Stile architettonico e decorativo, sorto in Francia durante gli ultimi anni del
Regno di Luigi XIV, che caratterizzò il periodo della Reggenza (1715-22)
e si diffuse ampiamente in Europa, tramontando intorno al 1760. Il termine
r.
non è originario - i contemporanei definivano tale tendenza artistica
come «stile nuovo» (in francese
style nouveau) - ma deriva
dalla deformazione spregiativa del francese
rocaille (roccia
artificiale), con particolare riferimento alle piccole grotte artificiali,
costruite nei parchi e nei giardini, le pareti delle quali erano intarsiate di
frammenti colorati e di conchiglie. Esso si applica, soprattutto, alle arti
visive ed è usato anche con valore di aggettivo: stile
r.,
mobili
r., ecc. • Arte - Il
R., che si impose nelle arti
figurative nel periodo di transizione fra la crisi del Barocco e l'affermazione
delle nuove istanze neoclassiche e illuministiche, è da ritenere
un'evoluzione dello stile barocco, del quale proseguì e accentuò,
in particolare, il gusto per le linee curve, per la ricchezza delle forme
decorative e per gli effetti ottici; per contro, rifiutò l'imponente
plasticismo e la monumentalità dell'architettura barocca ed
elaborò una diversa concezione dell'ornamento, inteso come elemento
piacevole e grazioso: ciò è evidente nelle decorazioni degli
interni e nelle modanature, caratterizzate da leggerezza di forme e da un
estroso e prezioso gioco di linee. Significativamente, il
R. come stile
architettonico trovò compiuta espressione nella grande sala del palazzo,
le cui proporzioni e la cui struttura continuarono comunque a fondarsi sui
canoni rigorosi, elaborati dal Classicismo: tuttavia, all'interno di questo
spazio razionale, le pareti furono arricchite da stucchi e da specchi, i
soffitti vennero decorati da affreschi
trompe-l'oeil, con cieli popolati
da angeli e da eroi mitologici, gli elementi dell'arredamento furono ornati con
intarsi e ori. L'effetto che il
R. intendeva produrre era quello di
un'arte che non sovrastasse lo spettatore, ma gli trasmettesse un'idea di
leggerezza, di gioia e di piacere: per questo, in una società di costumi
più laici e liberali, ebbe grandissima fortuna e si trasformò
presto in vera e propria moda, in alcuni casi caratterizzata da frivolezza e da
leziosità eccessive. Storicamente, le prime esplicite testimonianze del
R. sono da individuare negli interni, creati alla fine del XVII sec., dai
collaboratori di J.-H. Mansard, nella residenza di Marly. In questo caso gli
arabeschi, lungi dall'essere un semplice ornamento dipinto, furono tradotti in
rilievo, a formare sagome e cornici di pannelli. Questo tipo di decorazione,
particolarmente diffuso negli anni della Reggenza (1715-22), e perciò
noto come «stile Reggenza», ebbe tra i suoi maggiori interpreti F.-A.
Vassé e G.M. Oppenord. Altri artisti del periodo furono N. Pineau, J.-A.
Meissonnier, F. Boucher, F. de Cuvilliés. Mentre in Francia il
R.
si impose prevalentemente nella decorazione degli interni e fu impiegato solo di
rado negli esterni, che rimasero severamente classicheggianti, in Germania
trovò applicazione, per opera di architetti come B. Neumann, anche nel
campo della grande architettura; notevoli esempi del
R. si trovano a
Würzburg e, in Austria, a Vienna. Per contro, in Italia e in Spagna
l'architettura
r. non ebbe grande fortuna, quantunque la moda
r.
fosse assai diffusa nell'arredamento e nell'oggettistica. Dall'ambito
decorativo il
R. si estese anche alla pittura, influenzando, fra gli
altri, artisti francesi come A. Watteau e J.H. Fragonard, e italiani come G.B.
Piazzetta, G.B. Tiepolo e P. Longhi: la loro produzione figurativa, al di
là delle differenze dovute alla personalità e allo stile propri di
ogni pittore, è accomunata da un'identica interpretazione dell'arte, la
quale si rivolge ai sensi, più che alla ragione dell'osservatore e si
esplicita nella predilezione di temi sensuali e idillici come quello del
«colloquio amoroso». • Lett. -
In campo letterario, il
R. non si tradusse in una vera e propria poetica, al punto che solo in
tempi recenti gli studiosi - in Italia a partire da A. Momigliano - hanno
impiegato il termine per definire una specifica stagione culturale e letteraria.
Gli elementi caratterizzanti della produzione
r. sono stati individuati,
da un lato, nella ricerca della «misura» come reazione
all'artificiosità e all'enfasi del Barocco, dall'altro, nella concezione
di una letteratura meno elitaria ed esclusivista, appannaggio di un pubblico non
più solo aristocratico, ma anche borghese. Così, sono stati
ricondotte al gusto
r. le opere di scrittori come i tedeschi Ch.M.
Wiedeland, G.E. Lessing e l'inglese A. Pope. Peraltro, non è mancato chi
- come W. Binni - ha sottolineato che nella storia della letteratura italiana
del Settecento nessuna esperienza può essere ricondotta unicamente alla
nozione di
R.: esso deve invece essere ritenuto una delle componenti,
talora non di poco conto, di movimenti quali l'Arcadia o, più
limitatamente, della poetica di autori come Metastasio, Parini e Goldoni, le cui
personalità furono comunque ben più complesse e profonde.