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Robespierre, Maximilien-François-Isidore de.

Uomo politico francese. Entrato nel 1769 nel collegio Louis-le-Grand di Parigi, venne in contatto col pensiero di J.-J. Rousseau, che ebbe una notevole influenza sul suo orientamento politico-ideologico. Dopo essere ritornato ad Arras nel 1781 e avervi esercitato negli anni successivi la professione di avvocato, nel 1789 fu nominato deputato locale presso gli Stati Generali. Iscrittosi al club bretone, nel marzo 1790 passò al club dei Giacobini, divenendone presidente; nell'ottobre dello stesso anno fu nominato primo magistrato del Tribunale del distretto di Versailles. Dopo la tentata fuga del re Luigi XVI nel giugno 1791, sostenne le ragioni della cautela per non compromettere le conquiste della Rivoluzione; in particolare, osteggiò la linea politica girondina favorevole a una guerra contro Austria e Prussia, ritenendo che essa avrebbe distolto il popolo dalla lotta contro i nemici interni e avrebbe così favorito le forze controrivoluzionarie. Una volta, però, che questa guerra fu dichiarata nell'aprile 1792, cercò in tutti i modi di esasperarne il contenuto rivoluzionario, partecipando in prima persona all'insurrezione della Comune di Parigi (agosto 1792), che di fatto rovesciò la Monarchia e determinò la nascita della Convenzione nazionale (settembre 1792). Eletto deputato di Parigi alla Convenzione e forte di un seguito crescente, R., di fronte agli insuccessi militari e al rinvigorirsi delle forze realiste, si fece sostenitore della condanna a morte di Luigi XVI (che fu giustiziato nel gennaio 1793) e preparò la resa dei conti con i girondini: di fronte alle titubanze della Convenzione, che esitava a denunciare i capi della Gironda, il 31 maggio suscitò un'insurrezione popolare che portò all'abbattimento dei girondini e all'istituzione di un Comitato di salute pubblica (6 giugno), nel quale entrò in prima persona il 27 luglio successivo. Da allora fino alla morte, R. governò la Francia in modo quasi dittatoriale, affiancato in questo dai suoi seguaci L. de Saint-Just e G. Couthon. Preoccupato di salvare a tutti i costi la Rivoluzione, dal 5 settembre diede avvio al Terrore, che portò all'eliminazione dapprima dell'opposizione di destra e successivamente (marzo 1794) di quella di sinistra, rappresentata dagli hebertisti; al medesimo destino andarono incontro di lì a poco anche Danton e i suoi seguaci, che sollecitavano una svolta moderata. Il clima fortemente intimidatorio che era venuto in questo modo a creare finì per isolarlo politicamente, mentre andava indebolendosi il legame con le masse popolari per l'inevitabile burocratizzazione dei quadri rivoluzionari e per la crisi economica dilagante. Quando, poi, si ebbe un allentamento della pressione esterna con la vittoria militare di Fleurus (giugno 1794), le forze ostili ai giacobini si coalizzarono, facendo sì che il 9 Termidoro (17 luglio) 1794 la Convenzione potesse decretare l'arresto di R. e la sua incarcerazione nella prigione del Lussemburgo. Liberato la sera stessa dalla Comune insorta, nel corso della notte fu, però, nuovamente arrestato dalle milizie della Convenzione. Dopo aver tentato invano di suicidarsi, il giorno seguente (10 Termidoro) fu ghigliottinato insieme coi suoi più stretti collaboratori (Arras 1758 - Parigi 1794).
Maximilien Robespierre