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Revisionismo.

Orientamento di pensiero, eretico rispetto all'opinione dominante, che intende rivedere ed eventualmente rifiutare particolari teorie politiche, storiche, filosofiche o alcuni aspetti di esse. In senso più specifico, si è parlato di r. per quella corrente del pensiero marxista che ha affermato l'esigenza di una messa in discussione di alcuni capisaldi dell'elaborazione teorica di K. Marx, o per quei filoni della critica letteraria che sostengono la necessità di reinterpretare determinati testi da un punto di vista radicalmente alternativo (ad esempio, in chiave femminista, afroamericana, ecc.). Revisionisti furono detti anche coloro che nel 1894 contestarono il verdetto sul "caso Dreyfus" e si batterono per una revisione del processo, nonché i maoisti rispetto alla dottrina ufficiale sovietica e i discepoli di V. Jabotinskij in relazione al Sionismo tradizionale. • Filos. pol. - Verso la fine del XIX sec. si sviluppò un intenso dibattito sui fondamenti teorici e ideologici del Marxismo, alla luce di un'evoluzione del capitalismo in contraddizione con le previsioni di Marx. La necessità di "rivedere" questi fondamenti si concretizzò nell'opera di E. Bernstein I presupposti del socialismo e i compiti della socialdemocrazia (1899). In questo lavoro, Bernstein constatò il fallimento storico della previsione marxiana: il numero dei capitalisti aumenta anziché diminuire, i ceti intermedi non scompaiono, i privilegi della borghesia capitalista cedono, seppur lentamente, il passo alle istituzioni democratiche, le condizioni di vita materiale degli operai migliorano. A livello più propriamente teorico, poi, non può sfuggire, secondo Bernstein, come Marx finisca spesso per confondere piano dei fatti e piano dei valori, per cui, ad esempio, la rivoluzione comunista, lungi dall'essere un'effettiva necessità storica, rispecchia più che altro un'esigenza di giustizia e di eguaglianza: la stessa dialettica è una costruzione metafisica che, come tale, va abbandonata. In ragione di tutto questo, per Bernstein la classe operaia deve abbandonare le velleità rivoluzionarie e perseguire una politica riformista, stringendo alleanze con i settori più progressisti della borghesia; la democrazia deve diventare, pertanto, il nuovo orizzonte normativo di riferimento, da un lato in quanto strumento che porta gradualmente verso il Socialismo, dall'altro in quanto fine in sé che realizza la soppressione del dominio di classe (anche se non delle classi). Nella vivace discussione che l'opera suscitò all'interno del Marxismo, contro le conclusioni revisioniste di Bernstein si schierarono, tra gli altri, R. Luxemburg e Lenin. La prima sostenne che la sostanza del sistema capitalista non poteva essere intaccata dalla pratica riformista, il secondo, invece, si fece carico di una ricostruzione teorica del Marxismo che, alla fine, fu fatta propria dalla III Internazionale come unica interpretazione ortodossa. • Storiogr. - Tendenza a rivalutare le opinioni storiche consolidate alla luce delle nuove conoscenze emerse nel corso della ricerca. In particolare, si utilizza il termine r. per connotare quel filone di ricerche storiche sulla seconda guerra mondiale che, pur riconoscendo l'inconfutabilità del massacro degli Ebrei e di altre minoranze nei lager nazisti, ne ridimensiona la specificità rispetto ad altri fenomeni di sterminio di massa, riducendone, in qualche modo, la gravità. Storici revisionisti sono considerati, ad esempio, D. Irving e E. Nolte: il primo ha sostenuto che Hitler sarebbe stato all'oscuro di quanto stava accadendo nei campi di concentramento e che la decisione di annientare sei milioni di Ebrei non sarebbe giunta da lui ma da Himmler; il secondo, invece, ha ritenuto di poter interpretare l'Olocausto come la risposta nazionalsocialista al pericolo bolscevico (stante l'equazione Bolscevismo/Ebraismo) e, pertanto, come uno dei tanti massacri organizzati a fini politici che sono stati compiuti nel XX sec. Il r. non va confuso con il negazionismo, i cui esponenti (tra i quali spicca R. Faurisson) contestano la realtà storica della Shoah e mettono in discussione, da un lato, che siano mai esistite le camere a gas, dall'altro, che fosse anche negli intendimenti nazisti la soppressione definitiva e totale degli Ebrei (la cosiddetta "soluzione finale"). La comunità degli storici reputa le tesi negazioniste false e mistificatorie e rifiuta, pertanto, di considerarle, come, invece, fa con quelle revisioniste, interpretazioni storiograficamente legittime. • Pol. - Il termine r. è utilizzato in politica internazionale per indicare il rifiuto di un determinato assetto territoriale e la volontà di modificare i trattati che lo hanno sancito. In particolare, si è parlato di r. in relazione alle richieste dei Paesi sconfitti nella prima guerra mondiale di rivedere il Trattato di Versailles (1919-20), che imponeva loro condizioni di pace molto onerose.