Primo romanzo di Daniel Defoe, edito nel 1719. La storia fu ispirata
all'autore dalle vicissitudini di un marinaio, Alexander Selkirk, che, venuto a
diverbio col suo comandante, fu da questi abbandonato sull'isola Juan
Fernández, dove per quattro anni visse isolato e privo di qualsiasi
contatto con la civiltà. Robinson Crusoe, protagonista del romanzo, dopo
essersi allontanato dalla famiglia si imbarca e viaggia per il mondo. In seguito
a un primo naufragio, è catturato da un pirata, dalla cui prigionia
riesce ad evadere; divenuto piantatore e mercante in Brasile, si imbarca
nuovamente e naufraga per la seconda volta, giungendo, unico superstite, in
un'isola deserta alle foci del fiume Orinoco. Qui, completamente solo, Robinson
Crusoe
si ingegna con molta abilità a sopravvivere in un ambiente
ostile. La sua solitudine è interrotta dall'incontro con un giovane
selvaggio, con il quale stringe amicizia; battezzatolo Venerdì, ne fa il
suo fedele servitore. Dopo 28 anni trascorsi sull'isola, Robinson Crusoe
è individuato da una nave di passaggio che lo accoglie a bordo e lo
riconduce in patria. Il romanzo - raccontato in prima persona come una
narrazione autobiografica reale - incontrò immediatamente uno
straordinario successo. Particolare interesse riveste il protagonista che,
naufragato sull'isola deserta, si sforza di ricostruire l'intera struttura della
civiltà morale e materiale che ha perduto, senza abbandonarsi né
alla disperazione, né alla riflessione introspettiva: egli è forse
il primo eroe del romanzo popolare a lottare non per la gloria, ma per
migliorare le proprie condizioni di vita e a prefiggersi non una finalità
ideale, ma il raggiungimento di un obiettivo di valore concreto.