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Rodbertus, Johann Karl.

Economista e uomo politico tedesco. Dal 1827 nell'amministrazione della giustizia prussiana, si impegnò attivamente nella vita politica come capo del centro-sinistra, nonché fautore della Monarchia costituzionale e dell'unità del Paese. Entrò a far parte della Dieta provinciale, dell'Assemblea e della Camera prussiana; dal 1848 fu ministro dei Culti e dell'Istruzione e, nel 1849, nuovamente membro della seconda Camera. Di lì a poco, tuttavia, decise di ritirarsi dalla vita politica e si consacrò interamente all'analisi dei problemi sociali, ispirandosi alle riflessioni del primo Socialismo francese intellettualistico. Benché fosse fondamentalmente un conservatore monarchico e rifiutasse con decisione la lotta di classe e la rivoluzione, si fece assertore di un tipo particolare di socialismo di Stato, accettato da un largo settore dell'opinione pubblica, che lo portò a identificare lo scopo della vita sociale nel benessere dello Stato e a far dipendere da quest'ultimo anche il benessere di ogni individuo. La sua teoria della povertà e delle crisi cicliche lo condusse alla proposta di una loro eliminazione mediante l'ingerenza diretta dello Stato. R., più precisamente, dopo aver constatato che la produzione dipende dalla domanda di coloro che possiedono il reddito, sostenne l'esigenza dell'intervento dello Stato per sostituire alla produzione, secondo la domanda, una produzione regolata dai bisogni e garantire una giusta distribuzione dei prodotti sociali. Fu così che si affermò il diritto naturale del lavoratore manuale all'intero prodotto dell'industria, unitamente alla convinzione che rientra nelle competenze esclusive della forma istituzionale privare o assicurare al lavoro parte del suo prodotto. Sulla base di queste premesse, si comprende facilmente perché le rendite, ottenute senza lavoro, appaiano agli occhi di R. guadagni illegittimi; da qui la raccomandazione di fissare non soltanto i prezzi e i salari, ma anche i redditi della proprietà. R., inoltre, fu il primo che operò una distinzione tra capitale come categoria economica e capitale come categoria giuridico-storica. Secondo la sua concezione, poi condivisa fra gli altri anche da A. Wagner, il capitale considerato come categoria puramente economica, indipendentemente dalla legislazione in vigore in materia di proprietà, comprende un complesso di strumenti di produzione, mentre il capitale in senso storico-giuridico indica quella parte di patrimonio posseduto da una persona che rappresenta un mezzo per trarre un reddito. La soluzione cui giunse R. nelle sue opere appare di forte compromesso e di difficile realizzazione pratica: convinto della mancanza di preparazione delle masse, infatti, egli si oppose alla rivoluzione e all'abolizione immediata della proprietà privata e batté, piuttosto, la via delle riforme a opera dello Stato. Così, benché teoricamente possa essere considerato uno dei più importanti assertori del collettivismo integrale, insieme a K. Marx e a K.G. Winckelblech, R. continuò a credere in una soluzione delle questioni sociali mediante le vie legali, indipendentemente da ogni azione politica. Tra le sue opere principali si ricordano: Die Forderungen der arbeitenden Klassen (1837), Zur Erkenntniss unserer staatswirtschaftlichen Zustände (1842), Zur Erklärung und Abhilfe der heutigen Creditnoth des Grundbesitzes (1868-69), Briefe und sozialpolitische Aufsätze (1882), Das Kapital Vierter sozialer Brief von Kirchmann (1884), Neue Briefe über Grundrente, Rentenprinzip und soziale Frage an Schumacher (1926) (Greifswald 1805 - Jagetzow, Pomerania 1875).