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Richini, Francesco Marìa.

Architetto italiano. Proveniente da un'illustre famiglia di ingegneri e architetti, R. fu allievo del padre e di L. Binago che lo incoraggiò a studiare gli architetti lombardi del tardo XVI sec. Terminati gli studi, nel 1605 fu nominato capomaestro del duomo di Milano; nel 1611 divenne pubblico ingegnere; nel 1621 il cardinale Federico Borromeo lo invitò a occuparsi del restauro delle chiese parrocchiali; infine, in qualità di ingegnere camerale, ottenne la sovrintendenza sui castelli e le fortificazioni lombarde. Risalgono alla prima metà del XVII sec. la chiesa di San Vito al Carrobio, la chiesa romano-gotica di San Giorgio al Palazzo, la chiesa di San Carlo sopra Arona e la facciata principale e il portale dell'Ospedale Maggiore, tutte opere in cui rivivono varie tendenze tardo-manieristiche, da cui R. non si discostò neppure nella foresteria della Certosa di Pavia (1625). Le principali opere di edilizia civile erette da R. furono la facciata del Collegio elvetico (1627), il palazzo Annoni (1631) e il palazzo Durini (1644). Per quanto riguarda l'edilizia sacra ricordiamo la chiesa di San Giuseppe (1607-30). Dopo aver ultimato il portale del Seminario maggiore (1644), R. intraprese i lavori dell'opera cui è legata la sua fama, il palazzo Brera, che verrà portato a termine da G. Quadri, da P.G. Rossone e dal figlio di R., Gian Domenico. Citiamo inoltre la sistemazione dei giardini nel palazzo Borromeo dell'Isola Bella, di chiara ispirazione rinascimentale (Milano 1584-1658).