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Rivoluzioni europee del 1848.

Ondata rivoluzionaria che nel 1848 scoppiò pressoché simultaneamente in quasi tutti i Paesi d'Europa, con la sola eccezione di Russia e Inghilterra. L'ampiezza di questa ondata si può ricondurre a due fattori che accomunavano i vari Stati europei: da un lato la crisi economica del 1846-47, dall'altro le istanze dei democratici per l'ottenimento di maggiori libertà politiche, in alcuni casi, come in Germania o in Italia, intrecciate con le rivendicazioni di indipendenza nazionale. ║ Francia: centro di irradiazione del moto rivoluzionario fu la Francia, ove si era venuto formando un ampio fronte di opposizione al monarca Luigi Filippo d'Orléans e al suo primo ministro F. Guizot, rei di perseguire una politica eccessivamente moderata (ancorché non eccessivamente illiberale): all'interno di questo fronte, estremamente attivi risultavano i democratici, che si battevano per il suffragio universale maschile e che a questo scopo organizzavano i cosiddetti «banchetti», riunioni private che aggiravano i divieti governativi in tema di propaganda politica. La proibizione di un banchetto fissato per il 22 febbraio a Parigi determinò la crisi rivoluzionaria: di fronte al rifiuto della Guardia Nazionale di reprimere la manifestazione di protesta di lavoratori e studenti, fu fatto intervenire l'esercito, finché, dopo due giorni di scontri e più di 350 morti, il 24 febbraio Luigi Filippo fu costretto ad abbandonare Parigi: venne così costituito un Governo repubblicano, nel quale figuravano anche i socialisti, che prese immediatamente una serie di provvedimenti orientati in senso democratico (suffragio universale maschile, riduzione dell'orario di lavoro, libertà di stampa e riunione, ecc.). Il 23 aprile le elezioni per l'Assemblea Costituente decretarono la vittoria delle forze repubblicane moderate e la secca sconfitta tanto dei monarchici quanto dei socialisti (che, infatti, uscirono dal Governo). Seguirono mesi di scontri di piazza, repressi con estrema durezza dalle forze governative: ciò non impedì, però, a novembre, l'approvazione di una Costituzione democratica, che prevedeva un presidente della Repubblica e un'Assemblea legislativa eletti a suffragio universale. Le divisioni interne ai repubblicani favorirono, però, alle presidenziali del 10 dicembre, la vittoria del conservatore Luigi Napoleone Bonaparte, che tre anni dopo, con un colpo di Stato, avrebbe posto fine alla Seconda Repubblica. ║ Impero asburgico: il moto rivoluzionario ebbe inizio a Vienna il 15 marzo, con le dimissioni, dopo due giorni di combattimenti seguiti alla repressione di una manifestazione popolare, del cancelliere, K.W.L. von Metternich. Nei giorni successivi, vi furono sollevazioni anche nelle province: a Budapest e a Praga furono creati Governi nazionali, a Venezia fu proclamata la Repubblica veneta, a Milano, al termine delle celebri «Cinque Giornate», si costituì un Governo provvisorio. A nulla valse la concessione della Costituzione; anzi, l'imperatore Ferdinando I dovette abbandonare Vienna e promettere la convocazione di un Parlamento dell'Impero eletto a suffragio universale. Grazie alla fedeltà e all'efficienza dell'esercito, l'Impero asburgico, che sembrava allora sull'orlo del collasso, riuscì, però, a sopravvivere: la riscossa iniziò a Praga in giugno, si consolidò con il ripristino a luglio del dominio austriaco sul Lombardo-Veneto e con la repressione a ottobre di una seconda insurrezione a Vienna (ove l'imperatore era rientrato in agosto) e giunse a compimento nell'agosto 1849 con la presa di Venezia e con la sconfitta, per mano della Russia, dei separatisti magiari a Vilagos. ║ Germania: la rivoluzione scoppiò il 18 marzo con la sollevazione di Berlino; Federico Guglielmo IV dovette concedere la libertà di stampa e convocare un Parlamento prussiano. Poco più tardi, a maggio, le rivolte originatesi negli altri Stati tedeschi portarono alla creazione di una Costituente pangermanica con sede a Francoforte sul Meno; nelle intenzioni, la Costituente avrebbe dovuto preparare l'unificazione nazionale, ma nei fatti essa non aveva la forza necessaria per realizzare questo obiettivo, trovandosi, anzi, ben presto paralizzata dalla contrapposizione tra «grandi tedeschi» (fautori di un'unione attorno all'Austria) e «piccoli tedeschi» (sostenitori di uno Stato nazionale da costruirsi attorno alla Prussia). Quando, infine, prevalse la tesi piccolo-tedesca, nell'aprile 1849 delegati della Costituente si recarono a Berlino per offrire a Federico Guglielmo IV la corona del nuovo Impero tedesco: questi, però, avendo ormai sconfitto nel suo territorio la minaccia rivoluzionaria e sciolto il Parlamento, la rifiutò, non intendendo accettare un'investitura dal basso. Per la Costituente fu l'inizio della fine: dopo essere stata trasferita a Stoccarda e priva ormai dell'appoggio dei moderati, il 18 giugno 1849 fu sciolta dalle truppe del Governo del Württemberg. ║ Italia: i primi moti rivoluzionari divamparono il 12 gennaio 1848, in Sicilia, spingendo Ferdinando II di Borbone, re delle Due Sicilie, a concedere la Costituzione (29 gennaio), imitato di lì a poco da Leopoldo di Toscana, Carlo Alberto di Savoia e Pio IX. Dopo la cacciata degli Austriaci da Milano e Venezia, le pressioni dei patrioti e le mai sopite mire espansionistiche spinsero Carlo Alberto, il 23 marzo, a muovere guerra all'Impero asburgico. A quella che viene ricordata come la prima guerra d'indipendenza inizialmente aderirono Ferdinando di Borbone, Leopoldo di Toscana e Pio IX, ma la coalizione non durò a lungo: il 25 luglio a Custoza, nella prima vera battaglia campale, le deboli e maldirette forze piemontesi subirono un decisivo rovescio, che rese vane le conquiste territoriali dei mesi precedenti e che portò all'armistizio di Salasco (9 agosto 1848). L'onda rivoluzionaria, tuttavia, non accennava a esaurirsi: la Sicilia era controllata dai separatisti, che si erano dotati di un proprio Governo e di una Costituzione democratica, Venezia aveva nuovamente proclamato la Repubblica, in Toscana il granduca aveva formato in ottobre un Gabinetto democratico. In questo contesto, nel quale pure era evidente lo scarso coordinamento delle forze liberali e democratiche dislocate sulla penisola, notevole impatto a livello simbolico ed emotivo ebbero le vicende della Repubblica romana. A Roma, da novembre, dopo l'omicidio del primo ministro pontificio, il liberal-moderato P. Rossi, e la conseguente fuga a Gaeta di Pio IX, si erano impadroniti del potere i democratici, i quali fissarono e vinsero le elezioni a suffragio universale maschile per l'Assemblea Costituente (gennaio 1849). Fu così che il 9 febbraio 1849 l'Assemblea proclamò la fine del potere temporale dei papi e la nascita della Repubblica romana. Contemporaneamente, in Toscana Leopoldo II era costretto alla fuga, mentre in Piemonte il nuovo Governo a maggioranza democratica decise la ripresa della guerra contro gli Austriaci. L'attacco si risolse, però, in una grave sconfitta a Novara (22-23 marzo) e Carlo Alberto fu costretto ad abdicare in favore del figlio Vittorio Emanuele II. Di lì a poco la restaurazione austriaca si sarebbe estesa su tutta l'Italia: in aprile Leopoldo II riprese il potere in Toscana, in maggio Ferdinando di Borbone riconquistò la Sicilia, in luglio le truppe francesi espugnarono Roma riportandovi Pio IX e in agosto la Repubblica di Venezia cadde per fame dopo cinque mesi di assedio. Il fallimento delle Rivoluzioni europee del 1848, dovuto principalmente alle fratture tra democratici e liberali moderati e alla violenta repressione, non cancellò, però, le novità che questi moti avevano portato a emergenza (quali, ad esempio, l'inadeguatezza dei sistemi politici assolutistici o le questioni nazionali italiana e tedesca) e che avrebbero inciso pesantemente sulla storia europea dei decenni successivi.