico (rivalutazione del sentimento e della fantasia), J.-J. Rousseau (esaltazione della natura) e D. Diderot (importanza della storia); quanto al Preromanticismo, tale termine designa un vasto insieme di esperienze letterarie e poetiche, che caratterizzarono il clima culturale europeo nella seconda metà del Settecento, spaziando dalla poesia sepolcrale al romanzo gotico (celebre Il castello di Otranto di H. Walpole), dall'interesse per le leggende e i canti popolari dei popoli nordici (come i Canti di Ossian di J. Macpherson, che inaugurarono una moda detta ossianismo) al ritorno all'epica cavalleresca medioevale: tutti questi temi furono ampliati e sviluppati dai letterati e pensatori romantici. L'influsso più rilevante sul R. fu comunque esercitato dalla corrente letteraria e filosofica detta, dal titolo di un dramma di F.M. Klinger rappresentato nel 1776, Sturm und Drang (Tempesta e impeto), la quale, riassumendo le idee di una generazione di poeti tedeschi (fra i quali anche W.Goethe e F. Schiller), costituì il primo tentativo di superare i limiti che l'Illuminismo aveva riconosciuto alla ragione umana - limitata, finita, ma pur sempre unico strumento di dominio del mondo - attraverso la ricerca di un'intuizione immediata e irrazionale, fondata sul ricorso alla fede e al misticismo. L'elemento ispiratore primario degli Stürmer è la natura, che solo il «genio», vale a dire l'individuo pienamente realizzato, può cogliere, tuttavia non con la ragione, bensì con il sentimento, attraverso una sorta di fusione con essa; l'immersione panica nella natura può avvenire solo attraverso l'arte, specialmente drammatica, che si rivela l'unico mezzo per conciliare la necessità di cambiamento, di superamento del reale con la resistenza offerta dalla stessa realtà esterna. Oltre a ciò, gli studiosi hanno riconosciuto nell'ironia, nell'ottimismo, nel provvidenzialismo - strettamente connesso con il tradizionalismo - e nel nazionalismo le principali caratteristiche comuni alle diverse manifestazioni filosofiche e letterarie del R. L'ironia romantica - elaborata sul piano filosofico - consiste nel riconoscimento, da parte della coscienza infinita, della provvisorietà delle sue manifestazioni finite (la Natura, l'Io) e del conseguente ironico distacco dalle proprie creazioni: in questa prospettiva testo letterario esemplare può essere ritenuto la Lucinda di F. Schlegel, in cui viene ritratto il prototipo dello scrittore romantico, colui che sa elevarsi sopra se stesso, che non si fonde mai con la propria opera e, anche nei momenti di più intenso pathos, ha coscienza dell'irrealtà delle sue creazioni, si sdoppia, si guarda creare e sorride di sé e del lettore. Solo apparentemente pessimistico, lo spirito del R. fu invece improntato all'ottimismo, il quale si configura come la convinzione che la realtà è ciò che deve essere e si realizza come perfezione: pertanto, le creazioni poetiche, prime fra tutte quelle di F. Hölderlin, esaltarono il dolore, la sofferenza e l'infelicità, in quanto manifestazioni della necessità dell'attuazione dell'Infinito nel mondo. Strettamente connesso con tale valutazione fondamentalmente ottimistica è il provvidenzialismo storico: per i romantici, la storia è il processo attraverso il quale il principio infinito realizza se stesso e pertanto non contiene nulla di irrazionale, né di superfluo; su tali basi si fonda il tradizionalismo, vale a dire il recupero e la rivalutazione di tutto il passato, in contrasto con la tendenza illuministica a distinguere fra periodi di barbarie (il Medioevo) ed epoche di civiltà. Di fatto, nella concezione del R. tale distinzione non sussiste, in quanto non esistono epoche di decadenza, poiché tutta la storia è l'inveramento dell'Infinito; al contrario, il Medioevo venne rivalutato dai romantici come momento originario della civiltà moderna: tale atteggiamento diede luogo, soprattutto in Germania, alle prime forme di nazionalismo, in quanto l'idea di Nazione fondata sulla comunità di razza, di lingua, di tradizioni e di religione si sostituì all'idea illuministica di popolo, unito dagli stessi ideali. Inoltre, la concezione della Storia come necessaria realizzazione dello spirito infinito determinò, come conseguenza, la svalutazione del ruolo svolto dagli individui; costoro, in particolare gli «eroi», non sono altro che strumenti consapevoli attraverso i quali si compie l'attuazione dell'Infinito. Sul piano più propriamente poetico-letterario, il R. si presentò in primo luogo come rifiuto del principio dell'imitazione dei classici, a vantaggio della libertà creativa dell'artista e della modernità della creazione poetica. Oggetto delle polemiche dei romantici non furono però i classici dell'antichità - riconosciuti anzi come «romantici» per la loro fantasia mitopoietica innovatrice - bensì i seguaci del classicismo: il ritorno ai poeti antichi non era più possibile, in quanto l'avvento del Cristianesimo, con la tensione verso l'Infinito e il soprannaturale, già dal Medioevo aveva in certo modo superato, consegnandoli alla storia, i valori razionali espressi dal mondo antico. Di conseguenza, l'opera romantica risulta liberata dai vincoli formali della tradizione: nella tragedia, le unità aristoteliche sono definitivamente abbandonate e gli argomenti mitologici sono soppiantati dal dramma di argomento storico; nelle liriche, prevale il gusto per il frammento, per la composizione soggettiva non conchiusa in formule rigide, e per la narrativa in versi, nella forma della ballata; in prosa, importanza capitale assume il romanzo, nelle varie forme di romanzo epistolare, storico, noir. Il R., come rivalutazione del sentimento, della passione, dell'oscurità dionisiaca dell'anima umana, incide anche sulla creazione di un nuovo modello di letterato: il poeta romantico è passionale e impetuoso, malinconico e solitario, per destino e non per compiacimento, ispirato dall'impulso naturale e dalla sua compassione (nel senso originario di «patire insieme») nei confronti dell'umanità. Una simile concezione si riflette sia sul piano della raffigurazione iconografica dell'artista, sia sul piano della creazione di un ideale poetico: al bello ideale dell'estetica neoclassica, il R. contrappone il sublime, il sentimento prepotente che afferra l'individuo di fronte a manifestazioni della natura, che ne fanno risaltare l'onnipotenza. L'aspirazione a congiungersi con l'Infinito (Sehnsucht) induce infatti il poeta romantico a privilegiare le ambientazioni e i temi che esaltano l'inquietudine e la tensione emotiva, quali la notte, i paesaggi cupi e selvaggi, oppure crepuscolari e indeterminati, l'ambito del sogno e della fantasticheria. Il R. è anche filosofia dell'amore, dell'eros, che ricerca l'unità assoluta fra gli amanti, nell'aspirazione all'Infinito; proprio per l'impossibilità di attuare nella realtà tale aspirazione, l'amore romantico trova appagamento solo nella contemplazione della propria insoddisfazione. Quanto ai caratteri peculiari che il R. assunse nelle varie situazioni storiche, va sottolineato che esso ebbe origine in Germania, intorno alla rivista «Das Athenäum» (1798-1800), fondata dai fratelli F. e A.W. Schlegel, la quale ospitò contributi di Fichte, Schelling, Schleiermacher, Novalis e Tieck. Una seconda fase del R. tedesco, contrassegnata da un carattere più germanico e meno europeo, fece capo al cosiddetto gruppo di Heidelberg (1804-8), cui aderirono i fratelli Grimm, L.A. Von Arnim, C. von Brentano. In Francia, per contro, il R. ebbe una fioritura più tardiva: nel 1813 uscì il celebre saggio di M.me de Staël De l'Allemagne, mentre risale al 1827 la teoria romantica della drammaturgia esposta da V. Hugo nella prefazione al Cromwell; un carattere particolare rivestì poi la figura di F.-R. de Chateaubriand, autore del romanzo Renato (1802), il quale sostenne, sino al 1821, la restaurazione borbonica e ricoprì la carica di ministro degli Esteri di Luigi XVIII; inoltre, il suo Genio del Cristianesimo (1802) è un'apologia del Cattolicesimo oltremontano. In Inghilterra, manifesto del R. furono le Ballate liriche di W. Wordsworth e S.T. Coleridge, pubblicate nel 1798 (la fondamentale Prefazione fu aggiunta nell'edizione del 1800), contraddistinte da un prevalente interesse per la descrizione paesaggistica; nella seconda generazione del R. inglese, che si chiuse nel 1832, fiorirono i geni di P.B. Shelley, J. Keats, del romanziere scozzese W. Scott e soprattutto di G.G. Byron, che per la sua vicenda umana e artistica incarnò il mito dell'eroe romantico. Caratteri peculiari ebbe poi il R. in Italia, a causa delle specifiche condizioni storiche del Paese. Le polemiche iniziarono nel 1816, con la pubblicazione, sulla «Biblioteca italiana», dell'articolo di M.me de Staël Sulla maniera e l'utilità delle traduzioni, seguito da numerosi altri interventi. I primi romantici si riunirono a Milano intorno alla rivista «Il Conciliatore» (1818-19), diretta da S. Pellico e alla quale collaborarono L. Di Breme, E. Visconti, P. Borsieri e G. Berchet. Fra gli scritti programmatici della rivista - la cui chiusura fu determinata dalle persecuzioni politiche nei confronti degli intellettuali romantici per le loro idee patriottiche e liberali - si ricordano qui le Avventure letterarie di un giorno, di Borsieri, le Idee elementari sulla poesia romantica, di Visconti, e soprattutto la Lettera semiseria di Grisostomo al figlio, di G. Berchet, in cui appaiono ben definiti i caratteri del R. italiano. Tuttavia, l'aspetto più interessante è la connessione fra R. e Risorgimento, la quale diede notevole impulso alla produzione di opere impegnate sul piano politico e patriottico, espresse nelle forme del romanzo storico, dell'ode civile, della ballata. Fra i rappresentanti del R. italiano spiccano le eccezionali personalità di A. Manzoni, autore di una lettera al marchese Cesare Taparelli d'Azeglio detta Sul Romanticismo, e di G. Leopardi, che scrisse il Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica. • Filos. - Oltre agli influssi illuministici, evidenti premesse della filosofia romantica sono da riconoscere nella rivalutazione della natura sensibile e delle percezioni estetiche fatta da A.G. Baumgarten e nell'universalismo storico e religioso razionale di G.E. Lessing. L'importanza della religione appare evidente nella filosofia di J.G. von Herder, F.H. Jacobi, J.G. Hamann e, soprattutto, di F. Schleiermacher, per il quale la religione è indipendente non solo dalla metafisica, ma anche dalla morale e perciò il suo principio non si trova né nel pensiero, né nell'azione, ma nel sentimento che è sentimento dell'Infinito. La religione è aspirazione all'Infinito dell'individuo finito, è interiore intuizione individuale, per cui anche la più oscura intuizione del singolo ha una sua realtà, è un elemento dell'infinita realtà universale. Il passaggio fra filosofia preromantica e filosofia romantica vera e propria va però individuato nella radicale trasformazione - operata, in seno alla Scuola tedesca, da J.G. Fichte - del concetto di ragione: laddove per gli esponenti dello Sturm und Drang la ragione era ancora intesa in senso illuministico, vale a dire come forza umana finita, non assoluta né onnipotente, costretta a lottare con la realtà esterna da modificare, per Fichte la ragione si configura come forza infinita, che domina il mondo perché si identifica con il mondo stesso, con la sua essenza. Il principio infinito («Io infinito» per Fichte, «Assoluto» per Schelling, «Idea» per Hegel) è un principio spirituale attivo, che si riconosce nella creatività, nella libertà, nella spontaneità: tuttavia, non si tratta di un concetto univoco, in quanto fu interpretato in due modi diversi già dagli stessi romantici. Se alcuni videro nel principio infinito l'espressione della «ragione assoluta», una forza che si muove con necessità rigorosa, le cui determinazioni possono perciò essere dedotte a priori, altri considerarono tale Infinito come un'attività libera e priva di determinazioni rigorose, identificandola con il sentimento. Quest'ultima concezione si riflette in gran parte della produzione letteraria romantica, e trova compiuta espressione nell'opera di F. Hardenberg, più noto come Novalis. Nella sua filosofia, espressa in una serie di aforismi (Fragmente) e indicata come «Idealismo romantico» o come «Idealismo magico», egli tentava una trasposizione dell'Io su un piano nel quale l'Io stesso si trasformasse nella libera e anarchica autocreazione del mondo. A suo dire, «l'essenza del R. è di rendere assoluto, di universalizzare e classificare il momento individuale»; inoltre, Novalis cercava l'infinita unità del sapere, attraverso una vasta sintesi enciclopedica, in cui potessero trovare posto natura, poesia, filosofia, religione e tutte le scienze particolari. Nei suoi Frammenti vi è la ricerca continua di una legge ideale, che possa unire ordine razionale e realtà trascendente. Egli concepiva la filosofia non solo come ricerca astratta, ma come poesia che consentisse di avvicinarsi e di penetrare il mistero dell'Assoluto. Tornando all'interpretazione del principio infinito come esaltazione del sentimento, va ricordato che proprio questa concezione influì in modo determinante sulla priorità accordata dai filosofi romantici all'arte, intesa come espressione principale del sentimento, in quanto in grado di raggiungere l'Assoluto attraverso l'intuizione. In tal senso, a F. Schiller, quale precursore del R., va il merito di avere connesso l'educazione umana con l'educazione estetica. Contro il primato del sentimento si schierò invece Hegel; nondimeno, la tensione e il contrasto tra i due differenti concetti di Infinito all'interno del R. costituirono uno dei tratti fondamentali del movimento romantico nel suo insieme. Il R., nella sua complessità, tende a una sintesi universalistica che, secondo F. Schlegel, porta a «raccogliere tutte le forme sparse della poesia e a porre lo spazio a contatto con la filosofia», a «fondere poesia e prosa, genialità e critica, poesia dell'arte e poesia della natura». Tutti i romantici, del resto, polemizzarono contro ogni concezione dualistica e astratta e si richiamarono all'intuizione, alla fede, all'amore e allo slancio che potevano consentire all'uomo di passare dal finito all'Infinito, dal condizionato all'incondizionato. Se in particolare Hamann anticipò alcuni degli sviluppi del R., sul piano religioso, presenti in S. Kierkegaard, fu soprattutto Schleiermacher a rappresentare la filosofia romantica della religione, insistendo sulla relazione tra finito e Infinito. Oltre a ciò il R. fu anche filosofia della natura e, da questo punto di vista, il filosofo classico del R. fu W. Schelling, che nel suo panteismo naturalistico, derivato da G. Bruno e da Spinoza, sintetizzò i temi della libertà, dell'arte, dell'amore e dell'Infinito. Solitario e contemplativo, egli concepì la filosofia come meditazione operante e attiva, come saggezza del «conosci te stesso», che deve restituire all'unità assoluta dell'intuizione lo spirito stesso del ricercatore. Dissoltasi nella sintesi hegeliana, la filosofia del R. risorse in una nuova forma nel pensiero post-hegeliano. Aspetti romantici sono infatti presenti nella filosofia dell'amore di L. Feuerbach; decisamente romantico è il mito del superuomo di Nietzsche, e romantica è per buona parte la filosofia di S. Kierkegaard. • Mus. - Per le caratteristiche, fin qui delineate, di esaltazione del sentimento, della fantasia e dell'Infinito, il R. trovò un mezzo di espressione particolarmente efficace nella musica: tra la fine del XVIII e la metà del XIX sec. ebbero infatti luogo rilevanti mutamenti in campo musicale, sia con la creazione della forma sonata, sia con l'emergere di personalità di compositori, da Beethoven in poi, del tutto svincolate dalle funzioni sociali e religiose di organisti al servizio di una comunità, sia infine con le profonde modificazioni apportate all'armonia da autori quali Schumann, Chopin, Liszt. Il R. musicale si configura quasi come specchio delle differenti manifestazioni poetiche e filosofiche: l'anelito dell'individuo a comprendere l'Assoluto attraverso la sublimazione dell'amore trova riscontro nelle composizioni di Schubert e di Schumann, come anche nel melodramma italiano di Bellini e Donizetti; analogamente, il patriottismo derivato dal nuovo concetto di Nazione informa le opere di Verdi in Italia e di Wagner in Germania, contribuendo, inoltre, alla nascita di scuole musicali nazionali in Russia, Ungheria, Boemia, Spagna, Svezia, Norvegia; il fascino della contemplazione partecipata delle forze della natura si avverte nelle composizioni di Mendelssohn, di Berlioz e di Wagner. Proprio quest'ultimo autore, secondo il giudizio di M. Mila, rappresenta una vera e propria summa del R. musicale, che trova compiuta espressione in particolare nel Tristano e Isotta e nel Parsifal.