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Roman de la Rose.

Poema allegorico francese del XIII sec. Testo fondamentale della letteratura europea medioevale, consta di due parti, redatte da autori diversi, in periodi differenti. La prima - di 4.058 versi ottosillabi, rimati a coppie -, fu composta da Guillaume de Lorris intorno al 1230 ed ha carattere cavalleresco e cortese. L'autore, erede della tradizione dei trovatori, intese compilare una sorta di enciclopedia dell'amor cortese, diretta agli esponenti della nobiltà. In versi raffinati e pieni di grazia, vi sono descritte le prove cui l'Amante deve sottostare per conquistare la Rosa, simbolo della donna amata. I sentimenti e gli stati d'animo propri dell'innamoramento e dell'anelito verso l'oggetto del desiderio amoroso sono personificati. Assai differente è, per contro, il carattere della seconda parte del R., che consta di ben 17.722 versi e fu scritta negli anni 1277-80 da Jean de Meung. Esponente della cultura cittadina laica e borghese, quest'ultimo, dotto universitario e conoscitore dei dibattiti teologici, mantenne, dell'impostazione originaria, solamente il metro e l'allegoria delle personificazioni. La sua opera, ricca di erudizione filosofica, è in realtà una critica arguta degli ideali cortesi e una satira di molti aspetti della società e della cultura del suo tempo. Il R. ebbe una diffusione immediata e vastissima in Europa, come testimoniano la ricca tradizione manoscritta che lo ha trasmesso e la ripresa costante, da parte di numerosi autori di Paesi diversi, di immagini e di spunti poetici dell'opera. In Italia, in particolare, ne sono pervenute due riduzioni e traduzioni, con il titolo Il fiore e Il detto d'amore, che da parte della critica moderna sono state attribuite a Dante.