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Rivista.

Pubblicazione periodica che ha per oggetto un determinato ambito dell'attività umana e che si propone di fornire strumenti per lo studio o l'approfondimento: r. letteraria, d'attualità. • Mil. - Originariamente, il controllo di secondo grado svolto in Francia a partire dal XV sec. da funzionari reali per verificare la congruità delle somme stanziate per ciascun corpo militare. In questo senso, il termine è rimasto in uso per indicare l'esame (denominato anche rassegna) che il superiore fa di singoli elementi o reparti per accertarsi che il vestiario e l'armamento siano in ordine. ║ A partire dal XIX sec., cerimonia militare nella quale un'autorità passa in rassegna truppe ferme in servizio d'onore o truppe che sfilano in occasioni solenni. ║ Nell'uso marinaresco, l'ispezione eseguita sull'equipaggio delle navi militari per controllarne l'assetto. ║ R. navale: rassegna svolta da un'autorità sulle unità di una forza navale, riunite insieme a tal fine, in porto o in navigazione. • Teat. - Genere di spettacolo che unisce musica, danza e prosa e che si compone di una serie di scenette comiche o ironiche, ispirate a fatti d'attualità. Le origini rimandano a generi di intrattenimento precedenti, quali il vaudeville, mentre il suo sviluppo manifesta elementi di contiguità con altri tipi di spettacolo (varietà, music-hall, cabaret). Da un punto di vista strettamente semantico, il termine revue (cui risale l'italiano r.) venne per la prima volta impiegato per un lavoro del 1728 di P. Biancolelli e C.A. Romagnosi, entrando in uso in Francia per indicare quegli spettacoli che rappresentavano in chiave ironica o satirica i fatti d'attualità. Questi spettacoli ebbero particolare successo all'epoca della Rivoluzione francese, sopravvivendo, seppur attenuati nei toni, sotto l'Impero e nell'età della Restaurazione. Fu, però, solo con l'opera dei fratelli Cognard (seconda metà del XIX sec.) che si ebbero le prime r. moderne; con la fine del secolo, sorse, invece, la revue à grand spectacle, caratterizzata da una riduzione del testo a favore di apparati scenici e coreografici di grande effetto. Furono quelli gli anni d'oro della r.: locali come le Folies-Bergère e autori come M. Chevalier contribuirono in modo decisivo all'affermazione della r. e alla sua esportazione in tutto il mondo. ║ L'anno di nascita della r. in Italia è il 1867, quando al teatro Fossati di Milano venne rappresentata la prima r. in dialetto milanese, Se sa minga di C. Gomez. Fino al 1922 la r. ebbe una grande diffusione: nel primo ventennio del Novecento, comparvero più di cento r. Con la messa in scena nel 1922 al teatro Fossati di Milano della r. Manicomio! di L. Ramo, C. Rota e G. Galli, si concluse la stagione delle r. d'attualità: dal 1923 venne, infatti, bandito dalla r. ogni contenuto politico, cosicché gli autori furono costretti a concentrarsi sugli aspetti formali dell'opera: in questo senso, ad esempio, nel 1930 D. Niccodemi propose per la prima volta la r. come genere d'arte. Con la fine della seconda guerra mondiale, si ebbe un rifiorire della r. come spettacolo di satira politica e di costume: ciò avvenne soprattutto per merito di attori come C. Dapporto, N. Taranto, S. Tofano, Macario, Totò, V. De Sica, G. Cervi e di autori come M. Marchesi, M. Monicelli e M. Metz. Fu, però, un periodo breve: con gli anni Cinquanta, infatti, la r. si orientò definitivamente verso lo spettacolo di gran varietà, che riproduceva la revue à grand spectacle dei music-hall parigini. Sempre in quegli anni, si affiancò a essa un nuovo genere di r., la cosiddetta r. di cervello o da camera, la quale si proponeva di affidare il suo successo non allo spettacolo, ma all'intelligenza del contenuto: tra le più note si annoverano Sani da legare di F. Parenti e Senza rete di D. Fo. A partire dagli anni Sessanta, con l'avvento della televisione, la r. tradizionale andò incontro a un progressivo declino: la sua eredità venne raccolta dal cabaret.