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Resto del Carlino, Il.

Quotidiano fondato a Bologna il 21 marzo 1885 e venduto principalmente nell'Italia centrale. • Encicl. - Il titolo, inizialmente, alludeva al costo, pari a due centesimi, del giornale; infatti, il quotidiano era venduto nelle tabaccherie e veniva dato come resto a chi comprava un sigaro toscano da otto centesimi e lo pagava con un carlino (pari a dieci centesimi). Alcuni, tuttavia, hanno visto nel titolo un richiamo all'espressione «saldare i conti», con esplicito riferimento alle intenzioni polemiche del giornale. Nato per iniziativa di quattro giovani neolaureati in Legge, di chiara ispirazione progressista, (G. Padovani, C. Chiusoli, A. Carboni, F. Tonolla), il giornale ebbe come primo direttore, nonché unico proprietario, A. Zamorani che seguì le vicissitudini del giornale dal 1886 al 1907. Spetta a Zamorani il merito di aver innalzato il quotidiano a livello regionale, arrivando a tirature superiori alle 30.000 copie; ciò grazie soprattutto all'ampiezza dell'informazione e alla scelta di celebri collaboratori, quali G. Carducci, A. Oriani, G. Pascoli e G. D'Annunzio. Dopo la morte di Zamorani, il quotidiano divenne proprietà di un gruppo politico-imprenditoriale romagnolo che ne determinò il passaggio a una linea conservatrice, antigiolittiana, nazionalista e interventista. L'indirizzo del quotidiano non mutò neppure dopo la prima guerra mondiale e, anzi, si fece ancor più radicale: il giornale si rivelò, infatti, uno dei più accaniti sostenitori del Fascismo. Dopo la Liberazione, il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) bolognese ordinò al giornale di chiudere, finché un gruppo agrario-zuccheriero dell'Eridania ottenne dagli Alleati il permesso di pubblicazione del quotidiano che fu battezzato «Giornale dell'Emilia». Solamente otto anni più tardi, i Grandi rilevarono la testata e ricominciarono a stampare il vecchio quotidiano. Tra i più celebri direttori del quotidiano vanno menzionati, fra gli altri, G. Spadolini (negli anni 1955-68) e E. Biagi (negli anni 1970-71).