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Romagna.

Regione storico-geografica dell'Italia centro-settentrionale, la cui parte più estesa è amministrativamente incorporata nella regione Emilia-Romagna (V.), della quale costituisce la porzione sud-orientale. Alla regione romagnola appartengono anche territori compresi nelle Marche e in Toscana (la cosiddetta R. toscana); inoltre, la Repubblica di San Marino è anch'essa situata in R. Nel corso della storia, i limiti della R. sono stati variamente modificati, in seguito ai condizionamenti degli eventi politici ai quali fu sottoposta. Attualmente si possono tracciare i confini in modo approssimativo: partendo dall'Adriatico, il suo territorio si estende dalla foce del Reno a Cattolica, segue il corso dei fiumi Reno a Nord e Sillaro a Nord-Ovest, mentre a Ovest la linea di demarcazione è costituita, per un'estensione di 120 km circa, dal crinale appenninico che costeggia la valle del Santerno, lungo i gruppi delle cosiddette Alpi di San Benedetto, di Serra e di Luna, dove si trova la cima più elevata, il Monte Falco (1.657 m); a Sud, la linea di confine con la provincia di Pesaro è interrotta dalla Repubblica di San Marino. • Geogr. - Dal punto di vista geologico, la R. include la parte romagnola dell'Appennino settentrionale e il settore più meridionale della pianura padana, il cui limite è dato dalla costa, che ha uno sviluppo di circa 100 km. I corsi d'acqua che percorrono la R. nascono dall'Appennino e scorrono parallelamente in direzione Sud-Ovest/Nord-Est; procedendo dall'interno verso il mare, sono: il Reno, il Santerno, il Lamone, il Savio, il Marecchia, il Conca, il Foglia, il Montone e il Ronco, che confluiscono a Ravenna, formando i Fiumi Uniti. In generale, la R. risulta costituita da una zona pianeggiante fra l'Adriatico e la via Emilia, da una zona collinosa retrostante che si estende progressivamente con maggiore ampiezza verso l'interno, e da una zona montuosa appenninica addossata alle catene del Falterona e del Fumaiolo. La costa è bassa, con ampie spiagge sabbiose; il clima è temperato sul litorale e nelle aree adiacenti, mentre assume carattere continentale procedendo verso l'interno. La vegetazione, la fauna e i caratteri generali della R. sono analoghi a quelli dell'Emilia. • Econ. - Sia l'agricoltura (cereali, legumi, ortaggi, vite, frutteti, barbabietola da zucchero, canapa) sia la zootecnia (bovini e suini), praticata con metodi razionali e moderni, sono sviluppate, raggiungendo i più alti livelli nazionali. Le industrie principali sono connesse alla trasformazione dei prodotti agricoli e dell'allevamento; sulla costa, assai fiorente è l'industria alberghiera e attiva la pesca. Il commercio è intenso; oltre a Ravenna, preminente per arte e attività economiche, i centri più importanti sono Rimini, Cervia, Cesenatico, Bellaria, Riccione, Cattolica, frequentate stazioni balneari; Forlì, Imola, Cesena, Faenza, Lugo. • St. - La R. fu abitata fin dall'epoca preistorica: infatti, le prime tracce di insediamento umano risalgono già al Paleolitico inferiore e al Neolitico; nell'Età del Bronzo appare predominante la civiltà appenninica, mentre all'Età del Ferro appartengono i ritrovamenti, nell'area di Verrucchio, della civiltà villanoviana; infine, fra il VI e il IV sec. a.C. la R. fu abitata da popolazioni di stirpe umbra, etrusca e celtica. La romanizzazione iniziò nel III sec. a.C., con la fondazione della colonia di Rimini; durante l'età romana il territorio non costituì tuttavia un'unità politico-amministrativa, essendo incluso dapprima nella regione VIII (Aemilia) e quindi, con l'ordinamento di Diocleziano, nel distretto Aemilia et Liguria. La R. iniziò ad assumere una più definita identità regionale quando, in seguito all'invasione dei Goti, divenne il centro della dominazione bizantina in Italia e la sede dell'Esarcato: proprio a quest'epoca risale il nome Romania, il quale definiva le terre in possesso dei Bizantini, eredi dei Romani, in contrapposizione al territorio posto sotto la dominazione dei barbari invasori (detto Longobardia). Dopo il crollo bizantino, la R. fu conquistata dai Franchi e attraversò un lungo periodo (751-1278) in cui l'autorità effettiva rimase nelle mani dei funzionari imperiali (conti), benché le frequenti intromissioni papali e le donazioni che i papi ottennero dagli imperatori franchi e svevi accrescessero progressivamente il potere dei vescovi locali. Costoro, a loro volta, erano sostenuti politicamente dal potente arcivescovo di Ravenna, il quale però non di rado agiva in contrasto con le direttive del pontefice romano. Un'analoga, relativa indipendenza ottennero anche, nel corso dei secc. XII-XIII, alcune città romagnole grazie all'organizzazione comunale, finché nel 1278 Rodolfo d'Asburgo riconobbe pienamente i diritti della Santa Sede sulla regione e Bertoldo Orsini, nipote del papa, eletto conte di R., riuscì a imporre la propria autorità. La R. entrò così nella sfera papale, sebbene, di fatto, il potere rimanesse nelle mani dei diversi signori o dei magistrati comunali. Infatti, nonostante gli interventi del pontefice, continuarono a sussistere le Signorie degli Alidosi a Imola, dei Malatesta a Rimini, dei Da Polenta a Ravenna, dei Manfredi a Faenza. In seguito allo scisma d'Occidente, l'indebolimento del Papato contribuì a rafforzare il potere delle Signorie locali, ma le lotte dinastiche all'interno delle famiglie e la mancanza di uno stabile assetto politico resero la R., durante il XV sec., oggetto delle mire degli Stati di Milano, Firenze e Venezia; quest'ultima riuscì nel 1440 ad annettere Ravenna, e più tardi anche altre località. Nel 1499 Cesare Borgia tentò, con l'appoggio paterno, di debellare le Signorie e di creare un forte Stato unitario; riuscì, con le armi e con l'inganno, a ottenere successi, ma la morte di Alessandro VI e la cattura di Cesare stesso interruppero il suo ambizioso progetto. Con l'avvento al soglio pontificio di Giulio II, che nel 1509 sconfisse Venezia ad Agnadello e impose la restituzione delle terre romagnole precedentemente occupate, ebbe inizio il vero periodo pontificio della R. Tuttavia, per la regione non fu un periodo di pace né di prosperità, sia per l'incuria del Papato (privo di forza militare e impegnato in altre lotte politiche e religiose), sia per i violenti contrasti fra le fazioni dei nobili, che mascheravano i dissidi familiari ricorrendo alla tradizionale contrapposizione politica fra guelfi e ghibellini. Nel 1796, con l'inizio del dominio napoleonico, la R. venne unita alla Repubblica Cispadana prima e a quella Cisalpina poi; nel 1800 fu conquistata dagli Austriaci e fece parte della Repubblica italiana e del Regno d'Italia. Caduto Napoleone, tornò di nuovo allo Stato pontificio, che vi costituì le tre legazioni di R., poi divenute quattro (Bologna, Forlì, Ravenna e Ferrara). Nonostante la Restaurazione, non cessarono gli intrighi e le congiure contro il malgoverno papale, che sfociarono nei moti insurrezionali del 1831, in seguito ai quali fu decretata la creazione dello Stato delle Province unite, comprendente le regioni sotto l'autorità del pontefice. Tale ordinamento ebbe però vita breve, poiché già nel 1832 fu abbattuto dagli Austriaci; restituita al papa nel 1838, la R. insorse ancora nel 1843 e nel 1845 e aderì nel 1849 alla neonata Repubblica romana. Tali eventi determinarono il nuovo intervento degli Austriaci, i quali vi rimasero fino al giugno 1859. In seguito alla sconfitta dell'Austria, cessò anche il Governo pontificio: la R., retta per breve tempo da Governi provvisori, nel marzo 1860 con voto plebiscitario decretò la sua annessione al Regno d'Italia.
Veduta aerea del centro di Forlì, con la chiesa di S. Mercuriale