Imperatore. Primogenito dell'imperatore Massimiliano II e di Maria di Spagna,
figlia di Carlo V, dal 1563 al 1571 visse alla corte spagnola, dove ricevette
un'educazione ispirata alla più rigida ortodossia cattolica. Dopo le
nomine a re d'Ungheria (1572) e di Boemia (1575) e l'elezione a re dei Romani
(1575), nel 1576 succedette al padre come imperatore. A differenza di
Massimiliano II, si schierò fin da subito a favore della Controriforma,
in opposizione ai privilegi degli Stati protestanti, e si servì, per
attuare la sua politica, del fratello Ernesto, da lui nominato governatore, dei
Gesuiti e del futuro cardinale Melchior Klesl. Fu così che nella contesa
per l'elettorato di Colonia (1585-88) Gebhard Truchsess, che aveva aderito alla
religione protestante, si vide estromesso dalla sede arcivescovile;
analogamente, alla Dieta di Ratisbona (1608) l'imperatore negò ai
protestanti il rinnovo della pace religiosa. L'indirizzo politico intrapreso da
R. fece rapidamente deteriorare i rapporti in seno all'Impero, tanto che,
in occasione della guerra contro i Turchi, la celebre «lunga guerra»
(1593-1606), la Corona si vide costretta a fare a meno dell'appoggio della
nobiltà protestante. Successivamente, l'esecuzione del bando imperiale
nei confronti della città di Donauwörth indusse i protestanti a
riunirsi nell'Unione evangelica (1608), cui si oppose immediatamente una Lega
cattolica (1609). Ben presto, tuttavia, l'incerto equilibrio psichico di
R., unitamente alla sua totale mancanza di capacità nel gestire la
vita politica dell'Impero, indussero i membri della famiglia Asburgo d'Austria
ad anteporgli, in autorità, il fratello minore Mattia. Ne nacque una
rovinosa rivalità fra i due, di cui seppero approfittare abilmente
proprio coloro che l'iniziale politica di
R. aveva sfavorito: se
quest'ultimo, infatti, fu costretto ad accordare ampie concessioni ai
protestanti boemi, anche Mattia non poté esimersi dal fare altrimenti per
assicurarsi un adeguato sostegno militare contro il fratello da parte degli
Stati protestanti austriaci, ungheresi e moravi.
R. stipulò
così il Trattato di Lieben (1608), con cui rinunciava a ogni pretesa
sull'Austria, l'Ungheria e la Moravia e si ridusse a firmare la
Littera
Maiestatis (9-7-1609), che accordava piena libertà di culto ai Boemi.
Nel 1611, quando
R., ignorando volutamente gli accordi della
Littera
Maiestatis, invase la Boemia con l'aiuto delle truppe del cugino, l'arciduca
Leopoldo, vescovo di Passau, i Boemi si appellarono a Mattia che fu pronto a
intervenire: marciò su Praga e costrinse
R. a rinunciare alla
Corona boema. Appellandosi all'Unione dei fratelli boemi di ispirazione
calvinista,
R. cercò di rifarsi della sconfitta subita, ma la
morte pose fine a tutti i suoi piani. Grande mecenate,
R. non si
limitò a ospitare nel suo castello di Hradčany illustri artisti e
scienziati, ma si dedicò in prima persona all'alchimia, all'astrologia e,
non ultimo, al collezionismo. Nella sua dimora riunì un'enorme
quantità di opere d'arte e di varie curiosità, la maggior parte
delle quali andò dispersa o distrutta nel corso della guerra dei
Trent'anni. Non subirono la medesima sorte alcune opere di Dürer, di P.
Bruegel il Vecchio, del Correggio e del Parmigianino, le quali, acquisite dalle
raccolte asburgiche di Vienna, si trovano attualmente nella pinacoteca di questa
città (Vienna 1552 - Praga 1612).