Termine generico per indicare ogni apparecchio automatico che può
eseguire determinate operazioni sotto il controllo di meccanismi elettronici. I
r. sono impiegati nell'ambito della produzione industriale per sostituire
l'uomo in lavorazioni particolarmente complesse, ripetitive o pericolose.
• Encicl. - Da un punto di vista storico, si distinguono quattro
generazioni di
r.: con la prima divenne possibile lo svolgimento di
programmi prestabiliti senza, però, retrocessione dall'ambiente o
controllo del risultato; con la seconda vennero introdotti i primi rudimentali
sensori che non permettevano, tuttavia, l'elaborazione dei dati raccolti; questo
fu reso possibile con la terza generazione di
r., mentre fu la quarta a
consentire di modificare gli stessi programmi di elaborazione. Fu G. Devol a
progettare nel 1951 il primo
r. elettromeccanico; l'utilizzo dei
r. su scala industriale risale, invece, al 1961, quando la General Motors
installò nei suoi impianti l'
Unimate; da allora, grazie anche ai
progressi tecnologici, l'impiego dei
r. crebbe di anno in anno, fino ad
avere un vero e proprio boom negli anni Ottanta. Da un punto di vista
funzionale, quattro sono i sistemi principali che costituiscono un
r.: 1)
il sistema meccanico, costituito da elementi collegati da accoppiamenti o
giunti; 2) il sistema sensoriale, che raccoglie ed elabora dati provenienti
dall'esterno; 3) azionamenti pneumatici o elettrici che consentono il movimento;
4) il sistema di governo, che presiede al funzionamento dei sistemi precedenti.
La struttura del
r. è, in genere, costituita da un corpo e dalle
estremità, sulle quali viene collocato l'attrezzo per la lavorazione o
l'elemento di presa.