Raffigurazione pittorica, scultorea o fotografica di una persona. ║ Fig. -
Essere il r. di qualcuno: assomigliare a quella persona. ║ Fig.
- Essere il r. della salute, della tristezza, della felicità:
apparire nell'aspetto esteriore in buona salute, molto triste, molto felice.
║ Per estens. - Descrizione verbale di una persona o di una situazione:
in cinque minuti, mi fece un preciso r. della congiuntura economica.
• Arte - Per il
r. si è manifestata una notevole attenzione
sin dai tempi più remoti: si ricordino, al riguardo, le accurate
raffigurazioni sui sarcofagi e sugli addobbi funerari dei visi dei defunti
presso gli antichi Egizi, presso gli Assiro-Babilonesi e presso gli Ittiti.
L'interesse per il
r. passò nella civiltà greca, venendo
inizialmente a configurarsi come un problema di rappresentazione non tanto
dell'individuo quanto piuttosto del
tipo, come testimoniano i molti
esempi scultorei di bellezza idealizzata di
kúros e
kóre dei secc. VI-V a.C. conservati. Di questo periodo, che vide
la diffusione dei cosiddetti
r. di stile severo, sono l'
Anacreonte
di Fidia, il
Pericle di Cresila. Nonostante venissero allora
realizzati
r. individualizzanti e veristi aventi per soggetto schiavi e
barbari, solo verso il 360 a.C. con il
Platone di Silanione si ebbe il
primo
r. fisionomico: questa inversione di tendenza in direzione di un
più spiccato realismo, favorita da artisti di indubbio spessore quali
Lisistrato e Demetrio di Alopece e, più in generale, da un'aumentata
attenzione da parte di poeti e filosofi per la dimensione psicologica
dell'esistenza umana, si accompagnò all'affermazione del cosiddetto
r. eroico, allo sviluppo del quale non furono estranei intenti
agiografici per la figura di Alessandro Magno. L'arte romana pose il problema
del
r. nel contesto di esigenze celebrative:
r. degli antenati e
degli imperatori, condotti secondo uno stile sobrio e lineare, lievemente
idealizzante, si concretarono in busti (che derivavano dalla tradizione
italica), statue loricate e statue equestri. Col passare del tempo, tuttavia, si
fece sempre più esasperata la ricerca dell'espressività (si
vedano, in proposito, i
r. degli Antonini e dei Severi) e della
grandiosità (evidente nelle dimensioni e nei materiali utilizzati).
Nell'Alto Medioevo il
r., alla luce della funzione essenzialmente
religiosa dell'arte, fu incentrato sull'immagine di Cristo e dei santi:
permasero i
r. funerari, mentre le rappresentazioni di personaggi viventi
riguardarono quasi esclusivamente uomini di rango (pontefici, imperatori
bizantini, fondatori). Fu in quel periodo che comparvero, peraltro, i primi
r. di artisti, solitamente all'interno dell'opera (ad esempio, Vuolvinio
nell'altare d'oro nella chiesa di Sant'Ambrogio a Milano). Nei secc. XII-XIII,
l'interesse per il
r. individuale venne riaffermandosi, come si
può dedurre dalle opere promosse da Federico II in Sicilia, dalla statua
di Carlo d'Angiò di Arnolfo di Cambio (Roma, Musei Capitolini) o dai
numerosi
r. di Bonifacio VIII, ma fu nel XIV sec., con i lavori di Giotto
alla Cappella degli Scrovegni a Padova, che la ritrattistica ricevette un
impulso decisivo per la sua diffusione: in quegli anni furono, infatti,
realizzati numerosi
r. di pregio, tra i quali meritano di essere citati
il
r. di
Guglielmo di Castelbarco sull'arco trionfale di San Fermo
a Verona (1314), il
r. di
Guglielmo il Buono (1365, Parigi,
Louvre), il
r. dell'arciduca
Rodolfo IV (Vienna, Museo diocesano).
Solo col XV sec. nacque il
r. in senso moderno, configurante un genere
pittorico autonomo: nel clima umanistico di riscoperta della centralità
dell'individuo, iniziarono, infatti, a essere realizzati
r. privati, che
rivelavano intenti non meramente celebrativi e che, dunque, vedevano nella
verosimiglianza e nell'attenzione fisionomica regole auree a cui attenersi. Fu
in quell'epoca che vennero elaborate tutte quelle soluzioni formali per il
r. (busto, mezzafigura, figura intera, ecc.) che rimasero, poi, costanti
anche nei secoli successivi. Con questo, non scomparvero i
r. a uso
ufficiale (celebrativo ma anche infamante), che vennero, anzi, a svolgere una
rilevante funzione documentaria. Particolarmente utilizzato in quel tempo fu il
r. di profilo: se ne servirono tra gli altri il Pisanello, Botticelli,
Pollaiolo e Piero della Francesca (notissimo il suo dittico dei duchi d'Urbino).
Molto importante fu, sempre nel Quattrocento, l'opera del fiammingo J. van Eyck,
che dipinse vigorosi
r. dalla forte impronta realistica (ad esempio,
Coniugi Arnolfini, Londra, National Gallery). A Venezia fu attivo
Antonello da Messina, che tentò di mediare la tradizione italica con la
scuola nordica e che fece ampio uso della figura di tre quarti. Il XVI sec. vide
operare ritrattisti di valore soprattutto nel Veneto, con Tiziano e, poi,
Tintoretto, presso i quali è possibile cogliere un maggior interesse per
la messa in luce del ruolo sociale e della vita interiore dei personaggi
raffigurati, al punto da poter parlare di
r. simbolico. Sul versante
dell'approfondimento psicologico fondamentale fu, invece, la ricerca di
Leonardo. I richiami simbolici e allegorici si fecero via via sempre più
evidenti e ricercati: non a caso l'epoca rinascimentale, per quel che concerne
la ritrattistica, è intessuta di figure mitologiche, come, ad esempio,
nel lavoro di S. del Piombo
Andrea Doria come Nettuno (Roma, galleria
Doria-Pamphili). Col Manierismo, però, la ricerca introspettiva riprese
il sopravvento, come è possibile notare nei lavori di A. Bronzino e del
Parmigianino, mentre in età post-tridentina si verificò la ricerca
di un sobrio realismo. Nel XVII sec. il
r. venne a costituirsi come una
delle maggiori espressioni artistiche: in quegli anni lavorarono in Spagna D.
Velázquez, in Italia G.L. Bernini e nei Paesi Bassi (ove sempre in
quell'epoca venne diffondendosi il
r. di gruppo) P.P. Rubens e A. van
Dyck. L'affermazione del Barocco nella seconda metà del secolo
spostò l'attenzione di molti ritrattisti verso i
r. di
rappresentanza: ciò avvenne, in particolare, in Francia con H. Rigaud, N.
de Largillière e F. de Troy. Nel Settecento, invece, furono preponderanti
istanze arcadiche e idealizzanti, anche se verso fine secolo si ebbero
r.
decisamente orientati verso il realismo (F. Goya). Ritrattisti di valore del
XVIII sec. furono R. Carriera in Italia, W. Hogart e J. Reynolds in Inghilterra,
L. David ed E. Delacroix in Francia. Meritano poi di essere segnalate la
diffusione della caricatura, come forma di satira politica, e quella della
silhouette. Nel XIX sec. la ritrattistica si arricchì
dell'utilizzo del mezzo fotografico: negli ambiti tradizionali convissero,
invece, il neoclassicismo di A. Canova, A. Appiani e G. Bossi e il romanticismo
di F. Hayez. Il secolo si chiuse con gli autori impressionisti (E. Degas, E.
Manet, A. Renoir), che indirizzarono vieppiù la loro ricerca in direzione
soggettivista. Su questa linea si mosse anche la ritrattistica del Novecento con
V. Van Gogh e J. Ensor, che procedettero alla scomposizione della figura uanana
per affermare particolari valori psicologici, umani o sociali. • Dir. - Di
regola il
r. di una persona non può essere esposto, riprodotto o
messo in commercio senza il consenso di questa o, se morta, senza il consenso
del coniuge e dei figli, o, in loro mancanza, dei genitori. Non occorre il
consenso della persona ritratta quando questa è particolarmente nota
oppure quando sussistano necessità di giustizia o di polizia, scopi
scientifici, didattici o culturali, oppure anche quando la riproduzione è
collegata a fatti, avvenimenti, cerimonie di interesse pubblico o svoltisi in
pubblico. Il
r. non può tuttavia essere esposto o messo in
commercio, qualora ciò rechi pregiudizio all'onore, alla reputazione o al
decoro della persona ritratta. Salvo patto contrario, il
r. fotografico
eseguito su commissione può essere pubblicato, riprodotto o fatto
riprodurre dalla persona fotografata o dai suoi successori senza il consenso del
fotografo; nel caso, però, di un utilizzo commerciale, il fotografo deve
ricevere un equo corrispettivo. • Lett. - Componimento letterario, a
metà tra il saggio e il bozzetto, concernente un autore e la sua
opera.
Il Pollaiolo: "Ritratto di ignota"