L'operazione del restaurare, ovvero del restituire allo stato primitivo
opere d'arte o altri manufatti, rifacendoli, riparandoli o rinnovandoli;
con questa accezione ricorre più frequentemente il sinonimo restauro.
║ Ristabilimento di forme di governo, di istituzioni politiche o dinastie
dopo un periodo, più o meno lungo, di assenza. • St. -
L'epoca che seguì la Rivoluzione francese e l'epopea
napoleonica, quando fu ristabilita in Francia la monarchia borbonica,
cioè gli anni compresi fra l'aprile del 1814 e il luglio del 1830;
con il medesimo vocabolo si intende anche il corrispondente periodo della storia
europea. La sconfitta di Napoleone a Waterloo (giugno 1815) pose definitivamente
termine alla lunga stagione che aveva opposto la Francia alle vecchie dinastie
dell'Europa, inaugurando l'età della
R. Come si desume
dal termine stesso,
R. significava ricostituzione del vecchio ordine
europeo e, dunque, ritorno dei sovrani spodestati, dei tradizionali modi di
governare, degli ordinamenti e delle gerarchie sociali del passato. In
realtà, nonostante le intenzioni dei suoi più accaniti fautori, la
R. si rivelerà una sorta di compromesso fra antico e nuovo,
cioè fra i retaggi dell'
ancien régime duri a morire e
un'eredità rivoluzionaria (fondata sulla certezza del diritto,
dell'uguaglianza formale fra i cittadini, dell'organizzazione
burocratica e della razionalizzazione delle attività economiche) che non
poteva più essere ignorata. Apertosi nel novembre del 1814 e conclusosi
nel giugno del 1815, il Congresso di Vienna, che si proponeva come fine la
dissoluzione dell'Impero napoleonico e il ritorno al potere delle vecchie
monarchie, fu egemonizzato dalle quattro potenze vincitrici: l'Austria,
rappresentata da Metternich, la Gran Bretagna, la Russia e la Prussia; a questo
ristretto gruppo si unì il portavoce della Francia sconfitta Talleyrand,
che seppe sfruttare abilmente a suo favore i contrasti fra i principali
protagonisti del Congresso. Il nuovo equilibrio europeo statuito a Vienna si
ispirò al principio di legittimità, in base al quale vennero
restaurati i diritti dei sovrani spodestati, senza alcun riguardo per il
principio di nazionalità o per la volontà delle popolazioni
coinvolte. Ciechi di fronte al rinnovamento per cui l'Europa era matura, i
quattro grandi vollero dare al continente un aspetto definitivo, il più
solido e duraturo possibile; a questo scopo cercarono di eliminare ogni causa di
dissidio tra loro, senza tenere conto dell'interesse degli Stati minori, dove
pure erano penetrati e si erano affermati i principi del Liberalismo fondati
sulla sovranità popolare e sul regime costituzionale, quali garanzie
fondamentali della libertà e della volontà di un popolo. I
mutamenti più significativi riguardarono l'Europa settentrionale e
centrale. La Russia e la Prussia si espansero a occidente, accaparrandosi
rispettivamente buona parte del territorio polacco e vasti territori della zona
del Reno, che si sarebbero rivelati in seguito di grande importanza economica.
La Gran Bretagna non avanzò pretese territoriali, ma si preoccupò
di assicurare sul continente un equilibrio tale da impedire futuri conflitti.
L'Italia vide rafforzata, sul proprio territorio, l'egemonia
austriaca: sia direttamente sul Lombardo-Veneto, sia indirettamente, mediante
vari legami militari e dinastici, sugli altri Stati della penisola;
l'unico Stato italiano che riuscì a conservare una certa
indipendenza fu il Regno di Sardegna. Gli Stati tedeschi, ridotti drasticamente
di numero, si riunirono in una Confederazione germanica presieduta
dall'imperatore d'Austria; il Belgio e il Lussemburgo vennero
aggregati all'Olanda e costituirono con essa il Regno dei Paesi Bassi. Al
fine di assicurare la conservazione degli equilibri interni e internazionali
statuiti dal Congresso di Vienna, Austria, Prussia e Russia si unirono nel
settembre del 1815 nella Santa Alleanza. Proposta dallo zar Alessandro I, che
intendeva fondare l'accordo su ideali cristiani, ben presto il documento
venne modificato, se non stravolto, nei suoi intenti originari dalle idee
politiche ben più realiste di Metternich, trasformandosi in uno strumento
di rigida reazione, in un accordo difensivo e offensivo contro il Liberalismo.
Alla Santa Alleanza seguì poi la Quadruplice Alleanza cui aderì
anche l'Inghilterra. I protagonisti del Congresso di Vienna, tuttavia, non
riuscirono a soffocare completamente le nuove idee originate
dall'esperienza rivoluzionaria, ne ritardarono soltanto l'attuazione. La
R. fu particolarmente osteggiata da minoranze provenienti dalla
borghesia, che trovarono fervide adesioni soprattutto nella gioventù
universitaria. Anche tra l'antica nobiltà vi furono nuclei di opposizione
alla
R., sia nei Paesi che aspiravano all'indipendenza (Lombardia,
Polonia, Ungheria), sia in quelli che volevano abbattere l'autocrazia (Russia).
Persino una parte consistente dell'esercito e del clero, infine,
appoggiò gli ideali rivoluzionari, specie in Belgio, in Irlanda, in
Polonia e in Italia. Proprio durante la
R. si moltiplicarono e divennero
attivissime le società segrete, dove i liberali e i democratici di tutti
i Paesi combattevano in forme clandestine per la libertà dalla
servitù dello straniero o dall'assolutismo interno. Neppure le
repressioni militari e poliziesche riuscirono a soffocare il dissenso diffuso e,
anzi, ottennero l'opposto risultato di trasformare in martiri i
perseguitati politici che cadevano in nome degli ideali rivoluzionari.
L'opposizione si acuì a tal punto che Metternich in persona si vide
costretto a intervenire per attenuare la politica reazionaria di qualche
regnante, come quando, per esempio, indusse Federico II di Napoli a licenziare
il ministro di Canossa, eccessivamente retrogrado, o fece pressione presso la
Chiesa perché ritrattasse l'ormai datata dottrina della supremazia
diretta del papa sui sovrani temporali. Il malcontento diffuso sfociò in
due successive ondate rivoluzionarie. La prima, che avvenne negli anni 1820-21 e
coinvolse la parte meridionale dell'Europa (Spagna, Regno di Napoli,
Piemonte e Grecia) ebbe scarso successo; ciò a causa della scarsa
unità tra le forze liberali (principalmente costituite da militari e
intellettuali), unitamente a carenze organizzative e all'assoluta mancanza
di legami con le masse popolari. La seconda ondata ebbe inizio con la
Rivoluzione di Parigi del 1830, che portò al governo un sovrano di chiare
idee liberali; sull'esempio francese si sollevarono poi anche il Belgio,
che ottenne l'indipendenza dai Paesi Bassi, nonché la Polonia russa
e l'Italia, dove ancora una volta, però, prevalsero rispettivamente
l'esercito zarista e quello austriaco. Ciò nondimeno il sistema di
equilibri sapientemente costruito dal Congresso di Vienna era crollato; al suo
posto erano nati due differenti blocchi contrapposti: da un lato le monarchie
autoritarie (Austria, Russia e Prussia), dall'altro le monarchie liberali
dell'Inghilterra e della Francia, che divennero il rifugio prediletto da
vari esuli e attivi centri di elaborazione politica. Durante il periodo della
R., dunque, si andarono chiarendo e precisando due concetti fondamentali:
quello di Stato saldamente condotto dalla volontà del sovrano e da
fedelissimi collaboratori e quello di Stato libero e civile, che si propone come
primo e insostituibile obiettivo il benessere della popolazione. È nel
periodo della
R., conseguentemente, che affondarono anche le radici delle
posizioni politiche e dei movimenti economici del mondo moderno: il liberalismo,
il socialismo, l'autoritarismo, il liberismo, il nazionalismo, il radicalismo.
• Filos. -
Filosofia della R.: corrente filosofica nata in Francia
durante il periodo storico della
R., che opponeva alla libertà dei
singoli, teorizzata dall'Illuminismo, la forza dell'autorità
e della tradizione. • Rel. -
R. cattolica: espressione poco usata
con cui si indica la Riforma cattolica o Controriforma.
L'Europa dopo il Congresso di Vienna (1815)