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Repubblicano.

Che appartiene o si riferisce a una Repubblica. ║ Stato retto a Repubblica. ║ Che è favorevole alla Repubblica, che sostiene tale regime in opposizione ad altre forme dello Stato: movimento r. ║ Cittadino sostenitore della Repubblica; aderente a un partito r. ║ Detto in particolare di partiti, movimenti e formazioni politiche che, costituiti allo scopo di instaurare un regime r., mantengono poi tale denominazione anche dopo averlo realizzato. • Pol. - Movimento r. francese: l'orientamento r. fu promosso e perseguito, per la prima volta in Europa, in seguito agli eventi della Rivoluzione francese. Le organizzazioni r. furono tra i più vivaci oppositori del progetto napoleonico che, con il colpo di Stato del 18 Brumaio, trasformò la Repubblica in Impero. Tuttavia, durante i Cento giorni, i r. sostennero Napoleone stesso, temendo maggiormente la restaurazione della Monarchia borbonica: per tale ragione essi subirono la repressione, insieme ai bonapartisti, del reinsediato Luigi XVIII. Ciò nonostante, il Parlamento eletto nel 1815 contava alcuni deputati di orientamento moderatamente r., tra cui M. La Fayette; negli anni seguenti, anche a causa della crescente pressione autoritaria esercitata da Carlo X, i r. collaborarono con indipendenti e bonapartisti nell'organizzare l'opposizione al Governo legittimista e ultraconservatore di Polignac. Nel 1830, nella difficile congiuntura politica della Rivoluzione di Luglio, svolsero un ruolo di primaria importanza: suoi aderenti guidarono la reazione popolare alle Ordonnances governative, occupando il 28 luglio il municipio di Parigi. Tuttavia, mentre i r., assumendo posizioni assai vicine a quelle democratiche, proponevano l'adozione del suffragio universale e la ricostituzione della Repubblica, indicando La Fayette come presidente, i più numerosi e moderati gruppi liberali e monarchici realizzarono una riforma in senso costituzionale della Monarchia, affidando la Corona al duca d'Orléans. I r. alimentarono un'opposizione al regime orleanista: la prima metà degli anni Trenta registrò numerosi episodi di insurrezione armata, a causa dei quali i r. furono aspramente perseguitati, la loro propaganda impedita con pesanti restrizioni alla libertà di stampa e con il divieto esplicito di qualsivoglia critica al re o alla forma dello Stato. Le organizzazioni r., in quell'epoca, assunsero per lo più forma segreta e cospirativa: i gruppi più radicali si orientarono anche in senso socialista e comunista, come nel caso di F. Buonarroti, A. Blanqui e di altri discepoli di F. Babeuf, esercitando con i bonapartisti l'unica opposizione al regime, sempre più conservatore, di Luigi Filippo. Le formazioni r. costituirono ancora una volta il nucleo degli eventi rivoluzionari del febbraio 1848 (V. RIVOLUZIONI EUROPEE DEL 1848), in seguito ai quali fu proclamata la Seconda Repubblica e numerose personalità r. furono chiamate a formare il Governo provvisorio. Le divisioni interne al movimento, tuttavia, finirono con il compromettere l'esperienza governativa, vanificando in breve il credito politico accumulato negli anni dell'opposizione: l'Assemblea, eletta a suffragio universale maschile nell'aprile successivo, infatti, risultò composta in grande maggioranza da monarchici, liberali e moderati, mentre la componente r. radicale e socialista ottenne un'esigua rappresentanza. Le forze conservatrici si accordarono così sull'elezione alla presidenza di Luigi Napoleone Bonaparte che, con il colpo di Stato del 1851, liquidò la Repubblica in favore del Secondo Impero. I r., benché oggetto anche in questo caso di repressione da parte del regime, vissero nei decenni seguenti una vera e propria crescita politica e, dal 1865, parlamentare. Si costituì un partito r., guidato da L. Gambetta, animatore dell'Union républicaine. Tuttavia, anche nel 1870, una volta crollato il regime bonapartista travolto dalla disfatta militare di Sedan e proclamata la Terza Repubblica, il movimento r. non riuscì a neutralizzare le divisioni interne e i forti contrasti tra i suoi statisti di maggior levatura (lo stesso Gambetta, A. Thiers, ecc.), o, ad esempio, tra r. sostenitori del Governo rivoluzionario della Comune di Parigi e r. presenti nelle forze nazionali di Thiers. Pur se in minoranza tra i deputati all'Assemblea, i membri dell'Unione r. di Gambetta e della Sinistra r. di J. Ferry e J. Grévy si unirono a sventare il tentativo di restaurazione monarchica operato dal presidente MacMahon, successore di Thiers dal maggio 1873. Solo le elezioni del 1877 videro, per la prima volta, i deputati r. eletti in netta maggioranza rispetto a monarchici e conservatori. Nel 1879 il presidente MacMahon fu costretto a dimettersi, mentre al suo posto fu eletto J. Grévy, inaugurando la stabilità della forma r. dello Stato ma anche un incremento della frantumazione del movimento in una miriade di gruppi e club elettorali. Tra le due guerre mondiali, inoltre, il repubblicanesimo francese divorziò dalle tendenze più radicali o di impronta social-comunista, sposando una tendenza conservatrice. Con l'avvento della Quarta Repubblica, nel 1946, il nome r. fu adottato dal Mouvement Républicaine Populaire (MRP), affermatosi come grande partito di massa insieme con quello socialista e comunista: esso però non ne continuò la tradizione laica e, perfino, anticlericale, ma ebbe carattere democratico cristiano e confessionale. Il MRP, infine, fu inglobato dal movimento gollista. ║ Partito r. statunitense: immediati antecedenti del partito r. americano furono due movimenti antischiavisti nati negli anni Quaranta del XIX sec.: il Liberty Party, sorto anche con l'obiettivo di opporsi alla politica doganale filosudista praticata in quegli anni dal Governo federale, che presentò propri candidati alla presidenza nel 1840 e nel 1844, e il Free Soil Party, in cui erano confluiti gruppi democratici e parte della dissidenza whig, che partecipò alle presidenziali del 1848. Il Partito r. vero e proprio venne però fondato nel 1854: motivo occasionale fu la promulgazione del Kansas-Nebraska Act, in base al quale l'Unione, nell'annettere questi territori, stabiliva il principio che ciascuno Stato potesse optare per un regime schiavista o meno a prescindere dalla propria collocazione geografica nell'Unione. Il nuovo partito, radicato soprattutto negli Stati del Nord, ebbe in primo luogo ispirazione antischiavista e si propose come alternativa al Partito democratico, a quell'epoca fortemente condizionato dagli interessi della classe agraria del Sud schiavista; la nuova formazione raccolse però nel suo programma anche le idee di A. Hamilton, in tema di protezionismo economico, e le teorie dei federalisti settecenteschi, in merito alle proposte di incremento del potere del Governo federale e al principio di prevalenza degli interessi dell'Unione su quelli dei singoli Stati. Dopo i primi e incoraggianti risultati ottenuti nelle elezioni per il Congresso del 1855, i r. presentarono un proprio candidato alle elezioni presidenziali del 1856 e, benché sconfitti, recitarono per la prima volta il ruolo di principali antagonisti dei democratici, soppiantando i Whig. Nel 1858 il partito conquistò la maggioranza al Congresso e nel 1860, raccogliendo le istanze delle masse lavoratrici dell'Est e dei piccoli proprietari terrieri (farmers) dell'Ovest, portò A. Lincoln alla presidenza dell'Unione. Il programma antischiavista, infatti, rispondeva alle preoccupazioni di queste categorie di elettori che, nell'eventuale espandersi di tale istituto liberticida, scorgevano anche una minaccia al lavoro e alla possibilità di acquisire diritti sul libero suolo. La vittoria dei r. innescò la deflagrazione della guerra di Secessione che il neo presidente, svanite le possibilità di evitare lo scontro armato con gli Stati del Sud, gestì con abilità e moderazione. Senza venire meno al principio antischiavista, egli lo declinò inizialmente come volontà di contenimento dell'istituto e non come sua totale abolizione, evitando in tal modo che altri Stati schiavisti aderissero alla secessione già in atto: la conservazione dell'Unione federale e il suo integrale ripristino erano infatti per Lincoln obiettivo non meno importante della lotta alla schiavitù. L'andamento della guerra fu poi tale da consentire al presidente di promulgare un decreto di abolizione dell'istituto e di liberazione degli schiavi. Il conflitto trasformò il Partito r. nel principale garante dell'Unione, fatto che aggregò alla formazione molti democratici lealisti, mentre la sua base socio-elettorale mutò radicalmente. L'inflazione e l'economia di guerra, infatti, accentuarono drasticamente la condizione del proletariato urbano degli Stati orientali, che poté usufruire solo in minima parte della concessione federale di terre nei nuovi territori occidentali, mentre al contrario le classi imprenditoriali e i detentori di grandi capitali si arricchirono enormemente grazie alle forniture di guerra, alla speculazione sul debito pubblico e sui prestiti forzosi per sostenere la spesa bellica. Il Partito r. divenne in breve il miglior rappresentante del capitalismo americano, assicurando ai propri sostenitori una sorta di esclusivo sfruttamento economico del Sud vinto e occupato anche militarmente dai federali; inoltre, la lettura ideologica degli eventi, che faceva dei democratici i traditori e dei r. i paladini dell'Unione, sortì il monopolio politico e presidenziale di questi ultimi fino al 1932, con le sole parentesi dei due mandati del democratico G. Cleveland (1885-89; 1893-97) e dei due consecutivi di W. Wilson (1913-21). A. Johnson, che sostituì Lincoln assassinato nel 1865, confermò la politica economica antidirigista e protezionista gradita agli interessi dell'industria nazionale in pieno sviluppo, ma causò forti tensioni interne al partito, che lo accusò di eccessiva moderazione nei confronti degli sconfitti sudisti. A una scissione si giunse però solo durante il duplice mandato di U. Grant (1869-77), per il verificarsi di alcuni scandali ed episodi di corruzione, con il distacco dei cosiddetti r. liberali. Ciò nonostante i r. riuscirono a eleggere altri tre presidenti, che promossero l'espansione e la colonizzazione dei territori occidentali in ossequio alle necessità espansionistiche dell'industria nazionale e agli interessi dei potentati finanziari, prima che i democratici riuscissero a indirizzare a favore di Cleveland il voto degli scontenti. Ritornati alla presidenza nel 1896 con W. McKinley, che interpretò gli interessi capitalisti con la tradizionale politica liberista, i r. infransero clamorosamente un loro altrettanto tradizionale principio, l'isolazionismo, combattendo la prima guerra di tipo imperialista. La guerra ispano-americana del 1898 guadagnò agli Stati Uniti le Hawaii, le Filippine, Cuba e Portorico. Alla presidenza di McKinley, rieletto nel 1901 ma presto ucciso in un attentato, seguì quella di Th. Roosevelt che, in due mandati, inaugurò un nuovo corso della politica r.: abbandonò definitivamente isolazionismo e conservatorismo, accogliendo almeno in parte le più diffuse istanze riformatrici, adottando provvedimenti a vantaggio dei ceti lavoratori statunitensi. Tale indirizzo fu presto sconfessato dal corpo del Partito r., che favorì interpreti più fedeli alla linea tradizionale. Seguì una scissione interna, che di fatto consentì il duplice mandato del democratico Wilson, ricomposta solo nel 1921. Da quella data furono eletti consecutivamente tre presidenti r. (W.G. Harding, C. Coolidge, H. Hoover), che condussero una politica rigidamente isolazionista, xenofoba, protezionista (con le più alte tariffe doganali mai istituite), smantellando tutte le strutture dirigiste approntate dalla breve amministrazione democratica. Si aprì un periodo di incontrollata speculazione finanziaria, soprattutto da parte dei più potenti monopoli, di corruzione e di scandali che culminò nel celebre crollo economico del 1929. La drammatica depressione favorì una più lunga e stabile permanenza dei democratici alla Casa Bianca, che i r. riuscirono a riconquistare solo nel 1953 con D. Eisenhower, simbolo della vittoria alleata e comandante supremo delle forze della NATO. I suoi due mandati si caratterizzarono per il sostanziale immobilismo nel campo della legislazione sociale e il conservatorismo economico interno, mentre negli affari esteri fu inaugurata una politica di coesistenza con l'Unione Sovietica, contestuale a una graduale espansione dell'interventismo americano (Corea, Vietnam, Cina nazionalista, Canale di Suez, ecc.). Durante gli anni della vicenda kennedyana, la base r. andò coincidendo con i settori più conservatori del Paese, fatto significativamente espresso dalla candidatura presidenziale affidata dai r. all'estremista B.M. Goldwater nel 1964. L'assassinio di R. Kennedy, fratello del presidente ucciso nel 1963, privò i democratici di un valido candidato alla presidenza, facilmente conquistata nel 1968 e nel 1972 da R. Nixon, appoggiato dai settori conservatori e conformisti dell'elettorato, ostili alle riforme e alle agitazioni promosse dai movimenti antirazzisti e studenteschi. Affiancato da un Congresso a maggioranza democratica, Nixon da un lato perpetuò la linea r. all'insegna della continuità e della stabilità interna, dall'altro ottenne risultati positivi in campo internazionale, con una politica di coesistenza pacifica col blocco sovietico, il disimpegno dal conflitto in Vietnam e una distensione dei rapporti con la Repubblica Popolare Cinese. Nel 1974, tuttavia, Nixon fu travolto dal cosiddetto scandalo Watergate e costretto a dimettersi; venne nominato G. Ford, la cui inadeguatezza alla carica comportò la vittoria democratica alle elezioni del 1976 con J. Carter. Nel 1980 ottenne il mandato il r. R. Reagan, due volte eletto. La sua politica fu un esempio tipico della tradizionale linea r. in campo economico-sociale: rilancio della libera iniziativa, totale assenza di interventi statali per una estrema liberalizzazione del mercato, riduzione delle imposte sul reddito delle imprese, contenimento della spesa pubblica con tagli drastici all'assistenza sociale e alla previdenza, ecc. La sua politica estera si improntò invece alla ricerca di un nuovo prestigio internazionale, che perseguì con un massiccio programma di riarmo, che ebbe pesanti ricadute nei rapporti con l'Unione Sovietica di Breznev; solo grazie alla politica innovativa del nuovo leader sovietico M. Gorbaciov vennero evitate conseguenze gravi. Il carattere peculiare del reaganismo si mantenne anche durante la successiva presidenza di G. Bush, interprete però più appannato e inefficace delle aspettative della nuova destra statunitense. 12 anni di liberismo senza mediazioni non giovarono però né all'economia americana né al disavanzo del bilancio pubblico: forse per tale ragione, dopo Bush, la Casa Bianca fu occupata per due volte dai democratici, con il presidente B. Clinton. In tale periodo, tuttavia, nelle elezioni del 1994, i r. riuscirono a ottenere la maggioranza al Senato e, per la prima volta dal 1954, alla Camera dei deputati.
Ronald Reagan