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Romanino, Geròlamo da Romano.

(detto il Romanino). Pittore italiano. Si formò a Brescia, subendo l'influenza di Giorgione, di Tiziano e della scuola lombarda (Bramantino, B. Zenale). Nei primi anni fu in contatto con A. Melone, alimentando il proprio interesse per la pittura tedesca i cui caratteri pittorici sono evidenti nel Compianto su Cristo morto (1510, Venezia, Accademia). Nel 1513 a Padova realizzò la pala di Santa Giustina, dai ricchi toni cromatici, mentre nella tavola d'altare della chiesa di San Francesco a Brescia (1516-17) l'artista dimostrò la conoscenza di L. Lotto e una sensibile tensione espressiva, evidente soprattutto nei ritratti. L'intento narrativo e il tocco dinamico sono ancora visibili negli affreschi delle Storie della passione di Cristo (1519-20) del duomo di Cremona. La stessa carica drammatica compare nei dipinti della cappella del Santissimo Sacramento (1521-24) di San Giovanni Evangelista a Brescia e nella Messa di sant'Apollonio di Santa Maria in Calchera della medesima città, entrambi eseguiti in collaborazione con il Moretto. Nel terzo decennio del Cinquecento la tecnica pittorica di R. si diversificò, subendo, da un lato, influenze manieristiche (ante d'organo nel duomo di Asola) inclini a una drammaticità spesso esasperata (Crocifissione e storie di Cristo, 1534, Pisogne in Santa Maria della Neve), dall'altro un ripiegamento verso soluzioni cromatiche tizianesche (Natività e quattro santi, 1525, Londra, National Gallery). Nel 1531-32 dipinse gli affreschi a tema profano del castello del Buonconsiglio a Trento, volgendosi poi alla decorazione del pulpito del duomo di Asola (1536-37), ai dipinti nel duomo vecchio di Brescia (1550) e alla Predica di Cristo in San Pietro di Modena (1557) (Brescia 1485 circa - 1560 circa).